Walter Sabatini (IMAGO)
Da Ederson ad Alisson passando per Gerson e Marquinhos: le parole di Walter Sabatini sui suoi ex giocatori, oggi punti fermi del nuovo Brasile
C’è un po’ di Walter Sabatini nel “nuovo” Brasile di Carlo Ancelotti. L’abbiamo raccontato nei giorni scorsi (LEGGI QUI). Da Ederson ad Alisson passando per Gerson e Marquinhos. Quattro calciatori che il direttore Walter Sabatini conosce bene. “Ecco cosa posso dirvi su di loro” afferma ai microfoni di Gianlucadimarzio.com.
A partire proprio da Alisson, portiere conosciuto ai tempi della Roma. “Non partì titolare in giallorosso – dice Sabatini – Venendo dal Brasile doveva acquisire un po’ di tecnica europea. E poi davanti a lui c’era Szczęsny”, non uno qualsiasi. A ogni modo. “Il brasiliano si innervosì ma gli dissi che avrebbe giocato le coppe. L’ha fatto ed è lì che è diventato grande. Davvero un grande portiere e un essere umano meraviglioso. All’inizio ci sono state delle incomprensioni ma può capitare. Volevo che lavorasse con Marco Savorani, un allenatore dei portieri eccezionale. Un cultore della tecnica e del saper stare in porta”.
Da un ex giallorosso all’altro. Ecco Gerson, centrocampista del Flamengo. “Lui era un giocatore ‘bellino'”. Ovvero? “A Roma lo prendevano in giro ed è stato disprezzato. Mentre nella vita sta dimostrando di essere un campione vero. Basti vedere che oggi è il capitano della sua squadra”.
Ma non finisce qui. Perché Sabatini – infatti – conosce bene altri due giocatori che oggi brillano in Europa. A partire da Marquinhos, fresco vincitore della Champions League 2025 con il PSG. “Erano i tempi di Zeman. Io lo presi un po’ prima ma c’erano delle pratiche da portare avanti essendo extra comunitario. Ci sono voluti un po’ di giorni. Aveva 18 anni, era un ragazzino”.
Ma i fatti gli hanno dato ragione. Oggi il difensore è un campione assoluto nel suo ruolo. “Indossò la maglia della Roma e non se la tolse più” dice Sabatini. Il direttore è stato un insegnante (di vita) anche per Ederson ai tempi della Salernitana. “Ricordo bene i suoi allenamenti”.
Il dirigente, infatti, racconta come… “Convocavo il giocatore per 30 minuti. Parlavamo degli errori commessi o delle cose fatte meno bene. Lui ascoltava con attenzione e correggeva ciò che era sbagliato”. Nel dettaglio? “Mezz’ora intensa di correzione tecnica individuale applicata. L’obiettivo era quello di sfruttare al meglio le sue caratteristiche perché ha delle qualità offensive grandiose” .
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