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Dal no al gol: quella volta che Kempf rifiutò la Juventus

Marc-Oliver Kempf (IMAGO)

Il difensore del Como segna proprio contro quella che sarebbe potuta essere la sua prima squadre in Serie A

L’aveva rifiutata ai tempi del Francoforte perché “non convinto di lasciare la Germania così giovane”. Oggi è in Serie A, ma è un loro avversario. E per chiude il cerchio è arrivato anche il gol contro di loro.

Il no di Kempf nel 2013 alla Juventus è il più classico degli sliding doors: con la maglia del Como segna contro i bianconeri dopo 2’ dal fischio d’inizio.

Una rete, quella del difensore, dal sapore amaro per la Juventus. Per un’esultanza che arriva proprio sotto il settore ospiti.

Dal no al gol. Kempf illumina il Sinigaglia. E 12 anni dopo anche i bianconeri si ricordano di lui.

Una carriera in Germania, poi la sfida in Serie A

Più del lago e del buono cibo. Kempf ama la Serie A per il suo “gioco raffinato e tattico”. Molto più di quello vissuto per gran parte della sua carriera. La Bundesliga è stata il suo punto di partenza e la sua scuola di apprendimento. Francoforte, Friburgo, Stoccarda e poi Hertha Berlino. “Per i difensori, la comunicazione è cruciale. Parlare, aiutarsi e capirsi dentro e fuori dal campo: è così che possiamo rendere meglio come squadra”. A 29 anni, nel pieno della carriera, arriva l’opportunità della Serie A.

Grazie a lui il Como – ora – sa anche difendere con continuità ed efficacia nei 90′. Pressing, marcatura a uomo e rimpalli: Kempf ha cambiato ritmo e pelle dei biancoblù in meno di un anno. Grazie (anche) a lui, la squadra di Fabregas è la seconda miglior difesa del campionato. Cinque gol subiti e una solidità che non si era ancora vista da quando il Como è tornato in A. Con un Kempf in più, anche la classifica ha un sapore diverso. A pari punti contro quella Juventus che lo stesso difensore aveva rifiutato quando era adolescente. Vallo a capire il destino.

Lorenzo Bloise

Classe 2001, nato nel comasco, oggi pendolare a Milano. Amante dello sport in tutte le sue sfaccettature: giocatore di provincia di basket, con il calcio mi sono limitato alla PlayStation. Cresciuto tra un doppio passo di Cristiano Ronaldo e un fadeaway di Dirk Nowitzki. Davanti alla televisione, allo stadio o al palazzetto con la stessa curiosità di un bambino. Highlights, repliche, interviste e dirette notturne: ogni scusa è buona per non perdermi nulla. La letteratura mi ha aiutato a riscoprire la bellezza e l'efficacia delle parole: le stesse che mi permettono di raccontare ciò che gli altri si limitano a guardare. Storie, anedotti e culture che si intrecciano tra di loro: per me lo sport è questo e tanto altro.

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