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Di Francesco e i fantasmi del derby che fu

“Sono laziale e ed è sempre un’emozione ricordare quegli anni, condividendo con i tifosi della Lazio i momenti unici che abbiamo trascorso insieme”. Lo scudetto non si dimentica, né da una parte né dall’altra.

Così quando Conceiçao lanciava la sfida alla Roma, prima del match dell’Olimpico, rispolverava antiche rivalità. Altri ruoli, altri tempi. Il portoghese sulla
fascia, Di Francesco alla De Rossi. E la città eterna capitale del calcio: da
ogni derby, passavano sogni e trofei.

Quel 1999/00 sarebbe stata la stagione perfetta del numero 7 di Eriksson. Ma come oggi, all’andata sorrise Di Fra. Facendo rumore, perché quattro gol nella stracittadina la Roma non li segnava da quasi quarant’anni. Il 21 novembre del ’99 è perciò memoria vivente giallorossa. Delvecchio, Montella, Delvecchio, Montella, poi Mihajlovic. Sia Di Fra che Conceiçao entrano nella ripresa, puro garbage time.

A marzo invece, derby di ritorno, partono titolari. Segna ancora Montella, poi Inzaghi propizia il pareggio di Nedved e tre minuti dopo Veron completa la rimonta. 2-1 Lazio, le fondamenta dello scudetto biancoceleste prendono forma quel giorno.

Replay, feat 2018/19. L’uragano Zaniolo si abbatte su Conceiçao, la notte di Champions è la notte di un ragazzino che fa impazzire i record e il pubblico dell’Olimpico. Peccato solo per il gol di Adrian Lopez, che getterà qualche spettro sulla serata giallorossa. Arriva marzo anche quest’anno. Le tre sberle di Inzaghi fanno male. Quelle di Sergio molto di più.

I fantasmi del derby che fu sferrano all’ex centrocampista un uno-due micidiale: dal sabato al mercoledì, le (poche) certezze della stagione giallorossa vengono spazzate via. La Champions di oggi in fumo, quella di domani tutta da conquistare. Chissà se ancora con Di Fra al timone.

Come finì dopo quel 2000? La Roma rispose con lo scudetto, tra Totti e Batistuta festeggiò anche Eusebio. Ma Conceiçao sarà già lontano, al Parma di Ulivieri. Niente rivincita, fino agli ottavi di quest’anno. Dove la storia si ripete.

Francesco Gottardi

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