Eppure le cabale non avevano lasciato spazio all'interpretazione. I numeri spingevano in un'unica direzione, nonostante il percorso differente della passata edizione: il Napoli avrebbe vissuto una notte magica, quella che meritava. Perché Jurgen Klopp al San Paolo ha perso tre volte in tre incontri, uno col Borussia Dortmund e due col Liverpool.
Perché Carlo Ancelotti è uno specialista nel battere i campioni d'Europa in carica, essendogli riuscito in quattro occasioni: Parma-Borussia Dortmund nel 1997/98, Milan-Real Madrid nel 2002/03 e poi nuovamente alla guida degli spagnoli nel 2013/14 contro il Bayern Monaco, prima di questa sera. Ma soprattutto perché la voglia di rivincita era enorme, dopo l'eliminazione scottante della scorsa stagione dalla Champions League, concretizzatasi proprio ad Anfield. Contro una squadra battuta all'andata, che lontana dal suo stadio e dal suo pubblico non era mai riuscita a far punti.
Quasi un anno dopo, il Napoli si prende in parte la propria vendetta. Come negli episodi precedenti è stata una sfida a viso aperto ed equilibrata nel predominio del campo e nel numero di occasioni, che si poteva concludere soltanto verso la fine. Nel 2018 ci pensò Insigne, con una zampata che illuse tutti sulle possibilità di passaggio del girone. Stavolta ha provveduto la coppia Mertens-Llorente, che aveva già confezionato il secondo gol segnato alla Sampdoria pochi giorni fa e che ora si è esaltata in una notte da campioni. Un gol che vale tanto, per entrambi.
Per lo spagnolo, infatti, è un'altra rivincita, più personale, dopo essersi visto negare la gioia di vincere il torneo pochi mesi fa quando vestiva la maglia del Tottenham. "Provo rabbia, voglio vendetta" aveva detto nella conferenza della vigilia, incapace a scegliere quale sentimento fosse prevalente tra i due.
Il belga invece ha confermato di essere l'uomo del momento: tre reti in tre giorni, che lo portano a sole due lunghezze dalle 115 realizzazioni di Diego Armando Maradona in maglia azzurra. Un traguardo che si avvicina ulteriormente e che ne conferma l'importanza nella storia recente (e non solo) di questo club, trascinato da un piccoletto che non ha paura a pochi minuti dalla fine di prendersi il pallone sotto braccio e andare a battere il rigore che spiana la strada al trionfo azzurro. Il bello e il cattivo, la sciabola e il fioretto: l'alchimia speciale di una serata indimenticabile.
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