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Kokorin e Mamaev, pugno di ferro: due mesi in carcere prima del processo

Ventisette e trent’anni. Due ragazzi, che sono riusciti a fare del loro amore – il calcio – un lavoro. Ma che, molto probabilmente, hanno buttato tutto al vento. I protagonisti, ormai, li conosciamo tutti: Aleksandr Kokorin e Pavel Mamaev rischiano sette anni di galera e la squalifica a vita. E in attesa del processo definitivo staranno anche in prigione per due mesi, sebbene i due abbiano deciso di fare ricorso.

Grandi amici, che insieme hanno fatto un grande errore. Aggredire a suon di botte e sediate un alto funzionario del Ministero del Commercio russo. Cosa di per sé inaccettabile, soprattutto quando a capo di tutto c’è un certo Vladimir Putin. Mamaev, poi, si è presentato subito alla polizia, il suo compagno di Nazionale ha invece optato per la fuga, per poi costituirsi in un secondo momento. Prigione per 48 ore, maglie ritirate da tutti gli store dello Zenit e del Krasnodar, le parole di preghiera da parte del padre di Kokorin, gli interrogatori di notte e poi il primo verdetto.

L’attaccante dello Zenit, a differenza di quanto fatto vedere da un disperato Mamaev, ha voluto sfidare tutti fino in fondo. Anche durante l’interrogatorio, dove fra battute e sorrisi rivolti alle telecamere si è dimostrato tutt’altro che spaventato e pentito, sebbene le sue parole in aula raccontassero altro: “Mi vergogno per il mio atto indegno – ha detto – chiedo scusa ai tifosi, ai fan e al club. Mi sono comportato in modo inaccettabile, farò di tutto per meritare il perdono e fare ammenda. Vi prego, non privatemi della mia libertà”.



Non ho intenzione di nascondermi, sono pronto ad aiutare le indagini, a consegnare il mio passaporto straniero. Voglio scusarmi pubblicamente con le vittime Queste, invece, le parole pronunciate da Mamaev. Ad entrambi, dunque, una sanzione pari a due mesi di carcere a scopo preventivo. Motivata dal fatto che la loro azione è stata condotta “Con cinismo e crudeltà”. Il che faceva temere ai giudici che, qualora li avessero lasciati in libertà, i due avrebbero potuto compiere altri atti simili oppure darsi alla fuga.

I due non avranno né cauzione né diritto alla libertà vigilata. Pugno duro, dunque. Anche nei confronti del fratello di Kokorin, Kirill. Che, infatti, aveva preso parte all’aggressione. Non al bar, non nei confronti del funzionario del governo. Bensì contro un altro uomo, Vitaly Solovchuk, autista di un canale tv, preso a calci e a pugni dai tre. Due mesi di carcere anche per lui, quindi. Questa la decisione. L’8 dicembre la prossima puntata, forse l’ultima. In attesa di quel giorno, Kokorin e Mamaev verranno trasferiti nel carcere di Butyrka, a Mosca. E l’incubo di una pena di sette anni è ancora vivo e concreto.


Redazione

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