Le dichiarazioni di Michel Platini a il Festival dello Sport di Trento
Giovedì 9 ottobre è iniziata l’ottava edizione de “il Festival dello Sport“, che avrà luogo a Trento fino a domenica 12.
Quattro giorni interamente dedicati allo sport. In città sono presenti diversi atleti di qualsiasi disciplina, chiamati a raccontare la propria carriera. Non solo, perché tra gli ospiti ci sono anche molti ex atleti, che hanno scritto la storia del loro sport.
Per quanto riguarda il calcio, il primo grande protagonista salito sul palco è Michel Platini.
“Cosa mi piace dell’Italia? Mi sono piaciuti i gol che ho fatto (ride, ndr). L’anno scorso sono andato sulla Costiera Amalfitana. Quest’anno ho fatto Trento, Verona e voglio scoprire il Paese dei miei antenati. Conosci poco quando vai a Verona a giocare a pallone. Voglio scoprire questo Paese bellissimo. Domani mi fermo a Padova e poi vado a Venezia 2/3 giorni”, ha esordito.
Platini a il Festival ha fatto un tuffo nel passato: “È stata una vita un po’ bizzarra, speciale. Quando ho chiuso con la Juve – 15 giorni prima della fine del contratto -, l’avvocato Agnelli mi disse ‘Michael, non vuoi firmare un altro contratto?’ Io ho detto: ‘No guarda sono stanco, non ne posso più. Non vado in un altro club‘. Alle Juve sono costato poco perché ero svincolato. Ha dato più la Juve a me, che io alla Juve. Sono stufo dei giocatori che dicono ‘Vogliono entrare nella storia’. Tu vai e giochi per una società, per i tifosi“. Un retroscena: “Dovevo andare all’Inter? È vero che avevo firmato con l’Inter 2 anni prima, ma gli stranieri non potevano venire, dunque sono andato al Saint-Étienne, ho giocato lì e mi sono fatto male alla caviglia. Quando è arrivata la Juve, io, da persona rispettosa, ho chiamato l’Inter e ho detto che ero libero e che mi voleva la Juve. L’ho fatto per rispetto. Loro hanno detto: ‘No va bene così Michael, noi abbiamo i due stranieri’. E allora sono andato alla Juve che mi ha voluto“.
Poi continua: “La casacca (vita, ndr) più bella che ho indossato tra le tre? Quella dove c’è il pallone. Sei giovane, ti diverti, fai gol, trovi un paese meraviglioso come l’Italia. Una persona speciale che ho incontrato? Sono troppe persone. Direi.. il primo è Jean-Antoine Redin, ex allenatore del Nancy. L’ho avuto per 7 anni. Aveva un cuore e una passione per il gioco ed è stato lui che mi ha permesso di essere uomo sul campo. Poi direi il direttore generale dell’organizzazione della Coppa del Mondo, mi ha aiutato a passare dal campo agli uffici. La più importante è stata però mio papà“.
Platini ha continuato parlando degli ultimi anni della sua carriera: “A 32 anni ho detto basta. Ho vissuto un anno difficile perché ho avuto un infortunio. Ho preso delle pastiglie per un anno per camminare normalmente perché zoppicavo. È stato un momentaccio mentalmente. Ho deciso di non continuare. E dopo cominciavo a segnare meno gol… non è bella la vita se non fai gol“. La sua opinione sul VAR: “Se fossi stato presidente, non ci sarebbe mai stato il VAR. Lasciamo il calcio umano. Non mi piace. Lasciamo arbitrare gli arbitri. Se dovessimo trovare un compromesso, metterei il VAR sul fuorigioco e sulle linee. Perché sono cose dove gli arbitri sono in difficoltà, il resto è interpretazione. Lasciamo interpretare l’arbitro secondo le regole dell’arbitraggio“.
E infine, un commento su Francia 2-0 Spagna, finale degli Europei del 1984: “Prima di quell’anno, la Francia non aveva mai vinto una competizione, mai vinto un trofeo interazionale. Siamo stati i primi a portare un trofeo nella storia della Francia, è stata una cosa importante. Prima non si vinceva niente. Da quella partita, la Francia è cambiata“.
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