È il 2005. Il Borussia Dortmund è in un periodo di profonda crisi, a un passo dal fallimento. Niente soldi per comprare giocatori, finanze in grossa difficoltà e un grosso punto interrogativo sul futuro. La soluzione? Puntare sui propri ragazzi. Così nasce uno dei migliori settori giovanili del mondo: “Sono cambiate tante cose…” ci racconta Lars Ricken. Uno che ha scritto la storia del club in campo e che da qualche anno ha deciso di farlo da dietro le quinte, lasciando da parte gli scarpini e indossando giacca e cravatta. Toccare il fondo per risalire: così il BVB ha riscritto la sua storia.
Torniamo un attimo a quel 2005. Il Dortmund è vicino al fallimento e la federazione tedesca impone al club una serie di vincoli da rispettare tra cui quello di valorizzare i propri giovani. “Non avevamo soldi per comprare giocatori. Così è nato tutto” racconta Ricken ai microfoni di gianlucadimarzio.com.
Lars è una bandiera del BVB. Un’intera carriera con addosso la maglia giallonera, una Champions League vinta, una Coppa intercontinentale e qualche Bundesliga e titolo nazionale come ciliegina sulla torta: “Mi sono ritirato nel 2008 e da lì sono diventato il direttore delle giovanili. Sono nato e cresciuto a Dortmund, il mio sogno è sempre stato giocare col Borussia: per me è casa”.
Ce lo ha detto all’inizio. Sono cambiate tantissime cose da quel 2005: “I nostri allenatori sono diventati più professionali, le infrastrutture ora sono a un livello pazzesco: quando giocavo nelle giovanili avevamo un campo di pietre, adesso abbiamo campi artificiali e alcuni in erba naturale”. Ma la filosofia è sempre stata la stessa: “Per noi è vitale portare i nostri giovani in prima squadra. Ci permette di avere una forte connessione con i tifosi”.
Giovani talenti ma non solo. Il Dortmund deve anche vincere. Per farlo ha bisogno di esperienza, leadership, freddezza nei momenti che contano: “Per noi è importante avere un equilibrio tra giovani e giocatori esperti, ciò si vede in prima squadra: vicino ai vari Moukoko, Bynoe-Gittens, Adeyemi ci sono Hummels, Reus, Emre Can, Fullkrug. Questa è la nostra politica e la nostra strategia”. La parola chiave è equilibrio. Tra giovani ed esperti, tra territorialità e necessità di buttare l’occhio anche all’estero: “Vogliamo puntare sui ragazzi di Dortmund ma abbiamo anche una rete di scout molto sviluppata: ci deve essere un equilibrio anche in questo aspetto”.
Il Borussia ha dei principi da rispettare. Soprattutto nella ricerca e nello sviluppo dei ragazzi: “I nostri calciatori devono essere forti dal punto di vista tecnico”. Tutto questo per un motivo preciso: “I tifosi vogliono vedere una squadra offensiva che crea occasioni: vogliamo trasmettere questa mentalità anche nelle squadre giovanili. Bisogna dominare, fare tanti gol. Questa è la nostra filosofia”. Chi paga il biglietto va rispettato anche nel modo di giocare.
I primi sono stati Reus e Gotze, gli ultimi Moukoko e Bynoe-Gittens. Il Dortmund produce talenti senza sosta: “Abbiamo avuto tantissimi giocatori forti, è difficile sceglierne uno. Penso ad esempio a Bellingham: è arrivato qui a 17 anni ed è cresciuto in maniera incredibile. Poi anche Sancho, Haaland, Dembélé, Pulisic. La nostra missione è di dare a ogni ragazzo l’opportunità di diventare il miglior giocatore possibile”.
A proposito di Bellingham: “Ricordo quando venne per la prima volta a Dortmund per visitare le nostre infrastrutture e il Signal Iduna Park. Scendemmo in campo con lui ed eravamo vicini alla nostra curva: al tempo, prima di ogni partita, lo speaker faceva partire ‘Hey Jude’ dei Beatles. Non dico che sia stato quello a convincerlo a firmare con noi, ma di sicuro lo ha stupito”.
L’ultimo gioiello della casa è Moukoko: “Giocava nel St.Pauli, in Germania lo conoscevano tutti. Aveva 11 o 12 anni, giocava nell’Under 15 e segnava in ogni partita. Aveva già un agente, ricordo che venne qui e ci disse: ‘Youssoufa giocherà con voi perché so come lavorate con i giovani’”.
E poi tanti what if, ovvero quei giocatori che sono stati a un passo dall’academy giallonera: “Provammo a portare qui Goretzka e Gundogan ma decisero di restare nelle giovanili del Bochum. Siamo stati in contatto anche con Wirtz. Bisogna accettarlo, non possiamo avere tutti i migliori giovani”. Il prossimo talento da tenere d’occhio? “Abbiamo tanti giocatori forti nelle nostre giovanili e nella nostra seconda squadra. Nell’Under 19 il nostro capitano è un ragazzo italiano, si chiama Filippo Mané”.
Nel Borussia tutto si muove seguendo quell’equilibrio di cui parlavamo. Tra tradizione e innovazione, tra esperienza e freschezza, tra voglia di vincere e il rispetto del tempo. Bisogna saper aspettare. A Dortmund sono maestri in questo, Perché a diciotto anni da quel 2005, oggi il BVB ha tra le mani un’academy che fa invidia a tutto il mondo.
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