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Mondi lontani, pressioni diverse: Belgio-Giappone, la strana sfida

Due universi lontanissimi, messi l’uno di fronte all’altro dalla magia dei Mondiali. Belgio e Giappone, distanti quasi 10 mila chilometri, e con tradizioni così diverse. A volersi sforzare, l’unico punto di contatto tra queste culture è Amélie Nothomb, una scrittrice belga che ha vissuto e raccontato il Giappone. Quanto al pallone, le due nazionali si conoscono già, essendosi affrontate lo scorso novembre in amichevole. Una partita che pareva non potersi giocare per un allarme attentato, che poi si disputò ugualmente; a spuntarla furono i belgi, con la rete di Lukaku. Ma ai Mondiali può succedere di tutto e in quest’edizione le sorprese non sono mancate: la più eclatante è arrivata proprio dall’Estremo Oriente, con la Corea del Sud già eliminata capace di farne due alla Germania. E forse in pochi avrebbero pronosticato il Giappone agli ottavi, in un girone con le più accreditate Polonia e Colombia.

Anche perché a due mesi dall’inizio dei Mondiali, la federcalcio giapponese decide di esonerare il c.t. Halihodzic e sceglie un uomo federale per guidare la nazionale: il direttore tecnico Akira Nishino, promosso per caso e opportunità. Si formano le prime certezze, nelle tre amichevoli con il nuovo commissario tecnico, che si riversano tutte nel trio Kagawa, Inui e Honda come arma dalla panchina. In Russia, le conferme che si attendevano: vanno a segno tutti e tre, il Giappone esce indenne dalla scure del fair play e vola agli ottavi di finale. Dove affronterà il Belgio.

Diametralmente opposte le aspettative riposte sui Diavoli Rossi. Se ai Mondiali 2014 erano l’outsider, agli Europei hanno deluso per l’eliminazione col Galles e adesso è il momento giusto per dimostrare di poter stare in quell’élite. I giocatori migliori sono tutti nel pieno della propria maturità e il c.t. Martinez può permettersi anche di lasciare a casa uno come Radja Nainggolan. Il percorso netto ai gironi, con una rosa profonda e tecnica in ogni ruolo, rende il Belgio una delle assolute favorite per la vittoria finale. Affrontare un avversario poco accreditato come il Giappone ma in una fase delicata come quella degli ottavi di finale, può essere l’esame giusto per saggiare la maturità di una nazionale che non può più proporsi soltanto come una promessa.

Redazione

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