Sono ancora impresse nelle menti le immagini di Josè Mourinho che esulta a Tirana come fosse il suo primo trofeo, per far capire quanto contasse per lui quella vittoria. Fresco della conquista della Conference League con la Roma, Jose Mourinho ai microfoini di Record ha fatto il punto finale sulla stagione. “Per alcuni Einsteins delle tv portoghesi, la nostra stagione è stata pessima. Ma per me che sono molto esigente con me stesso, è stata fantastica, perché non avevamo le capacità per fare meglio. Ci sono stati giocatori che hanno disputato 50 partite e non parlo di Rui Patricio che ne ha fatte 54…”.
Una grande stagione impreziosita appunto dal trofeo europeo. “La vittoria della Conference League da parte della Roma la colloco allo stesso piano di una vittoria della altre competizioni europee perché ha regalato emozioni forti. Ci sono club per i quali le vittorie europee sono conseguenza naturale di investimenti e delle aspettative. Io ho avuto la fortuna che su cinque vittorie, quattro sono state contro natura. Con il Porto, per esempio, nessuno si aspettava le vittorie europee, così come con l’Inter. E ancor meno con la Roma. Sono state conquiste vissute con pazzia e passione, perché coincidono con una dei miei principali obiettivi come allenatore, ovvero dare allegria agli altri, la cosa più bella che c’è nella vita. Nel caso della Roma è stata una vittoria molto speciale“.
Lo zampino di Mourinho sulla squadra c’è e si vede, ma l’allenatore non vuole dimenticare anche Tiago Pinto. “È il mio socio, un grande direttore e, oggi, un grande amico. Mi accorgo ancora di più perché il Benfica quest’anno non abbia vinto“. Insieme al dirigente portoghese bisogna anche programmare la prossima stagione. “Siamo consapevoli della differenza che ci separa dalle prime squadre in classifica e dobbiamo continuare solo in una maniera: lavoro, lavoro e lavoro. Solo così riusciremo a ridurre il gap. Non esiste un’altro modo”.
Prima dell’arrivo a Roma, erano dieci anni che Mourinho non allenava in Italia. Tempi diversi per il nostro campionato, ma l’allenatore non lo sminuisce. “È un campionato in crescita. Le società di metà classifica hanno qualità di gioco e le partite diventano difficili. Vogliono vincere, non ci sono partite semplici. Sono contento di essere tornato in Serie A“. Anche se in stagione le critiche sugli arbitri non sono mancate. “C’è un lavoro difficile per il signor Rocchi [designatore, ndr], ci sono meno arbitri con esperienza e molti giovani. Devo dire che ci sono stati alcuni errori arbitrali che hanno condizionato diverse partite. Comunque la Serie A è un campionato di qualità“.
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