In Ligue 1, dietro all’inarrivabile PSG di Messi, Mbappé e Neymar (ieri infortunato alla caviglia), c’è il Rennes. Una squadra che fino a qualche anno fa navigava nel centro classifica ma che ora sta cambiando dimensione: dai giocatori in campo fino all’allenatore, negli anni il club è cresciuto molto fino a diventare una delle realtà più interessanti e ambiziose di Francia.
Dietro a tutto c’è il signor François-Henri Pinault, miliardario francese che la rivista Forbes ha piazzato al 32° posto degli imprenditori più ricchi al mondo nel 2021, con un patrimonio che supera i 42 milliardi di dollari. Per farsi un’idea: nella stessa classifica, Roman Abramovich è 152° (con un patrimonio da 14,5 miliardi) e Zhang è addirittura 339°.
La filosofia del club comunque non è quella di spendere senza un criterio. Tutt’altro: si cercano talenti, si comprano a prezzi moderati e si rivendono generando grandi plusvalenze. Basti pensare a Ousmane Dembélé, scoperto quando aveva tredici anni e rivenduto sei stagioni più tardi a 35 milioni di euro; o ancora Edouard Mendy (preso a 7,6 milioni nell’estate del 2019 e rivenduto a 24 dopo appena una stagione). E che dire di Edouardo Camavinga, il fiore all’occhiello dell’Academy del Rennes, venduto a “soli” 31 milioni al Real Madrid, a causa del contratto che sarebbe andato in scadenza dopo un anno. Linea verde, casse e conti che sorridono. Ma oltre alle strategie societarie, c’è il campo che parla.
Il Rennes è secondo in Ligue 1 e primo (e già sicuro di esserlo anche dopo l’ultima giornata) nel girone G di Conference League, dove il Tottenham di Conte è secondo a quattro lunghezze di distanza. Da inizio ottobre il ruolino di marcia è stato spaventoso. Nessuna squadra dei cinque migliori campionati europei ha saputo far meglio: 6 vittorie (tra cui quella in casa contro il PSG, 2-0), 1 pareggio, 16 gol fatti e solo 3 subiti.
A proposito di porta: con i guanti c’è una vecchia conoscenza della Serie A. È Alfred Gomis, ex Crotone, SPAL, Cesena, Avellino e cresciuto nel settore giovanile del Torino. In difesa Aguerd e Badé sono una coppia giovane (25 anni il primo, 21 il secondo) ma già pronta. Poi la squadra è composta da talenti come il belga Doku e il ghanese Sulemana, due frecce imprendibili sulla fascia. E in attacco c’è uno dei bomber più sottovalutati in Francia: Gaetan Laborde, ex Bordeaux e Montpellier, capocannoniere di Conference League (con 5 gol, mentre Abraham e Kane seguono a quota 4), e secondo miglior marcatore della Ligue 1 (con 9 gol, davanti a lui solo David a 10, Mbappé è a 7, Neymar a 3 e Messi a 1).
I segreti partono però anche dall’allenatore: Bruno Genesio. Una vita a Lione, prima da giocatore, poi da membro dello staff tecnico e infine allenatore (dal 2015 al 2019). Ora a Rennes si sta prendendo la scena: nella storia della Ligue 1, Genesio è il secondo allenatore ad avere la percentuale di vittorie più alta (57%) tra gli allenatori che contano almeno 100 panchine (il primo è Laurent Blanc, con il 64%). Insomma, la macchina Rennes funziona. Non manca nulla: la proprietà è solidissima, la dirigenza opera in maniera intelligente, i giocatori rendono al top e l’allenatore sembra il giusto uomo al timone. E se in Ligue 1 il PSG è imprendibile (sono già 12 i punti di distanza), la Conference League è alla portata. Se la Roma ambisce a vincerla, deve dare un occhio anche in Bretagna. Dove il futuro sorride.
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