L'esultanza di Lukaku - Credit Mirko Barbieri
Una rivincita. Quella del Napoli a Bergamo è questo. Per il pesante 3-0 subito all’andata in casa e per essere stato capace di ribaltare il risultato.
Ma non solo del Napoli. È la rivincita anche di Conte e Lukaku. Il primo per aver voluto e creduto una volta ancora nel suo numero 9 nell’estate appena passata.
Il secondo perché è risultato essere l’uomo decisivo in quella che forse sarà un crocevia fondamentale nella corsa scudetto di questa stagione.
Perché in un campionato e nella vita di una squadra ci sono partite diverse. Per significato, importanza, maturità. Segnano un prima e un dopo. Ancor di più se hai perso da poche ore il tuo giocatore di maggior talento, dopo averne già salutato un altro in estate.
Ma Conte è così, sa guardare solo avanti. Lukaku e il Napoli seguono il suo condottiero. Il bomber e l’allenatore abbracciati a fine partita. Insieme. Un patto per la loro città.
È la notte del Napoli. È la notte di Conte e Lukaku. Il belga ne è forse l’immagine più chiara e rappresentativa. Diversi i dubbi su di lui. Prestazioni a volte opache e lontane dalla brillantezza mostrata nell’anno dello scudetto nerazzurro. E anche nella serata di Bergamo il copione sembrava ormai pronto a ripetersi. Destinato ad alimentare e legittimare quei dubbi. Per 77 lunghi minuti era stato Hien a dominare nel duello tra i due. Poi è arrivato il 78’. Lukaku è apparso, quasi all’improvviso.
Un salto in area, un salto nella partita. 3-2 Napoli, primo posto consolidato e una vittoria contro l’Atalanta: quella di Bergamo è forse la rete più importante del belga dal suo arrivo a Napoli. Sì, è vero, aveva segnato anche con Milan e Roma. Quello contro i nerazzurri, però, ha tutt’altro peso. Per l’avversario e, soprattutto, per il momento: la prima (ufficiale) senza Kvara e alla fine di una partita fatta di capovolgimenti tattici ed emotivi. Una prova di forza.
E se doveva vincerla, doveva vincerla lui: Romelu Lukaku. L’uomo di Conte, il giocatore che forse più di chiunque altro rappresenta l’allenatore degli azzurri. Un rapporto unico. Due carriere che si sono incontrate, intrecciate e unite.
Perché da una parte l’allenatore l’ha sempre individuato come il prototipo di attaccante perfetto per il suo gioco e la sua idea calcistica. Dall’altra, il belga ha conosciuto i picchi e le espressioni più alte e belle della sua carriera proprio con (e grazie) ad Antonio Conte. Potenza, grinta, forza. A immagine e somiglianza. La simbiosi azzurra trascina il Napoli.
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