Rolando Mandragora è a Udine dall'estate del 2018. Ci è arrivato per 20 milioni circa con una clausola che prevede per la Juventus la facoltà di riacquisire il giocatore. Già, i bianconeri campioni d'Italia. Quella maglia l'ha già indossata nella stagione 2016-2017, ma le cose però non sono andate benissimo: "E' stata un'esperienza travagliata per un infortunio al piede che mi ha permesso di allenarmi con il gruppo solo da inizio aprile – ha raccontato lo stesso centrocampista in diretta a Casa Di Marzio – la squadra era in gara sia in campionato che in Champions, i miei compagni stavano benissimo e c'erano poche possibilità per mettersi in gioco. Sono stato nove mesi lontano dal campo, la frattura al piede non mi faceva nemmeno camminare".
Quello adesso è solo un brutto ricordo. Mandragora è poi passato da Crotone e Udinese, dove si è confermato ad alti livelli: "Se ora sono pronto per la Juve non lo posso dire io, fisicamente lo sono di più rispetto a prima, quello è sicuro (sorride ndr). Mi giocherei volentieri le mie carte, non lo nascondo. Ma ora sono concentrato solo sull'Udinese". (a gennaio ci aveva provato anche la Fiorentina).
Anche perché con i compagni a Torino andava tutto benissimo: "C'erano tanti leader – ha continuato Mandragora – da Buffon a Bonucci e Chiellini. Ho solo ammirazione per loro, per quello che sono umanamente oltre che per ciò che fanno sul campo. Sono persone eccezionali. Qualsiasi giocatore vorrebbe giocare nella Juventus. Poi dal volerlo al farlo la strada è lunga".
I difensori più forti: "Chiellini e Koulibaly". Tanti i modelli: "Da Pirlo a De Rossi, da Marchisio a Gerrard". Rolando è un ragazzo semplice, che va in smart e che non ha tatuaggi: "Ma nessuno è strano, oguno è fatto a modo suo". Anche un padre che non chiama papà: "Ma mister – sorride – perché allenava e fin da piccolo lo vedevo in campo con i suoi calciatori".
Da ragazzino ha girato l'Italia facendo provini su provini. La stessa Juve, l'Atalanta, le due milanesi, il Napoli (che lo voleva anche prendere): "Ma mi dicevano sempre di no, perché ero troppo piccolo e veramente troppo magro. Ma tutto questo ha forgiato il mio carattere, mi ha dato la forza di andare avanti e di credere nel lavoro".
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