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Napoli frenato dal Genoa, si riapre la corsa Scudetto: i 90 minuti del Maradona

Il Genoa frena il Napoli e riapre la corsa scudetto: montagna russa al Maradona

Traffico per le strade, una città in continuo fermento dalle prime ore, da passare con la mamma, obbligatoriamente. Poi la processione di automobili e metropolitane si sposta, la gente confluisce nel quartiere Fuorigrotta.

L’attenzione iniziale è tutta sull’Inter, che gioca prima del Napoli, contro il Torino. Sulle ali dell’entusiasmo per la finale di Champions League appena raggiunta, la squadra di Simone Inzaghi non sbaglia il colpo. All’Olimpico Grande Torino finisce 0-2, senza troppi patemi.

I cuori tesi dei tifosi del Napoli, allora, ritornano tutti per i ragazzi di Antonio Conte. Le loro menti affollate di pensieri, di speranze. Una vittoria contro il Genoa permetterebbe agli azzurri di mantenere le distanze in vista delle ultime due “finali” contro Parma e Cagliari.

Arriva il momento di entrare al Maradona, la tensione è alle stelle, anche per i calciatori del Napoli. Fin dalle fasi di riscaldamento, i tifosi provano a carpire gli stati d’animo di tutti sul terreno di gioco. Poi, il fischio d’inizio.

Napoli-Genoa una vera montagna russa… di decibel

La partita inizia su ritmi intensissimi. Vieira l’aveva detto: “A Napoli si va per vincere”. Il Genoa non si smentisce e, come sempre fatto sotto la gestione dell’allenatore francese, pressa altissimo e a gran ritmo, ostacolando il Napoli fin dai primi passaggi nella propria metà campo. La prima palla lunga di qualità, infilata dal solito McTominay, fa la differenza: grazie al filtrante dello scozzese, Lukaku trova il pallone e il primo gol della serata, superando Otoa, messo a sgomitare tutto il tempo con il belga. Da qui, comincia un saliscendi di decibel.

Il Maradona canta forte, ma il Genoa ha la testa libera e non la perde. I rossoblù continuano a pressare il Napoli fin nella sua metà campo e alla mezz’ora il gol è nell’aria. E arriva, con una deviazione sfortunata di coscia di Meret dopo il colpo di testa di Ahanor: il tabellone dice 1-1, i decibel di colpo scendono a 0.

Rischio “psicodramma”: si riapre la corsa scudetto con l’Inter

Il copione non cambia nel secondo tempo: Genoa che pressa e Napoli che prova a costruire in rapidità sulle ripartenze. È proprio su una di queste che Raspadori restituisce speranza ai tifosi: gran botta, 2-1 e i decibel del Maradona tornano a salire, si possono persino avvertire le vibrazioni del boato sotto i piedi. La tensione cresce, nonostante il vantaggio, ma le occasioni per il 3-1 sfumate fanno salire l’ansia fra i tifosi. Ansia giustificata all’arrivo del 2-2 targato Vasquez, a dieci minuti dal fischio finale. Di nuovo, Maradona ammutolito, fino a quando il Napoli non risponde con i fatti. Gli uomini di Antonio Conte vanno ancora vicino al terzo gol, che non arriva. E nonostante tutto, lo stadio ha risposto cantando. Il grido finale è chiaro lo stesso: “Forza ragazzi, noi ci crediamo”.

Questo perché il Napoli, in virtù del pareggio, resta avanti di un punto rispetto all’Inter, ma adesso cresce il rischio di vivere uno “psicodramma”. Nella forza di quel “noi ci crediamo”, la paura è forte. Il Napoli ora non può sbagliare più e Conte, che già “ha perso scudetti all’ultima giornata”, lo sa. Li ha anche vinti, compreso il primissimo scudetto della sua lunga carriera: il primo con la Juve arrivò in una condizione identica a quella attuale, con un solo punto di vantaggio sul Milan secondo, complice un pareggio alla terzultima giornata contro il Lecce, anche in quel caso nel finale. Ora il Napoli non può permettersi di sbagliare e il suo allenatore lo sa bene: “Chi vince scrive la storia, gli altri al massimo possono leggerla”. Intanto, chi lascia il proprio seggiolino al Maradona, va via con la tensione a mille.

Lorenzo Gentile

Classe 1996, nato a Napoli con il desiderio di girare il mondo, stadio dopo stadio, cresciuto con il sogno di commentare le partite più strane, più ricche e magari anche quelle più grandi. Oltre alla telecronaca, adoro il mondo segreto e misterioso del calciomercato. Lascerei il giornalismo solo per allenare in prima persona, forse. Mi sento un leader gentile (di cognome e di fatto, come dico sempre) ma sempre carico di passione e voglia di migliorarsi

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