A casa Lenglet si è cresciuti con la palla tra i piedi. Tutto merito di papà Sébastien: “Ci ha trasmesso la passione per il calcio: io e i miei fratelli giocavamo sempre con lui a casa. Mi segue molto ancora oggi: mi chiama ogni giorno per chiedermi come mi senta e mi dà diversi consigli” ci racconta Clément. Quel pallone lo ha portato lontano, in un giro d’Europa che oggi gli ha fatto fare tappa a Birmingham. Con addosso la maglia dell’Aston Villa.
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Eppure Clément non ha sempre visto il calcio come il suo futuro: “Da piccolo volevo fare il fisioterapista. Diventare calciatore non è semplice, quindi bisogna avere qualche alternativa se le cose dovessero andare male. Quando avevo 15 anni ed ero nelle giovanili del Nancy ho messo il 100% delle mie energie nel calcio. Ho iniziato a lavorare duro da quel momento” racconta il difensore gestito da Wasserman in esclusiva ai microfoni di gianlucadimarzio.com.
Lenglet è il classico difensore moderno: intelligenza tattica, forte nei duelli e soprattutto bravo con la palla tra i piedi. Il motivo? “Quando ho iniziato a giocare a calcio, in una squadra vicino la mia città, ero un trequartista. Un giorno mio padre e il mio allenatore mi dissero: ‘Ci sono tanti giocatori bravi in quel ruolo, se vuoi andare in prima squadra devi arretrare’. Così ho giocato i due anni successivi da terzino e poi mi sono spostato centralmente”.
Da lì non si è più mosso e nel 2013 ha esordito tra i professionisti con la maglia del Nancy. Un debutto che ricorda ancora oggi: “Nella mia prima partita tra i professionisti mi ruppi il naso. Erano passati dieci minuti di gioco, ricordo che feci una scivolata e un mio compagno mi saltò sulla faccia. Sono andato in ospedale, è stato terribile. Dopo quell’episodio ho pensato: ‘Forse non avrò mai più l’opportunità di essere in campo a questo livello’. È un episodio divertente, ma in quel momento non lo è stato per nulla. Ho ancora il segno sul naso, anche se adesso si vede meno”.
La carriera di Lenglet parla da sé: tante esperienze, tutte in grandi club. Dal Siviglia all’Aston Villa, passando per Barcellona e Tottenham. Se oggi Clément ha un curriculum di questo tipo, tanto passa dalle intuizioni di Monchi: “Lui è stato molto importante per me. Quando avevo 17 anni e giocavo al Nancy ha provato a portarmi con lui. Al tempo non fu possibile, così ci ha riprovato nel 2021 e ho firmato col Siviglia. La scorsa estate mi ha chiamato di nuovo: mi ha detto che l’Aston Villa aveva bisogno di un difensore e l’ho seguito. Ho grande ammirazione per quello che ha fatto e sta facendo”.
Vivere il mondo Barca è un qualcosa di unico. Un club che trasuda storia e trasmette una filosofia impossibile da trovare altrove: “La passione che c’è intorno al Barcellona è impressionante. Non è facile se non sei cresciuto nelle loro giovanili perché devi capire i loro princìpi velocemente: lì bisogna giocare bene ogni partita. È stata una bella esperienza, è un top club con una mentalità vincente. Vedono il calcio in modo diverso rispetto agli altri, è la loro filosofia”. Suarez, Piqué, Busquets, Messi: lì il classe 1995 ha condiviso lo spogliatoio con i migliori giocatori del mondo. “Su Messi ho solo parole positive. L’ho avuto come avversario nel passato e posso dire che ho preferito averlo come compagno… Faceva la differenza in ogni momento, sono fiero degli anni che ho condiviso con lui. Fuori dal campo è un bravo ragazzo, spero che continui a giocare ancora per tanti anni”.
