Mason Greenwood e Roberto De Zerbi, Marsiglia (Imago)
Mason Greenwood illumina Marsiglia: un poker, un sorriso e la rinascita firmata De Zerbi, nel cuore di un club che oggi sembra cucito su di lui
Al Vélodrome, sabato sera, il tempo si è fermato. Mason Greenwood ha segnato quattro gol nel 6-2 contro il Le Havre, diventando il primo giocatore del Marsiglia a riuscirci in Ligue 1 dai tempi di Jean-Pierre Papin, nel 1991.
Quattro reti nei minuti 35, 67, 72 e 76, un’esplosione di talento che ha illuminato la città e scaldato un pubblico che non smette mai di pretendere emozioni.
Non era solo una questione di numeri. Era la leggerezza ritrovata nei movimenti, la calma nelle scelte, il sorriso con cui ha salutato il quarto gol. In quella notte, Greenwood non ha solo riscritto una statistica: ha riscritto la percezione di sé.
Da promessa silenziosa a leader tecnico, da ragazzo in cerca di equilibrio a uomo squadra. E Marsiglia, che vive di passione, se n’è accorta.
Il suo percorso in Francia nasce da lontano. Dopo una stagione sorprendente al Getafe, dove aveva già mostrato lampi di talento e personalità, Greenwood è arrivato a Marsiglia come un ragazzo talentuoso ma riservato. Parlava poco, quasi mai dopo le partite. Ascoltava, osservava, e lasciava parlare il pallone. Nella sua prima stagione in Ligue 1 ha poi superato ogni aspettativa, chiudendo come miglior marcatore del campionato insieme a Ousmane Dembélé e trascinando il Marsiglia al secondo posto in classifica.
È tornato dalle vacanze in forma straordinaria, già pronto come se la stagione non si fosse mai fermata. Si era preparato da solo, in silenzio, seguendo un programma personale. Quando De Zerbi lo ha ritrovato, non ha nascosto la sorpresa: un giocatore pronto, fisicamente e mentalmente. Più aperto, più sorridente, più partecipe. Un ragazzo che non aspettava più che qualcuno lo spingesse: voleva farlo da solo.
Il tecnico italiano è stato il punto di svolta. De Zerbi ha creduto in Greenwood fin dal primo giorno, proteggendolo dalle pressioni e lavorando sui dettagli. Dopo il poker, ai giornalisti che gli chiedevano dei limiti in fase difensiva, ha risposto secco: “A Greenwood posso dire io cosa migliorare, voi no. È un ragazzo che va protetto, e che può diventare uno dei più forti del mondo”.
Quella protezione è diventata forza. Greenwood sente la fiducia e la restituisce con i fatti. In campo è decisivo, fuori è rispettato. Dopo la partita con il Le Havre, i compagni lo hanno aspettato nello spogliatoio per festeggiare tutti insieme, davanti a Benatia e Longoria. La palla del match, firmata da giocatori, staff e magazzinieri, è il simbolo di un gruppo che si riconosce in lui. Una famiglia, più che una squadra.
Chi vive ogni giorno dentro il Commanderie lo racconta così: non è un centro sportivo, è un piccolo mondo. Benatia, Longoria e De Zerbi hanno creato un modello moderno, dove ogni giocatore trascorre la giornata intera tra allenamenti, analisi, incontri, corsi di lingua e momenti comuni. Qui si arriva la mattina presto, si fa colazione insieme, si pranza in gruppo, si parla, si cresce. Nessuno “entra e scappa”: si vive il club.
Il Players Care è l’anima di questo progetto. Il club si occupa di tutto: casa, burocrazia, famiglia, in modo che i giocatori pensino solo al campo. Persino Benjamin Pavard, abituato a Bayern e Inter, ha detto di essere rimasto sorpreso: “Il Marsiglia è organizzato come un top club”. Greenwood, qui, ha trovato stabilità, serenità e la sensazione di appartenere a qualcosa che va oltre il calcio.
La crescita di Greenwood non è solo tattica. È umana. Oggi parla con tutti: in inglese con Weah, Gomes e Egan-Riley, in francese con Pavard e con Geoffrey de Lange, il portiere olandese diventato il suo migliore amico. Frequenta il corso di lingua francese e partecipa alle attività del club con entusiasmo. La barriera che lo isolava l’anno scorso è caduta.
Questo cambiamento si vede ovunque. In campo è più generoso, cerca l’assist, comunica, incoraggia. Fuori dal campo si ferma con i tifosi, firma magliette, si lascia fotografare. Dopo la partita con il Le Havre, è rimasto allo stadio per incontrare i “Peuple bleu et blanc”, i supporter presenti al walkabout post-gara. Ha riso, parlato, firmato, ascoltato. Forse il poker è stato solo un pretesto: il vero gol è stata la sua apertura verso tutto ciò che lo circonda.
I numeri spiegano il resto. Questa stagione (2025-26) conta già 6 gol e 3 assist in 8 presenze di Ligue 1, con 606 minuti giocati. Nella scorsa annata aveva chiuso con 21 gol e 7 assist, trascinando il Marsiglia al secondo posto e alla qualificazione in Champions League. In totale, sono 27 gol e 10 assist in 42 gare ufficiali con la maglia biancazzurra: cifre da leader, più che da promessa.
Ma i numeri, da soli, non bastano. Greenwood ha scelto di restare, di continuare a crescere in una città che lo ha adottato e in un ambiente che lo sostiene. De Zerbi lo considera il perno del suo progetto e non ha dubbi: il suo potenziale è da top player mondiale. Marsiglia lo ha cambiato, lui ha cambiato Marsiglia. E se il futuro profuma d’élite, è perché il presente ha già il sapore di un ritorno riuscito: quello di un talento che ha ritrovato la leggerezza per tornare grande.
A cura di Mariapaola Trombetta.
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