Nessuno pensava sarebbe mai accaduto. Nessuno. Lo si poteva sperare, lo si poteva immaginare, sognare.. ma nell’inverno 1978, quasi dieci anni prima della caduta del Muro, quello con la M maiuscola, nessuno lo avrebbe mai detto. Di sicuro non Lucio Dalla che, da una panchina a pochi passi da Checkpoint Charlie, componeva i versi di Futura. Una canzone in cui si immaginava l’amore tra due persone, una di Berlino Est e una di Berlino di Ovest. Un’amore impossibile, utopico, come il nome che davano alla loro figlia. Futura, appunto. Ma non lo pensava nemmeno Nello Di Martino, che in quei giorni stava per incontrare delle persone, quattro, che gli avrebbero cambiato la vita.
Nello oggi è un’icona del calcio tedesco. Lui, italiano, nato a Vico Equense, è lo storico Team Manager dell’Hertha Berlino. Qui è semplicemente Nello, una leggenda. Parla di calcio, ma lui è il calcio fatto in persona. In quell’inverno del 1978 Nello giocava nell’Hertha, lui che è stato il primo italiano ad aver mai toccato un campo in Bundesliga. Si trovava a Tbilisi, davanti a 80mila persone. Perchè l’Hertha era la squadra della Berlino Ovest, ma ogni volta che si trovava dall’altra parte del Muro, i tanti tifosi che c’erano ad Est andavano a vedere la loro squadra. E questo era possibile solo nelle coppe europee. Così in quel secondo turno di Coppa UEFA c’erano anche quattro tifosi che poi sono diventati speciali. Nello ce lo racconta in esclusiva a GianlucaDiMarzio.com: “Da lì in poi diventarono miei amici. Io ed altri andavamo a trovarli una volta al mese, anche due”. Perché per loro era facile, o meglio possibile. Da Ovest ad Est si poteva andare, ma non era semplice: “Si doveva pagare un permesso. Non potevi portare nulla. Nessun giornale, nessuna cassetta, la macchina veniva completamente ribaltata..”.
La Stasi (l’anti-spionaggio della Germania Est) controllava tutto. In quegli anni, come raccontato in un meraviglioso museo berlinese, erano tantissime le persone che tentarono di passare da Est a Ovest. Alcuni ci provarono, altri fallirono: “Nel 1982 si organizzò un’amichevole tra Italia e DDR a Lipsia. Così feci venire i miei amici nell’hotel dove eravamo con Bearzot”. Nello viene chiamato ogni volta che la Nazionale passa dalla Germania, non a caso nel 2006 si occupa dell’organizzazione e gli spostamenti dei Campioni del Mondo. “Ovviamente era tutto complicato” – racconta con gli occhi lucidi – “L’unico modo per poterli fare entrare allo stadio senza biglietto era con me. Così dissi a loro di seguirci con il pullman, lo fecero! Ma non solo, perché entrarono con noi allo stadio e videro la partita con me a bordocampo dietro la panchina. Tutto di nascosto, o quasi”.
L’amicizia rimarrà. Con o senza il Muro. Perché certe cose rimangono. Come quando Nello portò a casa loro una sera delle vongole per fare una pasta “come Dio voleva”. Un piccolo gesto, ma che significava tutto per chi viveva in una Germania dove non c’era nulla. Perché Berlino era questa. Due città in una. Due mondi in uno. Incredibile da crederci oggi: “Uno dei miei amici mangiò anche il guscio, non sapeva cosa fosse!”. Nello poi tornava a casa, senza vongole, tornava alla normalità. Ma non poteva sapere che quel giorno stava per arrivare.
Il 9 novembre 1989. Ci siamo, la data che tutti oggi celebrano, trent’anni dopo. La fine del mondo antico, per certi versi. Cade il Muro di Berlino. Nello era lì, ovviamente: “Avevo da poco finito l’allenamento. Vado a casa, e dopo poco mi chiama Werner Fuchs, l’allenatore”.
“Nello! Hai sentito? È caduto il Muro!”
“Ma cosa dici.. ti ho lasciato che stavi bene.. cosa stai dicendo?”
“Nello prendi la macchina, andiamo alla Porta di Brandeburgo”.
Nello salì in macchina. Ovviamente. Neanche il tempo di passare a prendere Fuchs che doveva cercare di parcheggiare la sua macchina. Troppa gente per le strade di Berlino. Era il giorno. Era la libertà, era una nuova vita che stava per iniziare. Con la paura che contraddistingue i momenti di cambiamento, anche se belli. “Mi vengono i brividi a pensarci anche oggi, trent’anni dopo, guarda…” mi dice Nello.
Ha ragione, i brividi vengono anche a me che nel 1989 non ero nemmeno nato. L’elettricità che trasmette Berlino è rara. E motiva tantissimo. Sicuramente è stato così per Nello, che da quando è arrivato qui nel 1971 non ha mai pensato di andarsene. È stato così anche per Lucio Dalla, che in quel grigio inverno scrisse una canzone che rappresenta più di qualsiasi altra cosa questa città. I russi, gli americani, quella figlia che forse non è mai esistita. La città che ha ispirato David Bowie per poter scrivere un capolavoro come Heroes. Oggi Berlino non è più la città della divisione, del Muro (con la M maiuscola) e della paura. Oggi Berlino è l’esatto opposto. Oggi Nello può vedere i suoi amici senza dover pagare. Oggi i suoi amici sono liberi di poter mangiare una pasta alle vongole. Come se fosse la cosa più semplice del mondo, perché in fondo lo è davvero.
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