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Matri: “Non so se torno a giocare. Milan, che rimpianto”

L'ultimo gol in Serie A lo ha segnato il 26 gennaio del 2019, quando l'emergenza coronavirus non poteva essere pronosticabile. Alessandro Matri vestiva la maglia del Sassuolo e dall'altra parte c'era il Cagliari. Poi l'esperienza al Brescia, la scelta di risolvere il contratto e una vita, al momento, da svincolato: "Ho fatto più dirette ora che in tutta la mia vita – scherza in diretta Instagram con Casa Di Marzio  sono diventato più social di prima. Se mi alleno in questo periodo di quarantena? Sì, sempre a casa ovviamente. Però non so ancora cosa voglio fare, ho la testa che frulla. Il ritiro è una ipotesi a cui penso". 

"Milan il rimpianto più grande"

Nessun progetto chiaro: "Anche se vorrei fare i corsi da allenatore – ha spiegato Matri, il quale si era allenato con il Monza dopo l'addio al Brescia – li farei a prescindere da quello che potrebbe essere il mio futuro perché li ritengo interessanti e utili. A gennaio ho smesso di giocare in modo inaspettato, ora cerco di godermi la mia famiglia e il mio tempo". Intanto ha già ordinato una cyclette, dato che il ciclismo è stato il suo primo sport: "Però deve ancora arrivare, evidentemente ci sono problemi con le spedizioni", sorride. 

Spazio ai ricordi: "Quello in finale di Coppa Italia con la maglia della Juve il mio gol più bello, perché decisivo" e ha un rimpianto: "Il più grande è stato il Milan. Sono cresciuto lì e ci tornai carico di aspettative. Per me già solo questo era una cosa bella, dal momento che sono sempre stato tifoso rossonero. Poi c'era Allegri, un allenatore con cui ho legato tanto. Ho segnato solo un gol, ho fatto poco. Però i tifosi mi hanno rispettato fin dal primo giorno perché davo tutto". 

Tante le maglie collezionate: "Le più importanti sono quelle di Messi, Ronaldo il Fenomeno, CR7, Del Piero e Buffon". Breve l'esperienza al Brescia, dove è stato solo sei mesi: "Dal punto di vista calcistico non è andata bene ma ho legato con i miei compagni. Mi divertivo a massacrare Cistana". Il tono poi si fa serio quando si tratta di Coronavirus: "Ho la famiglia a Gaffrignana, a 20 chilometri da Codogno. Fortunatamente non si tratta di un paese colpito in maniera particolare perché è entrato subito in zona rossa. Però ero molto preoccupato. Sfortunatamente è morto il papà di un ragazzo con cui sono cresciuto. Anche io all'inizio l'ho sottovalutata l'emergenza, non pensavo potesse arrivare fino a questo punto. Ancora adesso non vado fuori con le bambine, evito perché non è ancora il momento di farlo". 

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Redazione

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