Sembra un film, ma è la realtà. Una piccola squadra dilettantistica che ha scalato le montagne per arrivare in semifinale di Coppa di Francia e sfidare i giganti del Monaco (partita in programma giovedì sera), per giocarsi un posto nella prestigiosa finale dello Stade de France. I protagonisti sono i giocatori del GFA Rumilly-Vallières, squadra di quarta divisione ai piedi delle alpi francesi. Un gruppo composto da soli cinque giocatori con contratto federale e il resto da persone che svolgono un altro mestiere, che si divertono a giocare a calcio la sera, una volta tornati dal lavoro: “Ci alleniamo tre volte a settimana, sempre dopo le diciotto perché così diamo la possibilità a tutti i nostri ragazzi di esseri liberi dai rispettivi lavori”, racconta l’allenatore Fatsah Amghar ai microfoni di gianlucadimarzio.com. Una trama stupenda. La parola a loro.
Il Rumilly-Vallières per alcuni rappresenta una seconda possibilità. Ci spiega il perché Alexi Peuget, il capitano della squadra: “Ho giocato in Ligue 1, ero un calciatore professionista. Poi ho avuto molti problemi fisici che purtroppo hanno frenato la mia crescita. Non è stato semplice, sia dal punto di vista fisico ma anche da quello psicologico, soprattutto quando hanno iniziato a etichettarmi come il giocatore sempre infortunato. Per questo poi i club hanno smesso di credere in me. Dopo un po’ ho accettato di tornare nei dilettanti per ritrovare piacere di giocare a calcio, e stare vicino alla mia famiglia”. E alla ragazza, un altro motivo per cui ha scelto il ‘GFA’: “Abitava a Annecy (a pochi km da Rumilly, ndr), io giocavo al Saint-Malo. Ho chiesto al club di poter venire qui per stare insieme sia alla mia famiglia sia a lei”.
Da impiegati a star, grazie al calcio e all’impresa di coppa: “Ci cercano giornalisti, rilasciamo interviste… Cose che non abbiamo mai fatto in vita nostra. È da queste cose che capiamo l’impresa che abbiamo fatto. Tutti parlano di noi: Spagna, Portogallo, adesso voi in Italia. È bello da vivere, soprattutto per chi come me non è mai riuscito a diventare un giocatore professionista. È un momento che ricorderemo per tutta la vita”, ci racconta Stéphane Viglierchio, centrocampista dalla storia incredibile. Nella vita svolge un altro tipo di mestiere. Dopo la vittoria ai quarti contro il Tolosa erano tutti a festeggiare la qualificazione fino a tardi. Lui ha dovuto salutare i compagni prima del solito: “Tutti i giorni mi alzo alle quattro e mezzo la mattina per andare in caseificio a lavorare per la produzione del Reblochon, uno dei formaggi tipici della regione. Il calcio per me arriva solo la sera quando stacco: è una passione e un divertimento, non un lavoro. Ma se dovessimo andare in finale beh… chiederei due giorni di permesso”.
Il Covid ha colpito molto il calcio amatoriale e dilettantistico: in campionato, il Rumilly-Vallières non gioca una partita ufficiale da ottobre. Andare avanti in coppa, quest’anno, era l’unica soluzione per non far finire la stagione a novembre, dicembre o gennaio: “Per arrivare in semifinale abbiamo trovato degli stimoli in più. A ogni partita ho motivato i miei compagni dicendoli che se fossimo usciti, la stagione sarebbe finita e ci saremmo rivisti solo in estate”, ci racconta il capitano Peuget. “Abbiamo avuto la fortuna e il privilegio di poter continuare ad allenarsi con l’obiettivo di preparare al meglio una partita ufficiale fino a primavera. C’è chi davvero non gioca dallo scorso autunno, noi invece siamo ancora qua”.
Ce lo spiega l’allenatore, Fatsah Amghar: “Prepariamo gli allenamenti in funzione della stanchezza dei nostri ragazzi. Chi lavora nei cantieri fa sicuramente più fatica di coloro che stanno in ufficio. A volte qualcuno arriva veramente stanco dopo la giornata lavorativa: per questo spesso cerchiamo di alleggerire le sedute. Per noi è fondamentale che tutti mantengano la freschezza mentale”. Fatsah Amghar, allenatore di professione, mental coach di natura. Prima del quarto di finale contro il Tolosa aveva spronato così i propri giocatori: “Si vince più con il cuore e con la voglia, che con qualsiasi altra cosa”. In semifinale servirà anche altro: “Contro il Monaco il cuore forse non basterà (ci spiega ridendo, ndr). Dobbiamo essere perfetti. Prepareremo la partita curando ogni dettaglio, e metteremo in campo efficacia e volontà. Daremo il 200%, ma se dovessimo uscire saremmo comunque contenti e fieri di ciò che abbiamo fatto”.
Una storia incredibile: “Se due anni fa ci avessero detto che avremmo giocato la semifinale di Coppa di Francia lo avremmo preso per pazzo”. Sembra un film ma è la realtà, anche se questa squadra di dilettanti dell’Alta Savoia un oscar lo meriterebbe. Almeno per gli effetti speciali: hanno trasformato quella che avrebbe dovuto essere la stagione più triste, in quella più bella di tutta la loro vita. Ora per lo Stade de France mancano solo novanta minuti. Serve un’altra impresa contro i giganti del Monaco. Ma chi sta ai piedi delle Alpi, delle grandi montagne da scalare, non può avere paura.
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