Interviste e Storie

L’anima di un quartiere in Europa: il Rayo Vallecano vivrà la Conference League

Rayo Vallecano (IMAGO)

Il Rayo Vallecano torna in Europa dopo 25 anni: il borgo operaio di Madrid torna a sognare con un mix di tradizione e nostalgia.

Il simbolo della classe operaia, in una città che ha come simbolo il Real e l’Atletico. La Madrid più povera, quella della periferia, si identifica nel Rayo Vallecano, uno dei club più vintage d’Europa.

Un contesto cittadino povero e fortemente antifascista, che fa fatica ad accettare tutti i cambiamenti che il mondo del calcio sta affrontando. A partire dal proprio stadio, il Teresa Rivero (nome della presidente del club tra il 1994 e il 2011), ancora con molti posti sui gradoni in cemento e simbolo dei tifosi.

Eppure, non è tutto rose e fiori, soprattutto nel rapporto con la dirigenza. Il presidente Raul Martin Presa, successore di Rivero nel 2012, ha fatto risalire il Rayo fino all’ultima qualificazione in Conference League. Ma i tifosi fanno fatica ad accettarlo: non è un tifoso del Rayo, non è di Vallecas, e ha in mente una visione imprenditoriale del club. Tutte caratteristiche che non sono apprezzate e ben viste dai Bukaneros, gruppo organizzato dei Franjirrojos.

Ma quello che resta è il risultato sul campo. Venticinque anni dopo l’ultima volta il borgo popolare di Puente de Vallecas rivivrà le emozioni del calcio continentale, tra nostalgia e qualche caratteristica unica.

I biglietti ancora in biglietteria

Il Rayo Vallecano è l’unica squadra nei top-5 campionati europei a non offrire un sistema di vendita online dei biglietti. Questo vuol dire che, per i non abbonati, sono previste lunghe code alla biglietteria.

È anche questo uno dei motivi per cui il club è fermo negli anni ’80, ma l’atmosfera al Teresa Rivero è da togliere il fiato, per senso di appartenenza e fedeltà al quartiere.

Lo Stadio Teresa Riviero di Vallecas (Screen)

E allora le lunghe code da 6 o 7 ore per vedere le partite più importanti, come quelle contro il Real Madrid e il Barcellona, si trasformano in una bella storia da raccontare. E i tifosi si appostano in biglietteria alle 4 del mattino per acquistare il posto migliore.

L’ultima volta in Europa del Rayo Vallecano, nel segno di Jon Perez Bolo

Nell’ultima giornata de LaLiga 2024-25 il Rayo Vallecano chiude 0-0 col Maiorca e resta in attesa del risultato da Vitoria-Gasteiz. L’Osasuna gioca in casa dell’Alavés, ma non riesce a vincere. Il pareggio per 1-1 consegna la qualificazione in Conference League al Rayo: a Vallecas può iniziare la festa.

Tifosi in campo, per quella che è un’impresa. 25 anni dopo, il Rayo Vallecano assaggerà di nuovo i campi continentali. L’unica apparizione europea del Rayo risale alla Coppa UEFA 2000/01, l’attuale Europa League: in quell’edizione la squadra madrilena arrivò fino ai quarti di finale, dove si arrese all’Alavés, poi sconfitto 5-4 dal Liverpool nella finale di Dortmund.

L’uomo simbolo di quella cavalcata fu Jon Perez Bolo, autore di 7 gol durante la competizione. L’ex attaccante rivelò che, pur di giocare la Coppa UEFA con il Rayo, fece una sola settimana di luna di miele con sua moglie. Perché giocare l’Europa con il Rayo, ha tutto un altro sapore.

Abbonamento a 60 euro e l’idolo dei tifosi

Il Rayo Vallecano apre le porte d’Europa ai suoi tifosi con un abbonamento speciale: per soli 60 euro, il popolo di Vallecas potrà vivere dal vivo tutte e tre le notti di Conference League nello storico stadio casalingo. Nessuna distinzione di settore, nessuna differenza di prezzo: conta solo esserci.

Se il presidente non è ben voluto, nonostante i risultati siano dalla sua parte, c’è chi è diventato l’idolo del popolo di Vallecas. Isi Palazón, l’anima del Rayo. Da ragazzo viene scartato da Real Madrid e Villarreal, giudicato “non all’altezza”. Torna allora nella sua Murcia, pronto a lasciarsi il calcio alle spalle e a lavorare nei campi come agricoltore. Ma il destino gli regala una seconda possibilità: oggi è l’idolo di Vallecas, simbolo di riscatto in uno dei barrios più umili di Madrid.

Mattia Picchialepri

Cresciuto sotto la Mole con la diatriba tra granata e bianconero, innamorato del calcio grazie al mancino di Arjen Robben. Con il tempo mi sono appassionato anche ai motori e, soprattutto, alla palla a spicchi. Amo raccontare le storie dietro ai protagonisti dello sport.

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