Categories: Interviste e Storie

Santoro, passo dopo passo: dal Palermo di Dybala al sogno playoff con il Perugia. E Marchisio…

Passo dopo passo. Quando la vita ti presenta due strade, non prendere quella più semplice ma quella più frastagliata. Perché? Ce lo ha raccontato Simone Santoro, centrocampista del Perugia, ai microfoni di gianlucadimarzio.com

Quando raggiungi delle cose passando per degli step e non avendo tutto subito penso che le cose siano ancora più belle”. Simone è al suo primo in Serie B ed è un titolarissimo nella squadra di Alvini. Ma la possibilità di giocare a questi livelli la aveva già avuta qualche anno fa, quando nel 2019 il suo Palermo era fallito. 

Avevo delle offerte ma io non ho mai spinto per andare perché per arrivare a certi livelli a mio parere c’è bisogno di un percorso”. Il suo era cominciato fin da subito. Papà Francesco faceva il calciatore professionista: “Sono nato a Messina perché all’epoca giocava al Barcellona Pozzo di Gotto. Lui per me è stato un aiuto, condivideva con me questa passione”.

L’amichevole, il provino e il Palermo dei sogni…

Poi in un’amichevole con il Borgo Nuovo, piccola squadra dilettantistica palermitana, aveva incontrato in un’amichevole i rosanero: “Da lì ho fatto un provino, mi hanno preso e ho fatto dalle giovanili alla prima squadra. Andavo spesso al Barbera a vedere le partite o a fare il raccattapalle. Era il Palermo di Dybala, il Palermo dei sogni. Poi mio zio ci lavorava, andavo spesso agli allenamenti e mi facevo più foto possibili. C’erano Franco Vazquez, Ilicic…”. Con la Primavera ha vinto anche il campionato e la Supercoppa, ma in prima squadra non è mai riuscito ad esordire.  

Credit: Calcio giovanile Sicilia

L’esperienza a Teramo, l’interesse del Perugia e Marchisio

Ma nessun rimpianto. Bruno Tedino, l’allenatore che per primo l’ha convocato in prima squadra, se l’è portato con sé al Teramo in Serie C: “Mi ha portato tante volte in panchina. Mi stimava e quando c’è stato il fallimento mi ha subito chiamato per capire cosa volessi fare. Per me è stato una persona importante”. 

In due anni in Abruzzo ha giocato praticamente sempre, raggiungendo due volte i playoff. E guarda caso il suo primo gol in campionato è arrivato proprio contro il Palermo… Poi la scorsa estate l’interesse del Brescia (leggi qui la nostra intervista a Massimo Bertagnoli), poi quello del Perugia: “La società mi ha fatto sentire subito importante, c’è un progetto serio. Alvini? Fin dal primo giorno mi ha dato fiducia. In campo è un martello, mi sta facendo crescere in maniera esponenziale e sto facendo un ruolo che non avevo mai fatto, dove si mettono in risalto le mie caratteristiche”.

In molti l’hanno sempre paragonato a Marchisio, ma per arrivare a quei livelli serve tempo. Intanto l’obiettivo sono i playoff: “Eravamo partiti con l’obiettivo salvezza, la squadra se li meriterebbe. E per me al primo anno in B sarebbe un sogno…”. Un sogno che, passo dopo passo, potrebbe diventare realtà.

Andrea Molinari

Nato a Verona nel 1998, il mio primo ricordo vivido legato al calcio è Shevchenko che sbaglia un rigore contro il Bayern Monaco. Grazie a lui (e anche a Kakà) da piccolo mi sono innamorato del pallone. Ma lui non lo sa. Sì, perchè ho giocato anche, purtroppo senza risultati. Nato attaccante, sono finito a fare il terzino: di solito succede a quelli con i piedi quadrati. Oggi provo a dimostrare questo amore scrivendo.

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