Gli inizi all’Inter e la nuova avventura all’Olympiacos: la nostra intervista a Lorenzo Pirola
Atene come nuova casa, l’Olympiacos come trampolino verso nuovi traguardi. È la nuova sfida di Lorenzo Pirola, che si è trasferito in Grecia dalla Salernitana la scorsa estate. “Qui si sente la pressione delle grandi piazze. L’ambiente è esigente, bisogna vincere ogni partita” racconta il difensore a gianlucadimarzio.com. In pochi mesi il classe 2002 è diventato un punto fermo della squadra greca, prima in classifica in campionato e protagonista in Europa League.
Una decisione rapida ma ponderata, quella di accettare la chiamata dell’Olympiacos: “Quando ero in ritiro con la Salernitana sapevo che il club, dopo la retrocessione, avrebbe rivoluzionato la squadra. Essendo tra quelli con più mercato, al 99% sarei partito. La trattativa con l’Olympiacos è stata velocissima: dopo la prima chiamata, in meno di una settimana ero già ad Atene per firmare. Mi ha convinto da subito il progetto: un club blasonato, la possibilità di giocare in Europa e di competere per vincere trofei”.
Per Pirola è un trasferimento importante, il primo che lo porta lontano dall’Italia: “Non mi ha pesato più di tanto. – ammette – Di certo mi mancano la famiglia e gli amici, ma ho la fortuna di avere mia moglie qui con me. Atene è una città bellissima, simile all’Italia in molti aspetti. Abitiamo vicino al mare, stiamo molto bene qui”.
Sul campo, Pirola è diventato subito un punto fermo della squadra di Mendilibar, prima in classifica nel campionato greco. I numeri parlano chiaro. Con lui in campo, l’Olympiacos ha perso appena una partita e subito solo 8 gol in 15 gare tra campionato ed Europa League. “Si respira subito il blasone di questo club. Il Pireo poi è uno stadio caldissimo. La pressione e il peso di ogni singola partita lo senti molto, soprattutto in Europa dove un gol in più fa la differenza”.
Per Pirola, l’esperienza biancorossa rappresenta una nuova sfida, dopo un’ultima stagione un po’ amara: “A Salerno ci sono stati problemi che si sono susseguiti durante tutto l’anno. In alcune partite non siamo riusciti a far punti quando forse li avremmo meritati. Sembrava che in ogni gara ci fosse qualcosa che non andava. Ci siamo trovati fin da subito in fondo alla classifica, essere nella posizione di dover rincorrere non è semplice”.
I ricordi si tingono poi di nerazzurro: “Sono stato aggregato alla prima squadra da Antonio Conte, a cui sarò sempre grato. Il mister pretendeva molto anche da noi giovani. Il livello era altissimo. Da Skriniar, De Vrij e Bastoni cercavo sempre di prendere il massimo. Poi sarà che ero il più piccolo del gruppo, ma sono sempre stati tutti molto disponibili con me, sempre pronti a darmi consigli per migliorare. Sono stati mesi che mi sono serviti parecchio”.
Di giocatori, compagni e avversari, Pirola ne ha incrociati parecchi in carriera: “Quando giocavo nelle giovanili dell’Inter, Sebastiano Esposito era devastante, avrà fatto 100 gol in 3 anni. Sono molto contento nel vedere che ora stia facendo molto bene a Empoli. Poi mi ricordo i derby contro Lorenzo Colombo, erano sempre belli tosti perché lui è veramente un bell’attaccante. A Monza poi c’erano due grandi giocatori come Colpani e Di Gregorio.
Un altro giocatore di grande talento e soprattutto un mio caro amico è Edoardo Bove, lo sento spesso e so che sta bene che ad oggi è la cosa più importante, ne approfitto per fargli un grosso in bocca al lupo e mandargli un forte abbraccio. Chi mi ha impressionato più di tutti é stato Lukaku. L’ho avuto sia come compagno che come avversario, ma vederlo tutti giorni negli allenamenti faceva effetto”.
Parlando di giovanili, il pensiero va anche agli inizi alla Cosov: “Io sono della Brianza, cresciuto vicino ad Arcore e Villasanta. Alla Cosov ho giocato solo un anno, ma era veramente un bel gruppo, stavo molto bene. I momenti passati lì mi tornano spesso in mente”.
Fine dicembre è anche tempo di bilanci e buoni propositi per il 2025. Quelli di Lorenzo, sono chiari: “Vorrei vincere il mio primo trofeo quest’anno e continuare il mio percorso di crescita qui all’Olympiacos. Abbiamo diverse competizioni dove metterci in gioco. A giugno poi si giocherà l’Europeo U21 e il sogno è di chiudere il percorso con gli azzurrini sollevando il trofeo. Avere la responsabilità e l’onore della fascia da capitano fa effetto, io ho fatto tutta la trafila con le giovanili della nazionale fin dall’U15. Vincere l’Europeo U21 da capitano sarebbe come chiudere un cerchio”.
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