Interviste e Storie

Un berretto che fa sognare tutta l’Inghilterra: la storia del Legacy Cap

Legacy Cup (Imago)

La storia del berretto più famoso d’Inghilterra, finito in testa ai più celebri giocatori della nazionale dei Tre Leoni

Senso di appartenenza, identità, memoria: non c’è un Paese in cui il calcio venga visto in maniera tanto solenne come in Inghilterra, dove il “pallone” non è secondo davvero a nulla. Vale per i club, piccoli o grandi che siano, ma ancor di più per la nazionale.

Saranno i tanti anni passati dall’ultimo trofeo vinto, l’emozione di vedere i propri connazionali giocare a Wembley o l’amore per la propria terra, ma ogni volta che la nazionale inglese è in campo un intero Paese si ferma: ecco perché per ogni giovane calciatore esordire con la maglia dei Tre Leoni equivale al momento più alto della propria carriera.

Scrollando i social in questi giorni vi sarà capitato di vedere un video pubblicato dalla Federazione Inglese al termine della vittoria contro Andorra in cui si vede Thomas Tuchel – CT della Nazionale – donare un berretto a Elliot Anderson, centrocampista del Nottingham Forest che aveva appena giocato la prima gara in maglia Inghilterra.

Da qualche anno a questa parte, infatti, la FA (Football Association) ha deciso di premiare tutti gli esordienti consegnando un cappello rosso con tratti piuttosto “antiquati”. Si tratta del Legacy Cap, uno dei simboli più rilevanti del calcio – e dello sport in generale – inglese, le cui origini risalgono addirittura alla fine dell’800.

Tra rugby e calcio

Era il 1823 quando – secondo la leggenda – nella contea di Warwickshire per merito del giovane William Webb Ellis nacque il rugby. Uno sport sempre rimasto molto legato alla tradizione e ai valori del passato, che negli anni ha saputo anche accogliere elementi di novità e innovazione. Tra questi anche il famoso berretto citato sopra, realizzato in velluto e con una visiera ben riconoscibile, utilizzato a partire dagli anni quaranta dell’800 come accessorio per distinguere i giocatori di due squadre differenti. Ma non solo, perché ebbe – e ancora ha – un valore identitario: il suo scopo era quello di rafforzare la memoria storica, collegando le nuove generazioni agli antenati del rugby nazionale.

Ma come si è arrivati al calcio? Cappelli di questo tipo vennero usati anche dalla nazionale di football inglese nella prima partita della propria storia, giocata nel 1872 contro la Scozia. L’usanza venne poi persa, e a recuperarla ci ha pensato…Gareth Southgate. Proprio l’ex CT della nazionale (dimostratosi sempre molto legato ad aspetti tradizionali del calcio britannico), che nel 2019 – in occasione della 1000ª partita della storia dell’Inghilterra – ha deciso di consegnare a tutti i convocati una maglia speciale con cucito il loro legacy number (il numero progressivo assegnato in base all’ordine cronologico della loro prima presenza) a cui qualche mese più tardi si è unito anche il cappello commemorativo.

Inghilterra (Imago)

Il Legacy Cap, una leggenda contemporanea

Il Legacy Cap è dunque un cimelio introdotto dalla FA per celebrare i calciatori della nazionale, in modo da riconoscere formalmente tutti coloro che hanno rappresentato l’Inghilterra dal 1872 creando un filo storico unico tra passato, presente e futuro. Al di là del valore commemorativo, infatti, questo ha a che fare anche con il progetto più ampio che mira a creare un senso di appartenenza e identità.

Dal 2019 si è dunque deciso di consegnare i berretti ai quasi 1300 giocatori con almeno una presenza con la maglia dei Tre Leoni, provando anche a rintracciare le famiglie di quelli scomparsi. Un’usanza ripresa in parte anche dalla nazionale femminile, che in occasione del 50° anniversario della prima partita internazionale della propria storia ha lanciato una campagna simile, limitata però alla sola distribuzione dei numeri storici.

Leggenda e quotidianità che si uniscono, solennità e calcio che formano un connubio perfetto: perché l’Inghilterra, e il calcio inglese nello specifico, è anche questo. La nazionale è il sogno di tutti i calciatori, ma raggiungerla è sempre più complesso: per questo la Federazione ha deciso di premiare tutti coloro che hanno raggiunto questo traguardo con un oggetto tanto simbolico. Se un ragazzo inglese vi dice che il suo obiettivo nella vita è indossare un cappello, allora, non prendetelo per matto.

Alessandro Mammana

Classe 2004, credo che la prima parola uscita dalla mia bocca sia stata "palla". Da sempre innamorato dello sport, il calcio è stato il mio compagno di vita, sin dal giorno zero. Ci ho giocato per una quindicina di anni prima che il mio corpo dicesse stop, ma potevo mai starne lontano? Assolutamente no, ed ecco che tutte le telecronache virtuali fatte giocando a Fifa o Pes hanno trasformato quello che prima era solo un sogno in un obiettivo

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