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Il ritorno di “Lorenzo il Magnifico”

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"Pellegrini è pronto per giocare sempre". Non ci aveva girato troppo attorno Paulo Fonseca alla vigilia della partita contro l'Istanbul Basaksehir. E al Fatih Terim Stadium il centrocampista giallorosso ha dato l'ennesia prova della sua importana. Due assist che sono due cieligine sulla torta giallorossa (CLICCA QUI per gli highlights). Uno per Kluivert, l'altro per Dzeko. In cinque minuti, per chiudere al primo tempo la pratica turca. Sette assist in stagione. Gare giocate? Nove. Record personale eguagliato, a novembre. Semplice, per la Roma Lorenzo Pellegrini è imprescindibile.

"L'ASSIST E' COME FARE UN GOL"

Fonseca ringrazia e gli costruisce attorno la sua Roma. Domenica scorsa contro il Brescia prima convocazione e prima da titolare, a due mesi dall'operazione al dito del piede. Risultato? Assist per il gol di Smalling. Un vizio che sta diventando abitudine consolidata per Lorenzo: "Mi piace mettere un mio compagno in porta – aveva detto alla vigilia della gara di Istanbul –  scherzo con i miei compagni soprattutto con Edin che mi dice 'dammi la palla' così segna. Per me l'assist è come fare un gol, ma vorrei segnare di più perché l'emozione di un gol con l'abbraccio dei compagni è un'altra cosa. Diciamo che vorrei fare entrambi".

ROMA A VITA

La casella stagionale degli assist recita sette, così come la maglia. Quel giallorosso che vorrebbe tatuarsi addosso per sempre: "Sarei onorato di rimanere alla Roma per tanti anni". Ci spera Lorenzo, lo vuole la società che attorno a lui e a Nicolò Zaniolo vuole costruire la Roma del futuro. Per Lorenzo la scorsa estate sono arrivate due investiture, le più alte che si possano sperare. Quella di Totti durante la conferenza stampa di addio alla Roma e quella di De Rossi. Un unico coro: "Il futuro di Roma, della Roma e della romanità si chiama Lorenzo Pellegrini". 

SENZA PAURA

Una responsabilità che Pellegrini si sta prendendo. Con calma, senza proclami. Parlando quando è giusto, imparando anche l'arte del lavoro e del silenzio. Della serietà senza spettacolarizzazione – e quanto fatto questa sera al momento del lancio della monetina ne è l'esempio. Come i veri leader sanno fare. Senza invocare una fascia di capitano – lievemente suggerita dal duo De Rossi-Totti – senza intaccare il ruolo di Alessandro Florenzi. "Quant'è bella giovinezza", dicevano a Firenze qualche secolo fa. L'età è dalla sua. Pellegrini, sempre più "Lorenzo il Magnifico". 

Marco Juric

Aspirante scriba, si avvicina al calcio giocato grazie alla chioma fluente di Giovanni Cervone. Folgorato dalla prima autobiografia di Roy Keane, non si innamora del Manchester United, ma del Nottingham Forest. Dopo i primi trent’anni di osservazione partecipante, ha deciso di passare gli altri trenta che gli rimangono a scriverne.

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