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Lazio, Ruggeri al salto tra i grandi: “Studio all’università e sogno Nesta”

Romano di nascita, numero 13, fascia al braccio, maglietta della Lazio e fascia per i capelli. Ruolo? Non può che essere difensore. Per Fabio Andrea Ruggeri, capitano della primavera dei biancocelesti al terzo ritiro con la prima squadra, l’accostamento con Nesta è inevitabile: “È un paragone troppo grande. È stato un giocatore fantastico e di un’altra categoria. Sicuramente è un idolo“, spiega ai microfoni di gianlucadimarzio.com

 

PHOTO CREDITS: MARTINA CUTRONA

Il ritiro e la prima squadra

Ruggeri fa parte del gruppo che si sta allenando con Marco Baroni e ci ha raccontato le differenze più grandi rispetto al ritiro con Sarri: “Il ritiro procede bene. Sono arrivato il 16 luglio e ho già fatto un allenamento con mister Baroni. L’intensità è molto alta. Soprattutto sotto l’aspetto del lavoro fisico è un lavoro più dispendioso rispetto a quello di mister Sarri. In questi tre anni sono cresciuto molto, soprattutto lo scorso anno. Sono stato molti mesi con la prima squadra e ho avuto il privilegio di guardare da più vicino i miei compagni. Ho appreso molto“. 

 

PHOTO CREDITS: S.S.LAZIO

In campo, fin da subito, ha dimostrato la voglia di crescere e di lavorare. Questa voglia non è passata inosservata nemmeno ai suoi compagni. Ruggeri ci ha raccontato chi lo hanno “coccolato” di più: “Quelli che mi hanno preso sotto la loro ala sono Danilo (Cataldi, ndr) e tutta la linea difensiva, anche Radu quando era qui. Non c’è un compagno che è sato più duro nei miei confronti. Ci sta che in alcuni casi ti diano qualche consiglio ma lo fanno per il tuo bene“.

Dalla Primavera 2 alle finali scudetto: la crescita di Ruggeri con la Lazio

La consapevolezza non può che essere cresciuta. Ruggeri è passato dalla Primavera 2 a guidare i suoi compagni alle finali scudetto in questa stagione: “Essere in sicurezza e in fiducia è quello che compone un giocatore. Tutti questi mesi fatti con la prima squadra mi hanno aiutato a crescere molto“.

Il difensore classe 2004 ha parlato anche di tre allenatori che sono stati fondamentali nella sua crescita: Sanderra, allenatore della Primavera, Sarri, che lo ha portato per la prima volta in panchina in Serie A e in ritiro con la prima squadra, e Marco Baroni, che ha deciso di portarlo anche questa estare qui sotto le Tre Cime di Lavaredo: “Di Sanderra mi porto la mentalità vincente e la cura dell’energia positiva che portava nel gruppo. Di Sarri mi porto l’attenzione sulla linea difensiva. Con Baroni  sto notando che si lavora sull’essere pronti mentalmente e fisicamente“.

Tutto sotto controllo: dentro il campo e fuori

Ruggeri divide molto la vita privata da quella lavorativa. A testimoniarlo sono i suoi social dove posta praticamente solo i passi in avanti nel calcio. Sotto questo punto di vista si può il classe 2004 si può paragonare a Sinner: “Lui è un ragazzo molto mentalizzato e ha una mentalità molto forte. Non mi piace molto far vedere molti aspetti della vita privata. Preferisco tenerla per me“.

 

CREDITS PHOTO: MARTINA CUTRONA

 

Nonostante una carriera davvero promettente nel mondo del calcio, Ruggeri ha deciso di continuare il suo percorso di studi. La spiegazione è molto chiara: “Studio Scienze Motorie. Purtroppo questo è uno sport dove di sicuro non c’è nulla. Oggi giochi titolare e domani può cambiare tutto. È un preservarsi per il futuro. Lo studio mi occupa la mattinata e nel pomeriggio mi alleno. La prendo come una sorta di svago“.

Futuro a breve termine e a lungo termine

Sul suo futuro le valutazione sono in atto. Ruggeri, dopo le finali scudetto della scorsa stagione, è pronto a fare il grande salto: “È una cosa che stiamo valutando con il mio agente e la mia famiglia. Sicuramente l’idea è quella di andare a giocare fuori. A lungo termine punto a intraprendere una carriera con questa maglia“. Ma il sogno per il futuro è uno, ed è chiaro. Maglia della Lazio, numero 13, fascia al braccio.

Giuseppe Vignola

Classe 2001, ho sempre pensato che la gioia che può dare il calcio è imparagonabile a tutto il resto. Questa mia tesi, che può sembrare assurda, è stata avvalorata da un premio Nobel, Albert Camus, che disse: “Non c’è luogo in cui un uomo sia più felice che in uno stadio di calcio”. La felicità in uno stadio come tifoso l’ho provata, come calciatore non succederà mai, spero che quella da giornalista sia il mio futuro.

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