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Memorie di un talento: Lipani e Sassuolo, un diario “Tricolore”

Il giovanissimo mediano dei nervoerdi ha segnato il primo gol tra i professionisti nel match contro il Cosenza. 

Senza dubbio non mancherà di celebrarlo con il tradizionale brindisi tra amici e parenti. Ma non si dica a Luca Lipani, 19enne mediano del Sassuolo, di mettersi alle spalle l’anno che sta per chiudersi. Quello del centrocampista del Sassuolo è stato un 2024 per il quale nemmeno un dizionario moderno dell’AI troverebbe gli aggettivi più adeguati. Splendido, unico, indimenticabile, speciale, ricco, gratificante. E via così scorrendo le pagine del vocabolario come si farebbe con un diario di viaggio. Di quelli intimi, avvincenti. Dove i ricordi di succedono con spontanea scorrevolezza.

Luca Lipani, nel suo personalissimo racconto dell’anno che sta per terminare, si è lasciato andare. Avvenimenti, cambiamenti, sogni ribaltati. 12 mesi scivolati con la stessa rapidità di uno stop e un tiro al volo sotto l’incrocio dei pali. Per ribaltare una partita all’ultimo e guadagnare la vittoria in una frazione di secondo prima del triplice fischio.

Da riportare e ricordare. Il 2024 è stato l’anno della prima esperienza lontano dalla sua Genova. Dalla luce rassicurante e confortevole della Lanterna è passato all’importante peso del(la) Città del Tricolore. Una destinazione, forse, prevista.

Lì, nella città che nel 1797, durante la Repubblica Cispadana, diede vita alla bandiera della futura Italia Luca ha trovato la sua dimensione nel calcio professionistico. Lui che con il Tricolore ha sempre avuto un legame sincero. Girando le pagine del diario Lipani non sarà difficile imbattersi in fogli dipinti di azzurro. Un Europeo U19 vinto da protagonista e uno storico Mondiale U20 sfumato solo in finale.

2024: Sassuolo, il diario

“Reggio Emilia, stadio Mapei, 29 dicembre 2024”. Comincerà così l’ultima pagina del diario di viaggio di quest’anno di Luca Lipani. Un dolce congedo dall’anno corrente che conferma quanto di bello e intenso abbia regalato al giovane calciatore neroverde. Dalla decisione di lasciare Genova e il Genoa per provare l’esperienza di nuove città: Reggio Emilia, sul prato dello stadio Città del Tricolore e Sassuolo, sede di una società attenta al patrimonio grezzo del nostro calcio.

L’esordio in Serie A con Dionisi; l’amarezza forgiante di una retrocessione per conoscere e capire dove si trovasse e, infine, il primo gol tra i professionisti. Contro il Cosenza. Sul finire di una partita in cui i ragazzi di Fabio Grosso hanno giustificato, ancora una volta, il primato in classifica.

 

L’allenatore del Sassuolo Fabio Grosso/Credit Photo: IMAGO

Le pagine del Ferraris

Una fine anno, forse, cercata. Ambita e raggiunta. Di certo meritata. Frutto della giovane età foriera di entusiasmo e di un destino che sorride a chi lo rispetta. Come amare fino allo sfinimento una squadra e ritrovarsi anni dopo a giocare proprio per lei. Nella propria città. Nello stadio nel quale con il padre si è preso coscienza di sé stessi. Seduti sugli spalti. Sciarpa attorno al collo. Cori, canti. Lacrime e appalusi. Il Genoa del piccolo Lipani.

Lui che, in fondo, piccolo lo è sempre stato solo per la carta di identità. Spesso convocato da sotto età nelle varie selezioni under dei rossoblù e della Nazionale ha svolto l’intera trafila delle giovanili all’ombra dello stadio Ferraris bramando la corsa sotto la Gradinata Nord. Alla ricerca dello sguardo di papà per celebrare quello che, sotto sotto, era un sogno che consolidava il legame.

Mapei Stadium di Reggio Emilia/gianlucadimarzio.com

“Dicembre 2022”: la Nazionale

Rapporto manifestato in un istante. In uno scenario ripetuto e vissuto molte volte. Fine allenamento, viaggio in macchina perché la maggiore età era ancora lontana e squillo del telefono. Un messaggio: un elenco di 70 nomi. Scorre e trova scritto: “Lipani Luca (Genoa)”.

Non ha vent’anni, Luca, eppure ha già una raccolta di memorie scritte come pochi ragazzi della sua età. Belle. Piene di soddisfazione. Come quelle righe in cui raccontava della convocazione dell’allora Ct Roberto Mancini per uno stage a Coverciano dedicato ai talenti emergenti del calcio italiano. Scoperto così come storia e destino hanno voluto: di fianco a papà che…beh…è pur sempre un diario personale.

Domenico Berardi

“23 Febbraio 2023”: grazie Genoa

Dalle convocazioni nel ritiro estivo, passando per le prima panchine in Serie A con Blessin fino alla corsa che tanto aspettava. Gli occhi lucidi del padre; il sano timore di chi viene travolto dalle emozioni. Sullo sfondo i colori delle sciarpe della Nord. Il titolo della pagina: debutto con la prima squadra del Genoa in Serie B.

5 minuti contro la Spal per riassumere dieci anni di viaggio tra i campi di Pegli. E confermare il coraggio e la fiducia di chi di azzurro e Tricolore, in fondo, ne ha fatto la sua storia: Alberto Gilardino. L’abbraccio a bordo campo con Milan Badelj: padrone indiscusso del centrocampo rossoblù. Bandiera. Del Genoa che tornerà in Serie A e simbolo di un nuovo inizio. Quello di Luca Lipani. Posizione, visione di gioco, atteggiamento, leadership e tiro. Tutto. Dall’ex capitano rossoblù Luca ha cercato di apprendere il massimo. Non un idolo, ma il riferimento “dal quale capire cosa significhi il Genoa”.

Di campione del Mondo in campione del Mondo. Fabio Grosso come Gila ha scelto di fidarsi del giovanissimo mediano genovese. 7 presenze in questa Serie B e il primo gol tra i grandi. Con il Tricolore e l’azzurro ancora protagonisti. Oggi è il campione di Euro 2020 Domenico Berardi a scrivere con un assist d’altra categoria l’epilogo del dolcissimo diario di viaggio in Emilia di Lipani. Luca osserva. Apprende. Ricorda. Scrive.

2025: “Caro diario”…

Alvise Gualtieri

Nasco all’ombra delle Torri in un giorno che ricordo solo io e nell'anno del rigore di Pasadena. Baggio? Il calcio. Cresco nella “Terra Solatia” con la Laguna come sfondo. Mi svincolo tra codici giuridici e penna. Tra atti e storie so sempre cosa scegliere. La scrittura, forse, un dono del destino scoperto prima dagli altri grazie a un gol di tacco di Del Piero. Djokovic e VR46 le ragioni di una passione. B.B. King e David Gilmour: galeotta fu quella chitarra. Kurt Cobain il mito. La montagna nel cuore. Camminando, pensando e scrivendo. Ma non mi sento “Dante”. Basso profilo, costanza e affari miei. Filosofia vincente? Lo dirà il futuro.

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