Quattro anni in blaugrana conditi da una Supercoppa spagnola, una Liga e una Copa del Rey. Poi la parentesi in prestito al Tottenham, insieme ad Antonio Conte: “Essere allenato da lui è stato fantastico, sono migliorato tanto. Il suo modo di allenare si potrebbe riassumere con la parola ‘passione’. Prova a spingere ogni giocatore ogni giorno per raggiungere un livello più alto. A volte è un po’ duro ma è un allenatore forte: era ciò di cui avevo bisogno per migliorare”. Intensità, agonismo e, appunto, passione: tre punti di chiave in ogni allenamento con Conte. “Soffrivo tanto negli allenamenti che ci faceva fare durante la preparazione. Dopo quel periodo, però, ci sembrava di volare in campo: i benefici erano pazzeschi. Mi sentivo bene, mi sono sentito al top per tutta la stagione”. E Clément ricorda con grande emozione anche Ventrone: “È stato un preparatore atletico e una persona fantastica”.
A Londra è rimasto solo la stagione 2022/23, poi il ritorno al Barcellona e un altro prestito: la scorsa estate, il classe 1995, ha scelto l’Aston Villa. “Il fatto che mi abbia chiamato Emery è stato importante per accettare la proposta. È molto competitivo, ha grande esperienza. Ha costruito un grande progetto lo scorso anno e noi lo seguiamo ogni giorno. Il club è molto contento del suo lavoro: è uno dei migliori allenatori del mondo. Competere in Premier League non è mai semplice: quando è arrivato qui l’Aston Villa era in sedicesima posizione, adesso lottiamo per andare in Champions League. Il suo impatto è stato magnifico”. Il francese resterà a Birmingham in prestito fino a fine stagione.
Nella prima parte di questa annata, il difensore gestito dall’agenzia Wasserman ha trovato poco spazio: “Sono arrivato l’ultimo giorno di mercato e ho avuto un infortunio dopo una settimana che mi ha fatto restare fuori per dieci giorni. Al tempo la squadra stava giocando bene e quindi non era il momento di cambiare per Emery: lo capisco e lo accetto. Poi sfortunatamente Pau Torres ha avuto un infortunio e quindi è arrivato il mio momento di giocare”. Così, lo scorso gennaio, diversi club si erano interessati a lui. Tra questi c’era il Milan: “Non giocavo con continuità e quindi volevo trovare una soluzione. La mia priorità era giocare e in quel momento non era possibile, quindi ci sono stati contatti con altri club. Poi ho iniziato a giocare e i piani sono cambiati. Ma la Serie A è un campionato che mi piace”.
Adesso Lenglet pensa solo a finire al meglio la stagione con i Villains. Una semifinale di Conference da giocare e un quarto posto in Premier League da difendere. Sullo sfondo gli Europei di quest’estate: “Non ho ancora prenotato le mie vacanze, aspetterò un po’… Sono sincero, sarà difficile far parte della squadra. La rosa è molto profonda, ci sono tanti difensori centrali che stanno facendo bene. La competizione è alta: vedremo come finirà la stagione e poi aspetteremo la decisione di Deschamps. La Francia è in una buona posizione per lottare per vincere”. E in Germania, les Bleus porteranno sicuramente degli “italiani”: “Thuram ha fatto una stagione eccezionale. Ho guardato qualche sua partita negli ultimi mesi ed è un altro tipo di giocatore rispetto a prima. È forte nei duelli, fa gol e assist: è uno dei migliori attaccanti in Italia. Sono molto contento per lui, è uno che lavora duro ma sempre col sorriso. Anche Pavard sta giocando molto bene, non è mai facile lasciare il Bayern Monaco ma ha fatto la scelta giusta al momento giusto”.
Lenglet ha girato l’Europa, ma è sempre rimasto legato alle sue origini. “Sei anni fa sono diventato il presidente onorario del Chaumont-en-Vexin. È una piccola città non lontana da casa. Quando possiamo cerchiamo di aiutare i giovani giocatori a migliorare: non è semplice perché devi gestire tante cose. Ma siamo molto contenti di aiutare il club”. Clément come presidente onorario, suo papà Sébastien come direttore sportivo. Un po’ una chiusura di un cerchio, aperto venti anni fa nel giardino di casa e che oggi si chiude dietro le quinte di un club a pochi chilometri della sua Beauvais.
Con la collaborazione di Gabriele Ragnini e Gianluca Di Marzio
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