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“Sujud”, culto e tanto talento: alla scoperta del Marocco

Il ‘Sujud’, un Mondiale da sogno e il ritorno in patria da eroi. C’eravamo lasciati così con il Marocco di Walid Regragui. La sua Nazionale ha brillato in Qatar, conquistando uno storico quarto posto dietro ad Argentina, Francia e Croazia. 396 giorni dopo, i Leoni dell’Atlante tornano in campo in Coppa D’Africa per provare a (ri)scrivere la storia. Un’altra volta.  

Coppa d’Africa 2024: il Marocco

L’ultimo successo del Marocco in Coppa D’Africa risale al 1976, prima e unica volta in cui riuscì ad alzare al cielo il trofeo. Si giocò in Etiopia, in una gara che vide la formazione di Virgil Mărdărescu avere la meglio sulla Guinea di Petre Moldoveanu. Il Marocco si presenta ai nastri di partenza come una della grandi favorite alla vittoria finale, in un girone nel complesso abbordabile: il cammino verso il titolo parte da San-Pédro, capoluogo dell’omonimo dipartimento e del Distretto di Bas-Sassandra, contro la Tanzania. Quindi la Repubblica Democratica del Congo e lo Zambia ‘dell’italiano’ Lameck Banda.

I migliori giocatori del Marocco

Tanto passerà dalle parate di Bono, portiere che nel frattempo ha accettato la corte della Saudi Pro League e dell’ Al-Hilal. Come lui Romain Saïss, oggi in prestito all’Al-Shabab. In difesa occhi puntati su Nayef Aguerd, centrale del West Ham. Achraf Hakimi e Noussair Mazraoui, rispettivamente del Paris Saint-Germain e del Bayern Monaco, agiranno sulle corsie laterali. 

Achraf Hakimi

A centrocampo l’ex Fiorentina Sofyan Amrabat. Con lui Ismael Saibari e Bilal El Khannouss, che ai microfoni di gianlucadimarzio.com non ha escluso la possibilità di giocare, un giorno, in Italia: “Forse nei prossimi anni”. Spazio poi ad Amine Adli, Youssef  En-Nesyri, Sofiane Boufal, Amine Harit, Abde Ezzalzouli e Hakim Ziyech, oggi al Galatasaray. 

Il commissario tecnico: Regragui

Walid Regragui nasce a Corbeil-Essonnes, un comune francese di circa 43.000 abitanti, da una famiglia marocchina. Il commissario tecnico, in carica dall’agosto del 2022, avrà il compito di confermare ciò che di bello è stato fatto in Qatar. Magari vincendo proprio la Coppa D’Africa. In carriera, dopo aver lasciato il calcio giocato, è stato vice commissario tecnico della nazionale marocchina. Quindi le esperienze con il Rabat, Al-Duhail e il Wydad Casablanca, prima di tornare sulla panchina, questa volta in prima linea, dei Leoni dell’Atlante.   

La storia di questo Marocco riparte da Doha. Dai baci e gli abbracci che Hakimi riserva a mamma Saida. Riparte dai balli della signora Boufal, che insieme a suo figlio Sofiane si gode un momento indimenticabile. Riparte dal ‘Sujud’, atto di prostrazione a Dio ripetuto al termine di ogni gara del Mondiale in Qatar.

Continuità. Avete presente ‘Il filo rosso del destino’? Quell’antica leggenda popolare giapponese secondo cui due persone sono segretamente legate e destinate a incontrarsi? Dal Qatar alla Costa D’Avorio. Da Doha a San-Pédro. “Quel Filo Che Ci Unisce”, come dice Ultimo, non si è mai staccato.

Davide Balestra

Nato nel 2000 a San Benedetto del Tronto. Di sangue metà pugliese e metà marchigiano ma con inflessione dialettale praticamente neutra. Figlio della Generazione Z, la stessa che ha partorito calciatori del calibro di Haaland, Vinícius Júnior o Tonali. Al tentativo di replicare le loro giocate sul campo di calcetto ho preferito il portatile o il microfono, quest’ultimo, da un po’ fedele compagno di viaggio. Poca retorica: le emozioni che trasmette un campo di calcio non sono quantificabili. E a me piace raccontarle, che sia attraverso una tastiera o una telecamera puntata in volto. Ansie, timori e paure fanno parte del percorso. Cerco di superarle con umiltà, virtù che, con il tempo, sto rendendo un mio mantra.

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