Dal 14° posto in Ligue 1 alla semifinale di Champions. Un percorso incredibile, che porta un nome su tutti: quello di Rudi Garcia. Arrivato in una piazza che lo ha accolto con poco entusiasmo e molto scetticismo visto il suo passato a Marsiglia e a Saint-Etienne, adesso l’ex allenatore della Roma ha convinto tutti, conquistando un traguardo storico per il Lione che non arrivava dalla stagione 2009/10, quando i francesi furono eliminati in semifinale proprio dal Bayern Monaco che risfideranno mercoledì, per la rivincita. “Siamo in grado di affrontare chiunque”, aveva detto Garcia prima del ritorno degli ottavi contro la Juventus. In pochi gli avevano dato credito, ma aveva ragione.
Il Lione aveva iniziato la nuova stagione con un nuovo blocco brasiliano: Sylvinho in panchina e Juninho Pernambucano dirigente, uno che conosce benissimo la piazza, essendone una vera bandiera, con i suoi 100 gol in 343 gare ufficiali. Le cose, però, non hanno funzionato: nove punti raccolti in altrettante giornate. Decisamente troppo pochi per una società ambiziosa come l’OL, che ha deciso di cambiare rotta, ripartendo da un allenatore specializzato nel rimettere ordine dalla confusione.
In pochi avrebbero voluto mettersi nei panni di Rudi Garcia, arrivato a gestire una squadra in caduta libera, con giocatori che avevano perso motivazioni e in un ambiente caldissimo, difficile da controllare. Ma Garcia, con tempo, pazienza e lavoro, è riuscito in una nuova impresa, con quello che ormai è il suo marchio di fabbrica: ha rimesso un'altra volta la chiesa al centro del villaggio. È ripartito dal gruppo, facendolo lavorare chiuso nel proprio guscio, lasciando che i risultati calmassero le acque agitatissime del fiume Rodano. “Difenderò la mia squadra e il mio club con le unghie e con i denti”, aveva detto appena arrivato.
Il tempo gli ha dato ragione. Dopo il rodaggio delle prime settimane, il Lione ha spiccato il volo nel 2020: undici vittorie in sedici gare prima dell’interruzione a causa dell’emergenza Covid-19. Una squadra che piano piano ritrovava serenità e scalava posti in classifica. Poi, lo stop forzato a marzo, nel momento migliore, con l’OL in piena risalita bloccato al 7° posto, causando l’ira del presidente Jean-Michel Aulas, che le ha provate tutte in primavera per far ripartire il campionato.
Poi, a giugno la ripartenza: sconfitta in finale di Coppa di Lega contro il Paris Saint-Germain, che sembrava equivalere all’addio definitivo alla possibilità di qualificarsi in Europa, dopo 23 anni dall’ultima volta. Adesso, il sogno Europa si è riacceso. Prima ha eliminato la Juventus, ora il City di Guardiola: il Lione è in semifinale di Champions League. L’accesso alle competizioni europee per il prossimo anno può avvenire tramite una via tanto difficile quanto affascinante: la vittoria della Champions, qualcosa che in Francia manca dal 1993.
Per parlare della qualità della rosa del Lione servirebbero ore ed ore. È forse meglio soffermarsi sull’importanza del suo settore giovanile, uno dei più fiorenti a livello europeo, ormai da anni. L’Olympique Lione, stagione dopo stagione, sforna talenti puri, e il calcio ringrazia: Karim Benzema, Hatem Ben Arfa, Corentin Tolisso, Nabil Fekir. Continuiamo? Anthony Martial, Tanguy Ndombelé, Alexandre Lacazette, Samuel Umtiti, fino ad arrivare a quelli di oggi: Houssem Aouar lo conosciamo ormai già tutti, Maxence Caqueret ha iniziato adesso a ritagliarsi uno spazio importante nel centrocampo della squadra di Garcia e si sta facendo conoscere. Chi sarà il prossimo? Rayan Cherki. Segnatevi il nome, presto ne sentirete parlare.
In aggiunta a tutto questo, c’è un'altra squadra, quella dei dirigenti del club, che da anni fa le mosse giuste, e raramente sbaglia. Non è un caso se la squadra francese si sia qualificata per le competizioni europee per 23 anni di fila. E tornando ai talenti: il Lione non solo li crea, ma li cerca e se li porta a casa. Terrier, Tousart, Cornet, Reine-Adelaïde, Toko-Ekambi. E se poi al centro del progetto inserisci un allenatore come Rudi Garcia, il decollo è prevedibile. Lo aveva capito Aulas, presentandolo così, lo scorso 15 ottobre: “C’è un aforisma di Churchill che voglio usare per presentare Garcia. Dice: ‘ci sono i pessimisti che vedono difficoltà in ogni opportunità. Poi ci sono gli ottimisti – come noi – che vedono le opportunità in ogni difficoltà. In questo momento delicato, ho scelto Rudi perché avevo bisogno di certezze”. Una nuova decisione azzeccata. L’ennesima. Quelli raccolti adesso sono i risultati di una società seria, forte e decisa, come il Lione. Un club che si è risollevato grazie alla mano di Garcia e al talento dei suoi ragazzi. Sognare la Champions League, adesso, è diventato possibile. Favola? Chiamiamola pure realtà.
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