Due anni e tre mesi. Il tempo necessario per porre fine a un vero incubo. Pietro Pellegri aveva segnato l’ultimo gol il 26 agosto 2018, nella partita persa dal suo Monaco per 2-1 contro il Bordeaux. Questa domenica ha ritrovato la via della rete, rilanciando stagione e carriera. La maledizione degli infortuni sembra averla lasciata alle spalle. Merito suo. In estate ha detto di aver lavorato come un matto per continuare a rincorrere il proprio sogno: fare l’attaccante, segnare, fare impazzire il pubblico, come Zlatan Ibrahimovic, suo idolo da sempre. I risultati dei suoi sforzi si iniziano a vedere, finalmente. Pietro Pellegri riprende in mano il suo destino. Segna e ricomincia a sognare. Perché a 19 anni il futuro è ancora tutto da scrivere.
Si era trasferito a Monaco per due ragioni: perché è un club prestigioso che lavora molto sui giovani, e perché era una soluzione vicina a casa, a neanche due ore di macchina dalla sua Arenzano. È arrivato nel Principato che aveva solo 16 anni, ma si era già fatto conoscere: Pietro Pellegri è tuttora il più giovane calciatore (insieme ad Amedeo Amedei) ad aver esordito in Serie A. Era il 22 dicembre 2016, aveva solo 15 anni e 280 giorni. Vestiva la maglia del Genoa, la squadra che più di ogni altra gli fa battere il cuore. “Abbiamo il nuovo Messi”: Preziosi si strofinava le mani. Un anno e mezzo dopo viene trasferito al Monaco, per 30 milioni: mai nessun sedicenne era costato così tanto. Numeri importanti, aspettative alte ma pressioni poche. A Monaco c’è un ambiente tranquillo, ottimo per crescere: la soluzione giusta.
Ma sul più bello è subentrata la sfortuna a perseguire il ragazzo. Dopo appena un mese dal suo arrivo a Monaco sono iniziati i problemi. Pubalgia, stiramenti, adduttori che d’un tratto erano diventati fragili. Il tunnel è stato lunghissimo: due anni fa le presenze sono state solo tre. L’anno scorso addirittura zero. Un incubo. Ma quest’anno qualcosa sembra essere cambiato.
“In questi mesi ho lavorato come un matto. Basta chiacchiere: questa deve essere la mia stagione”, aveva detto qualche mese fa. Si è allenato tutta l’estate per ritrovare la migliore forma, dopo due anni da incubo. Sognare le partite e non poterle giocare: non può esistere cosa peggiore, per un calciatore che vuol diventare grande. “Sono stati due anni difficili, ma nelle difficoltà si devono trovare gli stimoli per andare avanti. Si deve lottare per rincorrere i propri sogni”. Dalla teoria alla pratica: quest’anno il suo allenatore Niko Kovac gli sta concedendo qualche minuto con più continuità per ripagarlo dei suoi sforzi. Il suo fisico sembra rispondere bene. Mancava solo la rete.
La carta d’identità dice 19 anni, ma c'era già chi lo dava per finito. Adesso riparte da un gol, ininfluente per il suo Monaco (che è uscito sconfitto da Lille per 2-1), importantissimo per lui. Per ricominciare a rincorrere il proprio sogno e a riprendere in mano la penna: perché il suo futuro è ancora tutto da scrivere.
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