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Ricchiuti sul Catania: “Quei ragazzi meritavano più rispetto. Conosco i tifosi, non lasceranno mai la squadra”

“Dispiace, per tutto quello che avevamo costruito”. Adrian Ricchiuti, ex centrocampista del Catania, commenta questa brutta pagina del calcio italiano, con un finale senza lieto fine: “È una notizia bruttissima, sparisce una società con una vera storia dietro. Non una storia recente, non una storia qualsiasi. Parliamo di un club che era in Serie A. È la fine di una matricola, una squadra così importante per una città altrettanto importante, come Catania”.  

L’intervista ad Adrian Ricchiuti sul fallimento del Catania

Adrian Ricchiuti ora allena. Dopo la (doppia) esperienza con la maglia del Rimini, non è più voluto andar via. Prima la parentesi a San Marino, come giocatore e allenatore e poi il passaggio a Riccione, dove ora allena i bambini. Ma lui si sa, è ambizioso, e l’anno prossimo si dice pronto per allenare in eccellenza o in Serie D: “È arrivato il momento di fare il salto”, dice. Ricchiuti si racconta ai microfoni di Gianlucadimarzio.com, dedicando questa intervista a quello che è stato per lui il Catania: “È ingiusto far morire così una squadra. Significa che dietro hanno fatto delle cose troppo brutte, ormai non più riparabili. È giusto ripartire con persone nuove, son certo che chi arriverà saprà riportare il Catania dove merita di stare, per la storia del club e per il pubblico”. 

Ricchiuti: “Voglio dire qualcosa ai tifosi del Catania, perchè so che ci saranno sempre”

Ricchiuti racconta, ripercorre, torna indietro. Quattro anni con il Catania. Agosto 2009, l’argentino vola in Sicilia: “C’è qualcosa che voglio dire ai tifosi. Li ringrazierò per sempre per tutto l’affetto che hanno verso di me. Loro ora si ritroveranno in una categoria più bassa. Ma io lo so, loro saranno lì. La squadra è la loro, la seguiranno da tutte le parti, ovunque, non la lasceranno mai. Perchè Catania è così, i tifosi del Catania sono così. Sono loro che prendo le delusioni più grosse, ma ci saranno sempre”. 

Che poi, non solo il pubblico. La piazza di Catania ad Adrian ha regalato una serie di esperienze indimenticabili: “Ci credi che non riesco a trovare un ricordo più bello di altri? – dice ridendo il Chico –  Ho passato quattro anni e, anno dopo anno, è sempre andata meglio. Ho ricordi talmente belli che non me ne viene in mente uno brutto. È stato un crescendo di emozioni . È stato come avere un figlio che lo osservi mentre cresce e migliora. E questo mi rendeva sempre più orgoglioso“. 

Dodici argentini nella stessa squadra, allenati dal Cholo Simeone. Non siamo a Buenos Aires, ma a Catania, anno 2010/2011. In quello successivo di calciatori Albicelesti ce n’erano addirittura 14. Un legame che Adrian coltiva tuttora: “Eravamo molto uniti. Non ho ancora sentito nessun ex compagno riguardo il fallimento della società, però vorrei farlo. Ieri volevo chiamare Izco. C’è stata la giornata con il saluto dei tifosi e in settimana lo sentirò. L’ho visto molto abbattuto per quello che è successo”.

Ricchiuti: “Quei ragazzi meritavano più rispetto”

Ricchiuti poi si sofferma sull’immediata esclusione del Catania dalla Serie C: “Qualcosa non ha funzionato. Non ho trovato giusto interrompere il campionato a tre giornate dalla fine, dovevano sospendere il Catania prima o direttamente al termine. È come allungare la vita a un malato per poi lasciarlo morire all’improvviso. Non puoi stroncarlo così. Questi ragazzi hanno dato tutto. La società non c’era, ma loro erano lì, nonostante le difficoltà. Scendevano in campo e davano l’anima per quella maglia. Quei ragazzi meritavano, da parte della Federazione, più attenzione e rispetto”, ha poi concluso. I primi a dimostrare di voler onorare il Catania sono stati proprio loro, i giocatori, consapevoli che nulla potrà cancellare l’amore per questi colori, nemmeno una dichiarazione di fallimento.

Matteo Barile

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Matteo Barile

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