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“Sognando Handanovic”: Pissardo da record tra i pali del Monopoli

“Quando ero piccolo, ero scarso con i piedi e mio padre mi ha detto “o vai in porta, oppure non puoi giocare”. Così ho iniziato nel Baveno e a 10 anni sono arrivato al settore giovanile dell’Inter”. Sembra una barzelletta, ma è l’inizio della carriera di Marco Pissardo, 20 anni, radici a Verbania, cuore granata e casacca nerazzurra per metà della sua vita. Oggi para tra i pali del Monopoli e insieme al Gabbiano è volato in cima alle classifiche di rendimento della categoria: 4 reti al passivo in 10 partite. Nessuno ha fatto così bene (Virtus Entella, a 2, e Viterbese a 4 non fanno testo per i noti rinvii sull’avvio di stagione), ma guai a non dividere i meriti: Sono sicuramente contento ed è un motivo di orgoglio – ammette Pissardo a gianlucadimarzio.comè un punto di partenza che condivido con i compagni di reparto: penso a De Franco, Ferrara, Mercadante, Gatti, Bei, Rota. Ero venuto qui per giocare e cimentarmi tra i pro, ma mai avrei pensato di partire così in un campionato tanto difficile. In questa competizione non puoi rilassarti mai”.


BAVENO E QUEI PASSI INDIETRO FINO ALLA PORTA

Papà Pierguido, allenatore che quell’anno iniziava la sua avventura alla guida della prima squadra del Baveno, lo accompagnò, lo osservò e poi gli fece capire di non essere portato per fare il giocatore di movimento. “Infatti l’impostazione con i piedi è il punto nel quale devo migliorare di più – ride Marco – prima ero un disastro. Nel futuro voglio diventare un libero aggiunto. Magari ispirandosi a compagni che della tecnica hanno fatto un cavallo di battaglia, come Zaniolo, avuto in squadra all’Inter e oggi nelle grazie di Eusebio Di Francesco a Roma: “Io l’anno scorso l’ho visto un anno intero, era un marziano, era come giocare in 12 – ricorda Pissardo – aveva troppo strapotere fisico e tecnico”. Fattori importanti nella vittoria del Torneo di Viareggio: “Anche lì a livello di Primavera era difficile – ammette il portiere – ma nel calcio dei grandi cambia molto: dalla pressione alla velocità. Certo, quello è un premio che mi ha inorgoglito. Sarei ipocrita se dicessi il contrario”.

LE PANCHINE IN A

il calcio dei grandi. Quello sfiorato con l’Inter: “L’anno scorso sono andato in panchina due volte, nella sconfitta di Genova e nel 2-0 al Benevento. Dovevo andarci anche nel derby, poi c’è stata la tragica morte di Astori”. Due panchine in A: piccoli, grandi passi, vissuti sempre con quella curva in famiglia a suo sostegno. “Quando ero a Varese, venivano tutti a vedermi – spiega – l’anno scorso accadeva lo stesso. Mio padre invece viene raramente al campo, non è invadente”. Ora, con 1000 chilometri a separarli, trasferte sono più complicate, ma la squadra dei Pissardo è sempre presente, che sia in tribuna o via Skype: “Nel calcio non bisogna fare scelte di comodo, ma scelte che ti portano più beneficio sul piano calcistico – spiega lui – Ho deciso di cimentarmi con il girone C perché c’era mister Scienza che conosco benissimo, avevo tante offerte in Lega Pro. Io però ho scelto subito Monopoli. All’inizio ero spaventato, perché andare a 1000 chilometri da casa era tanta strada. Ora devo prendere un aereo per tornare a casa. Però qui c’è il mare, si sta da dio”.


UN MAESTRO DI NOME SAMIR

“ Sono un ragazzo tranquillo, amo stare a casa con la mia ragazza, leggere, giocare a Fortnite e Call of Duty. Giochi sportivi? Mai. D’estate al massimo mi piace giocare a basket. Ma a calcio ci gioco, lo vedo in tv se ci sono partite di cartello”. O se gioca Samir Handanovic, modello per eccellenza: “L’anno scorso l’ho visto da vicino, ho fatto tutto il ritiro con la prima squadra. Samir è un mostro, non si può nemmeno paragonare agli altri portieri. Ha una fame pazzesca. Quando fai una cosa e pensi di averla fatta bene, arriva lui e la fa 7 volte meglio. Dicono che non sorrida mai, non è affatto vero. Ti da consigli, ti chiede come sono andate le partite. Ma così sono anche Padelli e Berni, due ragazzi straordinari e uomini spogliatoio incredibili”. Uniti, come a Monopoli: “Siamo un gruppo davvero bello. Quelli che fanno più scherzi? Doudou, ma anche Donnarumma e Fabris. Chi mi ha colpito per mezzi tecnici? Sounas che con questa categoria c’entra veramente poco, e chi mi fa penare in allenamento è Doudou. Ha dei colpi da serie A, quando accelera nei primi 10 metri è devastante”.

SCARAMANZIA E PROMESSE

Pissardo ammette di avere delle consuetudini pre partita: non proprio scaramanzia, ma siamo lì. “Ci sono cose che devo fare prima della partita, a partire dal giorno prima. Sono più dei riti – precisa – per esempio indosso sempre prima le cose partendo da sinistra: manica, scarpa, parastinco, calza. La sera prima della partita, l’ultimo pensiero deve essere alla partita del giorno dopo. Se non succede, mi sveglio nel cuore della notte e mi ripeto che devo pensare alla partita. Lo so, sembro un pazzo”. Un pizzico di follia, d’altronde, ha sempre caratterizzato la scuola dei portieri. Marco difende quella italiana:Il mio modello d’infanzia è Angelo Peruzzi, dire Buffon sarebbe forse troppo scontato. Anche in Lega Pro ci sono portieri forti, penso a Pisseri. Prediligo la scuola italiana dei portieri, anche se per me il portiere più forte al momento è Lloris, è quello che si avvicina di più alla scuola italiana. Obiettivi tra 10 anni? Spero di vedermi ancora nel calcio pro e siccome sono ottimista, spero almeno in serie B”. I programmi futuri dicono Sicula Leonzio, avversario atteso dal Monopoli sabato al Veneziani. Pissardo non si pone limiti: “Secondo me siamo un’ottima squadra e sono certo che potremo centrare i playoff, sono alla portata. Ora stiamo anche prendendo pochi gol e se diventiamo più fortunati sotto porta inizieremo a vederne delle belle”. Lui, intanto, pensa a parare: una filosofia appresa dai primi passi in un campo. Primo, non prenderle. E se a fine campionato saremo la difesa meno battuta del campionato, sarà cena pagata per tutti”.

Luca Guerra

Nato un anno prima della caduta del Muro di Berlino, mi piace rompere gli schemi dell'informazione. Laureato in Scienze della Comunicazione, giornalista pubblicista, scrivo quando e in ogni modo possibile: il sedile di un treno o il banco di un fast-food sono ottime scrivanie alternative. Il giornalismo la passione di una vita, il calcio come stella polare di questa passione.

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