“Sean Sogliano è il direttore sportivo con cui ho avuto l’intesa più immediata, gli voglio bene, ma è pure uno che spende tanto, prende giocatori che dopo servono a poco”. Parlava così, in mattinata, Maurizio Setti. Parole forti quelle del
presidente dell’Hellas Verona a cui, l’attuale direttore sportivo del Bari ha
risposto con una lunghissima lettera in cui ha cercato di chiarare i punti del
proprio lavoro:
“A Verona ho vissuto tre anni della mia vita professionale, tre anni molto intensi, molto dispendiosi a livello fisico e
mentale; tre anni (non uno e mezzo, come sostiene qualcuno…) ricchi di grandi soddisfazioni, non solo sul campo e non
solo per la conquista di risultati straordinari.
Non nego che la separazione da Verona e dal Verona sia stata difficile da superare, un “trauma” che in quel momento mi
ha portato a fare scelte azzardate, poi rivelatesi sbagliate. Da quel 30 giugno 2015 non ho rilasciato alcuna intervista,
non ho mai più parlato dell’Hellas, un po’ perché, chi mi conosce lo sa, fa parte del mio carattere, ma soprattutto per il
rispetto nei confronti dei miei colleghi e, più in generale, di tutti gli “addetti ai lavori” che si sono susseguiti.
Oggi, ahimè, mi trovo costretto a scrivere alcune riflessioni: lo devo a me stesso, alla mia Professionalità, alla mia
Integrità Morale, ma soprattutto a tutte le persone che mi vogliono bene, che lavorano e hanno lavorato con me.
Troppe volte il mio nome è stato “usato” in modo poco rispettoso (fuori luogo, fuori tempo) per giustificare eventi
negativi, sia tecnici sia finanziari, avvenuti dopo la mia uscita di scena dai piani dirigenziali della Società.
Ho tanti difetti ma essere “accusato” di fare il male dell’Azienda per la quale ho lavorato, è assurdo, è gravissimo, è
lontano dalla mia onestà morale e dalla mia logica professionale.
Innanzitutto, mi preme puntualizzare alcuni aspetti che
hanno caratterizzato la mia gestione triennale da Direttore Sportivo dell’Hellas Verona.
Ho fatto parte di un
organigramma societario ben strutturato dove c’ero io, c’era un Direttore Generale, c’erano svariate figure professionali
divise per aree di competenza, e c’era un Presidente molto presente ed attento alle vicende della società. Dico questo
per evidenziare il fatto che tutte (e sottolineo TUTTE), le operazioni e gli ingaggi sono state condivise ed avallate dal
Presidente stesso. Ci tengo anche a sottolineare che i fattori che concorrono alla stabilità di una società sono molti: i
costi, ma anche la crescita della squadra, i risultati, i piazzamenti ottenuti e il valore dei calciatori. E anche la gestione
della squadra nelle piccole e grandi difficoltà quotidiane. Io il ruolo di direttore sportivo l’ho sempre interpretato così, a
costo di andarmene, come dimostra la mia storia professionale.
Oltre ad ottenere risultati eccezionali (una Promozione diretta dalla Serie B alla Serie A alla prima stagione e due
salvezze in Serie A, ottenendo quasi 100 punti in 2 anni), ci sono altri aspetti che mi riempiono d’orgoglio perché hanno
portato prestigio
, oltre che valore e stabilità, al Club per il quale ho lavorato con serietà e dedizione:
Sinceramente non credo che un elenco o una lettera possano riassumere i tre anni di lavoro svolti a Verona, un lavoro
che non si è limitato al calciomercato. Sono un Direttore Sportivo anomalo per il calcio di oggi, sono un po’ all’antica,
mi conoscete bene: parlo poco, preferisco essere presente sul campo, le questioni mi piace affrontarle e risolverle
all’interno dello spogliatoio, cerco di essere uno stimolo ma anche uno scudo per il mister e per i calciatori.
Sono
passati ormai quasi tre anni da quel “famoso” 30 giugno 2015 ed io sono riuscito a girar pagina perché oggi ho la
fortuna di poter lavorare per una società gloriosa con una tifoseria molto esigente che vive con passione per la squadra
della propria città. Come sempre affronto tutto con grande entusiasmo e grande senso di responsabilità. Fronteggiando
numerose problematiche, cerco di fare qualcosa di importante, proprio come anni fa facemmo a Verona.
Per questo motivo voglio augurarmi che in futuro, nessuno si permetta di fare un “uso improprio” del mio nome per
sfuggire dalle proprie responsabilità o per evitare critiche che, necessariamente, fanno parte di questo mondo e della
vita in generale e dalle quali, le persone intelligenti, prendono spunto per crescere.
Anche io ho voluto bene al mio ex presidente, l’ho dimostrato nei 3 anni di collaborazione professionale ma sopratutto
dopo che le nostre strade si sono separate:
non mi sono mai permesso di pronunciare una sola parola nei suoi confronti,
mi sono tenuto tutto dentro, a volte frenando l’istinto, come fanno le persone serie e riservate. Mi sarei aspettato lo
stesso rispetto, almeno quello umano.
Per concludere auguro a tutti i tifosi Veronesi di non dover rivivere un’altra stagione come quella della sciagurata
retrocessione 2015-16, definita dal presidente Setti “come la migliore stagione della Sua gestione” (dipende dai punti di
vista…).
Un Uomo va valutato per il “dopo”.
E’ il dopo che fa capire il valore di un Uomo.
Non prima, non durante.
Nel bene e nel male.
DOPO.
“Nessuna parola detta o scritta potrà mai cancellare l’orgoglio e la soddisfazione
per i risultati che abbiamo ottenuto TUTTI insieme”.
IL VOSTRO “OUTSIDER”,
Sean Sogliano”.
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