Appena eliminato agli ottavi di Champions League dal Bayern Monaco, il Paris Saint-Germain ha annunciato che l’intervento alla caviglia destra di Neymar è perfettamente riuscito. Una buona notizia che non è, ovviamente, sufficiente per accantonare l’amarezza per la reiterata incapacità della squadra di rompere un incantesimo dai contorni paradossali: nonostante i campioni ingaggiati di anno in anno, dal 2011, per un investimento complessivo di oltre un milardo e mezzo di euro, non c’è ancora traccia sulla bacheca dal Paris della Coppa più ambiata dai club europei.
Magra consolazione il nono titolo di campioni di Francia in undici stagion, ormai ipotecato perché il PSG griffato Qatar Sports Investment non è ancora riuscito a sfatare il tabù Champions pur non badando a spese per salire sul tetto più alto del calcio continentale. Il calcio, però, non è un’equazione dal risultato garantito. Più spendi non equivale a più vinci e l’operazione Neymar è, in tal senso, emblematica.
E a propostio di Champions League e di Neymar è inevitabile tornare indietro a quando il presidente Nasser Al-Khelaifi ha scelto di aggiungerlo alla sua collezione di fuoriclasse. A quando Neymar, decisivo nel 6-1 del Barça con due gol e due assist contro il PSG dell’8 marzo 2017, fu acquisato (fone transfermarkt.it) per la mostruosa cifra di 222 milioni di euro: 122 in più rispetto a quanto era stato pagato al Santos dai blaugrana.
Con il PSG da allora ha giocato 173 partite, segnato 118 gol e offerto 77 assist, ma oltre i numeri non è mai riuscito a essere decisivo moltiplicando i suoi stop per noie muscolari e problemi alle caviglie, come già accaduto nel corso dei mondiali in Qatar. Eventi traumatici, distorsioni, e una crescente fragilità che vanno a sommarsi con la palese incapacità di essere determinante nelle partite che contano come sanno fare Mbappé e Messi. Contro il Bayern, Neymar non c’era ma la strada è in salita: ritrovare la miglior condizione e diventare decisivo è la doppia missione che proverà a compiere per zittire gli scettici che ritengono che a 31 anni sia già iniziata la sua parabola discendente.
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