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Favo: “Vi racconto la mia Italia U17 campione d’Europa. Camarda farà parlare di sé”

Massimiliano Favo, C.T. dell’Italia Under 17 (imago)

La nostra intervista a Massimiliano Favo.

‘Max, sei nella storia’. Glielo avranno ripetuto più o meno un centinaio di volte. Gli azzurrini infatti non si fermano e si qualificano ai sedicesimi di finale del prossimo Mondiale con un turno di anticipo grazie al 4-0 contro la Bolivia. Ma facciamo un passo indietro e torniamo a un Europeo da sogno. “La favola è lunga da raccontare” dice scherzosamente Massimiliano Favo, CT dell’Italia U17 ai microfoni di Gianlucadimarzio.com. “Non ci sono segreti. Solo tanta unione e forza di volontà. Camarda? Farà parlare di sé, ma lo stanno caricando di troppe aspettative“. 

5 giugno 2024, un giorno indimenticabile per Favo: la sua Italia U17 vince gli Europei di categoria per la prima volta nella storia. “Premessa – dice Massimiliano -. Buona parte del gruppo lo conoscevo da tempo”. Ovvero? Semplice: il CT ha guidato l‘U15 azzurra dal 2021 al 2023. “Ero convinto fosse una squadra valida”. 

Ma quest’Italia deve essere orgogliosa. Non solo per esser salita sul tetto d’Europa, ma perché si è presentata alla fase finale come la squadra più giovane del torneo. “Ho inserito quattro 2008: Natali, Longoni, Campaniello e Camarda. La qualità del gruppo è aumentata. E in tanti ci hanno detto che ‘giocavamo come una squadra di club’. La prima persona che ho chiamato dopo la vittoria? Intanto ho riacceso il telefono” dice scherzando.

In un mondo sempre più social, sempre più dinamico, Favo mantiene le sane vecchie abitudini. “Lo spegnevo anche prima di giocare. Ma comunque…di solito chiamo subito mia moglie”. Ma questa volta non è andata ‘come al solito’. Prima ancora di sentire l’amata Renata, infatti, Massimiliano viene messo subito in contatto con un altro personaggio dello sport. “Al telefono c’era Gravina, il presidente FIGC. Ricevere i suoi complimenti mi ha fatto piacere. Ha sottolineato il modo in cui abbiamo vinto, quasi ‘schiacciante’. Il nostro gioco è stato uno spot per il calcio nazionale”. 

“Camarda è intelligente, umile e malato del gol”

“Faccio fatica a parlare dei singoli”. E lo capiamo. Questa Italia U17 si è rivelata una vera e propria famiglia. Ma una menzione a Camarda – che a 15 anni, 8 mesi e 15 giorni è stato il più giovane esordiente della nostra Serie A con la maglia del Milan – è quasi d’obbligo. Anche perché a Cipro, tanto per cambiare, ha realizzato quattro gol (di cui due in finale contro il Portogallo) in cinque partite.

“Francesco farà parlare di sé – dice Favo – Ha delle potenzialità enormi ma deve ancora crescere. Credo che lo stiano caricando di troppe aspettative, è un ragazzo fisicamente precoce per la sua età. Deve stare tranquillo, è intelligente e molto umile. E da buon allenatore, Massimiliano lo ha messo in guardia. “Ci sono anche dei rischi, magari quando inizi ad avere a che fare con i ragazzi molto più grandi. Che nelle loro abitudini hanno anche tanti difetti. Lui sta bene, è malato del gol. E se non arriva? “Ho affrontato questo discorso con tutti gli attaccanti. Gli ho fatto capire che un centravanti può fare un’ottima prestazione anche senza segnare”.

Luciano Spalletti, allenatore Juventus

“Gianni Di Marzio? Persona d’altri tempi. Spalletti più che un collega”

Tra un assist di Liberali e una parata di Pessina. Con Favo va così. Semplice, diretto. Senza giri di parole. Un successo frutto di lavoro, studio e tanta passione. Raccogliendo i frutti di ciò che è stato seminato in passato.Gianni Di Marzio? Persona d’altri tempidice emozionato. I due si sono conosciuti nel 1991, a Palermo. “Se vedeva del talento non esitava un secondo. Non aveva timore nel lanciare i giovani. Era un allenatore che osava, carismatico. Capace di gestire anche piazze importanti. Spessore umano? Di alto livello. Così come la sua competenza”. E chissà che Favo non gli abbia ‘preso in prestito’ qualche insegnamento.

‘Famiglia’. Dove nessuno viene lasciato indietro. Ed è un po’ quello che continua a fare Luciano Spalletti, attuale allenatore della Juventus e grande amico – prima che collega – di Favo. “È stato il mio allenatore ad Ancona. Ci siamo sempre sentiti negli anni e ora…eccoci qui. In Luciano vedo tanta voglia di imparare. È di un’umanità disarmante, oltre che un gran conoscitore di calcio. Ci segue sempre”. Il senso della grande famiglia azzurra.

Davide Balestra

Nato nel 2000 a San Benedetto del Tronto. Di sangue metà pugliese e metà marchigiano ma con inflessione dialettale praticamente neutra. Figlio della Generazione Z, la stessa che ha partorito calciatori del calibro di Haaland, Vinícius Júnior o Tonali. Al tentativo di replicare le loro giocate sul campo di calcetto ho preferito il portatile o il microfono, quest’ultimo, da un po’ fedele compagno di viaggio. Poca retorica: le emozioni che trasmette un campo di calcio non sono quantificabili. E a me piace raccontarle, che sia attraverso una tastiera o una telecamera puntata in volto. Ansie, timori e paure fanno parte del percorso. Cerco di superarle con umiltà, virtù che, con il tempo, sto rendendo un mio mantra.

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