Cattiveria e freddezza sotto porta. Ecco come descrivere in poche parole Maximiliano Romero, l’attaccante che l’Udinese accoglierà in Italia questa sera, dopo aver concluso l’accordo con il PSV. Domani, invece, si terranno le visite mediche.
Centravanti puro. Spietato sotto porta ma allo stesso tempo dotato di buona tecnica per giocare con la squadra. Il suo idolo è Falcao, giocatore a cui ha sempre cercato di rubare qualcosa guardandone i movimenti. Anche il soprannome, infatti si fa chiamare come lui: El Tigre.
“È un vero numero nove, è completo come attaccante” aveva detto Philip Cocu, suo ex allenatore ai tempi del Psv. Fu proprio la squadra olandese a scommettere nelle sue qualità nel 2018: investimento da 10 milioni per un ragazzo del Velez appena 19enne e alla prima esperienza in Europa. Dalle parti di Eindovhen però sono abituati a pescare dal Sudamerica, spesso e volentieri con ottimi risultati. Un po’ come l’Udinese dei Pozzo.
Non sempre la strada è spianata e priva di ostacoli. E Maximiliano Romero lo sa bene. Lui che il destino avverso lo ha già dovuto affrontare diverse volte. Senza mai mollare, sempre con la forza di rialzarsi e guardare avanti.
Quando aveva 16 anni segnava già a raffica con la maglia del Vélez, stregando gli osservatori di mezza Europa. Il primo ad innamorarsene fu Arsene Wenger. Sembrava tutto fatto per il suo trasferimento in Inghilterra: la famiglia lo avrebbe seguito per un po’, il fratello sarebbe invece rimasto a vivere con lui. Poi durante una partitella contro la squadra riserve si rompe il crociato. Sogno finito e niente Arsenal. Prima sliding door della carriera: rialzarsi e ripartire più forti di prima.
Voglia di riscatto, questa la qualità di Romero su cui dovrà puntare l’Udinese. Un ragazzo che al Psv non è mai riuscito a trovare quella continuità e quella condizione fisica che gli avrebbero permesso di esprimersi al meglio. Maledetti infortuni. Ora, dopo il ritorno al Vélez, l’Italia può essere il palcoscenico giusto per il riscatto.
Lorenzo Cascini
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