Gian Piero Gasperini, allenatore Roma (Imago)
Dall’inizio di campionato con la sua Roma a un metodo che ha fatto scuola in Europa: Gasperini si racconta in intervista
Un inizio da primo della classe e una passione che sta convincendo tutti. Così Gian Piero Gasperini ha iniziato il proprio cammino sulla panchina della Roma.
Risultati che sono tutti dalla parte dell’allenatore ex Atalanta, che ha già conquistato 15 punti su 6 partite disputate in Serie A.
“Ranieri mi ha contattato lo scorso dicembre, avevo già la sensazione che sarebbe stato il mio ultimo anno all’Atalanta. Successe lo stesso con il Napoli l’anno prima, ma poi restai con la vittoria dell’Europa League. Pensavamo di poter vincere ancora di più. Ora la mia Roma non è da Champions ma questo aumenta il merito“, ha dichiarato Gasperini in una lunga intervista per il Corriere dello Sport.
Spazio in cui l’allenatore si è raccontato e ha rivelato aneddotti sul suo calcio e sulle possibili soluzioni per un futuro calcistico migliore in Italia.
“In questi primi mesi mi hanno colpito giocatori e squadra, tutti sentono la responsabilità. A Roma c’è una passione incredibile, qualcosa che è pari solo a Napoli che ha vinto. Ho firmato per tre anni e finché ci sarà passione, io continuerò. Le storie di antipatie su di me? Credo desse fastidio che una città di centoventimila abitanti come Bergamo fosse così in alto. In società dovevo espormi io, quindi è normale. Sono stato otto anni a Genova e nove a Bergamo, forse non sono così insopportabile“, ha dichiarato Gasperini nella sua intervista.
E ha poi aggiunto: “Senza i risultati si chiacchiera e basta. Io ho sempre pensato di voler avere un calcio efficace per arrivare alla vittoria. La vera maturazione l’ho avuta a Bergamo giocando in Europa. Ora il mio modo di giocare è conosciuto, ha fatto scuola. Voci sul doping? Si offende la società, i ragazzi, lo staff. Quando non si sanno trovare risposte si ricorre alle maldicenze. Io dico le cose in faccia, sempre“.
Sulla sua squadra e sul mercato ha detto: “Non sono arrivati alcuni giocatori? Io parlo di quelli che ho: alcuni sono in scadenza, altri in prestito. Ma c’è sempre stata una bella compattezza. Recuperare gli attaccanti? Lo faremo, mi spiace Dovbyk sia partito con la nazionale. Lo vedo increscito e voglio portarlo a una condizione ottimale. Con i recuperi di Pellegrini, Dybala e Bailey avremo un altro spessore in attacco. Mercato di gennaio? Spesso in questa finestra passano giocatori che hanno giocato poco da una squadra all’altra. Non mi è mai successo di stravolgere una squadra in questa finestra. Per me il mercato dovrebbe finire prima dell’inizio della Serie A o bisogna lasciare l’allenatore di decidere se continuare o meno“.
E concludere: “La mia squadra non è da Champions, questo aumenta il merito dei ragazzi. Oggi tutte le squadre pensano all’attacco, anche sul mercato. Le top in Italia hanno comprato tutte attaccanti. All’Atalanta prendemmo Zapata e andammo in Champions, con Muriel ci siamo tornati e con De Ketelaere e Scamacca abbiamo vinto l’Europa League. Il discorso di Del Piero? Le squadre selezionano in base alla struttura fisica, è vero. Non si guarda più all’abilità, come fanno in Spagna. La Norvegia ci fa tre gol: dovrebbe vincere a hockey sul ghiaccio, non a pallone”
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