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Federico Melchiorri, ars et labor: “La Spal è un diesel, verremo fuori alla distanza”

Sui social il suo gol al Crotone, quello del momentaneo 1-0, segnato dopo appena 2′ di gioco, è stato votato come il più bello del weekend di Serie B. Federico Melchiorri ha trascinato la Spal un po’ più lontana dalla zona calda della classifica (ora è 14esima a 20 punti, cinque in più della zona playout). “Sono molto contento di aver sbloccato una partita così importante con uno dei più bei gol della mia carriera“, ci dice l’attaccante in esclusiva. 

Il tiro a giro sul secondo palo, insaccatosi sotto all’incrocio dei pali battendo il portiere avversario Festa, “forse è nella top 3 dei miei gol migliori. Ci metterei sicuramente anche quello di San Siro contro l’Inter, quando vestivo la maglia del Cagliari: stop di tacco, girata, gol a San Siro, indimenticabile“.

 

 

“Imparare da Pepito un onore”

Per Melchiorri è il secondo gol di questa esperienza ferrarese, dopo quello di Cremona che era valso un pareggio esterno. “Qui ho trovato un ambiente eccezionale, pieno di professionisti che lavorano al massimo, è un contesto che ti mette la voglia di dare tutto. Dopo il Perugia, con cui ero sceso in C ma le cose non si erano messe benissimo, avevo bisogno di sentirmi benvoluto, e qui mi hanno dato fiducia, fin dal primo giorno“. Però la Spal è decisamente al di sotto delle attese di inizio stagione: “Siamo una squadra programmata per rendere alla lunga distanza; ci sono molti nuovi e abbiamo avuto parecchi problemi. L’importante ora è lavorare per correggere quegli errori piccoli che se sommati danno una classifica come la nostra“.

Foto: SPAL – Pipita

Da qualche settimana, Melchiorri ha un compagno d’attacco che non ha bisogno di presentazioni, e che col suo primo gol (decisivo per la vittoria a Cosenza) ha cominciato a fare vedere di essere “fuori categoria”: “Pepito Rossi è un ragazzo eccezionale, la sua carriera parla da sola, lui ha le giocate da vero campione. Per me è un onore stargli a fianco, e nonostante la mia età lavoro per imparare da lui“. 

Ars et labor

Lavoro” è una parola che ricorre spesso nelle parole di Melchiorri. Gli chiediamo se sa cosa significa l’acronimo SPAL: “Società Polisportiva Ars et Labor” – esame brillantemente superato. L’ars, la “tecnica”, Melchiorri l’ha mostrata con tutta evidenza nel gol a Crotone. Ma anche il labor, cioè la fatica, l’impegno, la resilienza, è qualche cosa che conosce molto bene: “La mia carriera è stata tutt’altro fuorché noiosa, questo lo possiamo dire: ma i momenti di difficoltà, tra infortuni e altri problemi fisici, mi hanno rafforzato mentalmente. Ho voluto vedere da sempre quei momenti come opportunità, non come limitazioni. Non sono uno a cui piace trovare scuse: se la mia carriera è stata altalenante finora, non è colpa della sfortuna. E poi le difficoltà mi hanno fatto acquisire un diverso punto di vista sul calcio: prima lo consideravo come un lavoro, un lavoro fatto anche di sofferenza, ora ho capito che devo pensarlo principalmente come un divertimento“. 

Foto: SPAL – Pipita

Il calcio per Federico ormai è tornato a essere semplicemente la passione della vita, cui però si accompagnano impegni e passatempi d’altro tipo. “Ora che ho due figlie piccole, loro mi “rubano” gran parte del tempo libero che ho. Ma sono molto curioso, cerco di coltivare anche altre passioni, che spesso vanno e vengono, ma mi tengono impegnato: in questo momento mi dedico agli scacchi. Un passatempo che mi ha permesso di conoscere persone; e ho scoperto che davvero tanta gente ci gioca, a tutte le età“.

Foto: SPAL – Pipita

Insomma, interessi extra-campo che a 34 anni consentono a Melchiorri anche di pensare al dopo-carriera con più serenità: “Ma voglio continuare a essere un calciatore ancora per molto tempo, e non so cosa mi attende, lì fuori. Mi piacerebbe anche tornare in A, e l’ideale sarebbe farlo con la Spal, anche se … ci vuole molta calma“. C’è tempo anche per una dedica per il gol a Crotone: “Ho subito pensato a mia figlia Ginevra, che ha da poco subìto un’operazione, che per fortuna è andata bene: il primo pensiero non poteva che andare a lei.”

Andrea Monforte

Classe 2000, monzese (d’adozione), studio Lettere a Milano. Un’indomita ed ereditaria passione per lo sport (calcio, ovviamente, ma anche ciclismo), declinata in “narrazione” tecnica e sentimentale: la critica della complessità come antidoto alla semplificazione. La vaghezza del ricordo personale ha reso l’azzurro del cielo di Berlino 2006 un’indelebile traccia mitologica. Sono nato lo stesso giorno di Ryan Giggs e di Manuel Lazzari, ma resto umile.

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