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Casa Scienza, papà Beppe sogna la B e Michele firma con la Juve

L'estate 2020? A casa Scienza fa rima con novità, traguardi da raggiungere e ambizioni. Quelle di papà Beppe, calciatore degli anni '80 e '90 anche con la maglia del Torino e oggi allenatore del Monopoli che vede i playoff di C dopo aver totalizzato il record di punti del club durante la regular season, e di suo figlio Michele, che dopo tre anni con indosso la maglia numero 10 e la fascia da capitano dell'Inter è passato alla Juventus. Classe 2006, nato mentre l'Italia di Lippi diventava campione del mondo, Scienza jr è un giocatore molto fisico per i suoi 14 anni, di gamba e buona tecnica. Fa del suo tiro da fuori con il piede sinistro la specialità della casa. Attaccante, seconda punta e centrocampista offensivo all'occorrenza, è ritenuto tra i talenti più interessanti della sua annata.

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POCHI CONSIGLI, MA BUONI

"Cercare di intervenire il meno possibile" è il cartello affisso alle porte di casa Scienza quando si parla di Michele e del calcio. Papà Beppe lo segue a distanza, anche perchè quando Michele gioca, lui allena il suo Monopoli. Entrambi vanno in campo con successo, come spiegano i risultati. In famiglia definiscono Scienza jr molto più testardo e cocciuto di papà. Le doti fisiche per l'età non sono in discussione, la forza psicologica nemmeno. Michele la allena anche fuori dal campo, in quei rari momenti in cui il pallone va in cantina. Quando non gioca, ascolta tanta musica e passeggià con papà Beppe in montagna: "Un buon camminatore". Dal passo intenso, sempre. E senza paura di sentirsi sotto esame, nonostante un papà ex calciatore e allenatore e un fratello maggiore che gioca in Serie D. "Caratterialmente bisogna vedere se mantiene questo spirito" racconta chi lo conosce bene. "Sono nel mio piccolo Paradiso – racconta spesso papà Beppe della "sua" Monopoli – qui puoi sederti in riva al mare e staccarti da tutto e tutti. Peccato solo che la famiglia sia distante 800 chilometri". Ma la sua vicinanza a Michele si fa sentire, via telefono, whatsapp e Skype. Distanze annullate, tra pochi consigli sul campo e tanti per la vita di tutti i giorni.

IL FAIR PLAY NEL SANGUE

Che la mentalità di Scienza junior non sia proprio da teenager lo racconta un aneddoto su tutti. Memorial Halima Haider, Michele guida la sua Inter contro i dilettanti del Tor Tre Teste. Gli avversari giocano una partita incredibile e con il 2-1 che matura fino al penultimo minuto sarebero alla fase a gironi, in un gruppo che include anche la Juventus. Scienza jr segna all'ultima curva il pareggio che condanna gli avversari: lo festeggia in maniera colorita con i suoi compagni di squadra. Una gioia spontanea, di quelle che ti fanno dimenticare al momento che di fronte c'è una squadra dilettantistica. Ma è lì che scatta il fair play. Al fischio finale, Michele Scienza entra nello spogliatoio della squadra avversaria, si scusa per aver festeggiato in maniera forse esagerata e si complimenta per la grande prova. "E dire che io l'ho saputo solo settimane dopo, grazie a un amico giornalista" racconta dell'episodio papà Beppe. Sintomi di un talento con i piedi per terra.

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LA SCUOLA PRIMA DI TUTTO

Al 30 giugno Michele avrebbe dovuto firmare un vincolo per altri 4 anni con l'Inter, ma alla base della sua scelta di cambiare aria c'è stata prima di tutto…la scuola. "Non sappiamo se Michele farà il calciatore da grande, ma di certo dovrà continuare gli studi e diplomarsi" è quello che ripete sottovoce papà Beppe agli amici, anche per non creare troppe aspettative intorno al ragazzo. La Juventus gli assicurerà una scuola privata (da settembre frequenterà il primo superiore) ed un posto in convitto per evitare spostamenti eccessivi da Domodossola. Perché "in campo come nella vita" non è solo un antico quanto attuale adagio di Nereo Rocco, ma anche lo stile di vita di casa Scienza. Che apre le porte a un luglio pieno di novità, con Michele pronto per una nuova avventura e Beppe alla guida di un Monopoli che entrerà in gioco nei playoff il 9 luglio e sogna una storica promozione in Serie B.

Luca Guerra

Nato un anno prima della caduta del Muro di Berlino, mi piace rompere gli schemi dell'informazione. Laureato in Scienze della Comunicazione, giornalista pubblicista, scrivo quando e in ogni modo possibile: il sedile di un treno o il banco di un fast-food sono ottime scrivanie alternative. Il giornalismo la passione di una vita, il calcio come stella polare di questa passione.

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