Il weekend appena trascorso è stato il migliore di sempre nella carriera di Alban Lafont. Sabato sera il portiere del Nantes è stato il man of the match nella partita contro il Paris Saint-Germain vinta clamorosamente per 3-1: parate, letture di gioco, uscite perfette e pure Neymar ipnotizzato dagli undici metri (è già il secondo rigore che para in stagione). Domenica poi si è svegliato con un bel ’10’ in pagella attribuitogli da L’Equipe. Sì, 10. Niente di meno: un premio che il noto quotidiano sportivo francese prima d’ora si era permesso di dare solo ad altri dodici giocatori, tra cui Lewandowski, Messi, Mbappé e Neymar, con questi ultimi tre che sabato scorso sono stati fermati – uno a uno – proprio dal giovane francese.
Gli altri giocatori che prima di Lafont avevano preso 10 in pagella su L’Equipe sono stati: Serge Gnabry (autore di quattro gol in Tottenham-Bayern Monaco 2-7); Dusan Tadic (due assist e un gol in Real Madrid-Ajax del 2019); Carlos Eduardo (trequartista brasiliano che segno cinque gol in Guingamp-Nizza nel 2014); Oleg Salenko (calciatore russo che segnò cinque gol in Russia-Camerun ai mondiali di USA 94); Franck Sauzée e Bruno Martini (rispettivamente centrocampista e portiere francesi che si resero protagonisti di una tripletta e di una prestazione perfetta in porta, in Francia-Grecia, finale dell’Europeo U21 nel 1988); Lucas Moura (in Ajax-Tottenham, quando segnò la tripletta che spedì gli Spurs in finale di Champions nel 2019); Lars Windfeld (portiere dell’Aarhus che nel 1997, proprio contro il Nantes, si rese protagonista di un match stratosferico, contribuendo alla vittoria della propria squadra in Coppa UEFA); poi i già citati Messi (per due volte), Neymar e Lewandowski. Ora alla cerchia si è aggiunto anche Lafont.
Sono almeno sette anni che sentiamo parlare di lui, eppure rimane sempre un ragazzino con una carriera tutta davanti a sé: oggi, infatti, ha 23 anni, ma è già capitano del Nantes. L’esperienza l’ha già acquisita, la personalità pure. Debuttò a 16 anni e 309 giorni, a Tolosa, diventando il più giovane portiere di sempre a esordire in Ligue 1. E anche la Serie A è stata una sua palestra. Nella stagione 2018/2019 è stato il portiere della Fiorentina: “Non mi sentivo completamente a mio agio né nel posto giusto. Sentivo la pressione e non riuscivo a rendere al meglio. Per questo decisi di tornare in Francia“. Dove ora è diventato un leader.
Settimana dopo settimana cresce e migliora a vista d’occhio. Il futuro è nelle sue grandi mani: “La gente si aspetta sempre di più da me“. Normale, per un ragazzo di cui si parlava benissimo già a 16 anni e che ora conferma tutte le grandi aspettative su di lui riposte. E pensare che avrebbe potuto fare il tennista: “Giocavo tanto a Tennis. Da piccolo dovetti fare una scelta. Ero indeciso, ma scelsi di fare il portiere“. Le palle ora le prende tutte. Anche senza racchetta.
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