Luka Modric e Natale Bucci
Quarant’anni e un infinito talento. Modric ha segnato il suo primo gol con la maglia del Milan, di cui è già simbolo e riferimento. Ma Luka l’Italia la conosceva già. No, non per le partite giocate in Champions o con la Croazia, ma per un torneo giocato con 40 di febbre in un oratorio. La guerra, le scarpe e una foto che ha fatto il giro del mondo: la prima volta di Modric in Italia.
C’è un posto in cui la favola si unisce alla realtà. Uno di quei posti che il destino utilizza per costruire storie di vita e colorarle di significato. Per conoscerlo dovete volare in Italia e direzionarvi verso Bergamo. Ad Alzano Lombardo per la precisione. Quella tra Luka Modric e l’Italia è un legame che nasce nel 1997. E in questo legame si uniscono l’impegno di un uomo nel far vivere momenti di spensieratezza a bambini che conoscono la guerra, il sogno di un bambino, arrivato senza scarpe, il campo di sabbia di un oratorio, un’immagine e un pallone.
San Siro dista circa 60 km. Anni dopo sarà teatro e palcoscenico della sua arte. Ma quel bambino ancora non può immaginarlo. Come non può immaginare che lo farà in parte anche a un uomo italiano: Natale Bucci. “Era mio padre – racconta Antonio Bucci –. Era il vicepresidente dell’Immacolata, la società amatoriale dell’oratorio. Aveva origini croate. Abbiamo ancora dei parenti nella zona di Zara. In quel periodo la Croazia era devastata dalla guerra”. È il padre Natale l’organizzatore del Torneo Internazionale di Alzano: “Ogni anno invitava una squadra giovanile dello Zadar o del Rijeka, ospitandole e pagando ogni spesa”.
E qui entra in gioco il destino. Il piccolo Luka Modric aiuta il padre come pastore nelle montagne della Croazia. Difficile giocare a calcio. La guerra, però, costringe la famiglia a spostarsi in città. Cambia tutto. Natale invita lo Zadar per il torneo. Quale squadra? Proprio quella in cui pochi mesi prima era entrato il numero 14 rossonero. Può avere inizio la prima volta italiana del fuoriclasse croato.
Il pullman arriva ad Alzano. C’è Antonio ad accogliere i bambini croati. Sono gracili e un impauriti, segnati dalle immagini e dalla brutalità della guerra. “Non avevano zaini o borse, ma solo sacchi di plastica con le poche cose che avevano”. Il figlio di Natale li accompagna a comprare degli indumenti e delle scarpe da calcio. Le prime della loro vita. Le prime di Luka Modric, il bambino “più timido e umile del gruppo”. Le pagine della favola stanno per scriversi. Una alla volta.
Arrivavano dalla guerra, erano abituati a non avere niente. Vivevano di gratitudine, consapevoli di cosa significasse non avere nulla: “Avevano un’umiltà incredibile. E in campo volavano”. Uno più di tutti. Sì, Luka. Con una differenza rispetto a oggi: “Faceva l’attaccante”. La squadra vince e arriva in finale contro l’Atalanta. C’è un problema: Modric ha 40 di febbre. Non dice niente all’allenatore, quella partita la deve giocare. Ed è protagonista: “Due gol, torneo vinto e premio di miglior giocatore”. Diluvia, le premiazioni si spostano in palestra. Un’istantanea consegnata alla storia.
Luka riceve il premio da Natale Bucci. Quel momento viene ritratto in una foto. Quella foto arriverà nella biografia del campione croato. E anche qui, c’entra il destino. Bisogna spostarsi a qualche anno fa. Siamo nel 2018. Un anno dopo la morte del padre, Antonio è a casa con la mamma e il fratello, sfogliando vecchi album. “In tv c’erano le immagini della premiazione di Modric per il Pallone d’Oro. In quel momento avevo davanti a me quella foto. Era lui, il piccolo Luka”.
“Il primo a incoronare un ragazzo d’oro. Un pensiero va a te caro papà”, scrive Antonio sui social, pubblicando quella foto. L’immagine, anche grazie all’aiuto di Maurizio Mangili e Marco Marchesi, amici di Natale e dirigenti nell’Immacolata, arriverà nella biografia del croato. Ce n’è anche un’altra, con Luka e una borsa da calcio. “Una di quelle che avevamo regalato ai bambini della squadra”, spiega Marco. 2021, nuova pagina. Il Real affronta l’Atalanta. Maurizio propone a un giornalista locale di provare a incontrare Modric. Grazie all’ufficio stampa nerazzurro, la richiesta arriva ai Blancos. L’incontro non si farà a causa delle normative Covid, ma avviene uno scambio di maglie: una degli spagnoli autografata dal croato per una del centenario dell’Immacolata.
Ora Luka è tornato in Italia. Questa volta per restarci, almeno per un anno. Voleva indossare la maglia del Milan, è successo. Chissà che non possa scriversi l’ultima pagina di questa bella favola: “Il sogno sarebbe incontrarlo. Luka è un ‘campione anomalo’, un antieroe. Ha mantenuto la stessa umiltà. Vorrei raccontargli di quel giorno di tanti anni fa. Raccontargli di papà, della foto trovata durante la sua premiazione, delle mie emozioni”. Magari con un altro pallone calciato in quell’oratorio. Natale ne sarebbe contento. D’altronde la storia di Luka è partita anche da lì. Da quel campo e da quel primo paio di scarpe.
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