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Leeds, Guardiola e la nonna: ‘the Yorkshire Pirlo’ Kalvin Phillips

Qualità, quantità e tanta fisicità. La Juventus sta cercando un profilo a centrocampo che possa essere una valida alternativa data la squalifica di Nicolò Fagioli e Paul Pogba. Nei giorni scorsi c’è stato un blitz di Manna e Giuntoli in Inghilterra per parlare di calciomercato. Tra i diversi nomi è spuntato quello di Kalvin Phillips, centrocampista del Manchester City

Solo 216′

Kalvin Phillips non sta vivendo la stagione che si sarebbe aspettato: solamente otto presenze tra campionato e coppe tra le quali sono una da titolare, in Carabao Cup. Un totale di soli 216′ che non ha permesso al centrocampista inglese di esprimere le proprie qualità. Oscurato da Rodri e Kovacic, Phillips sembrerebbe non rientrare più nei piani Guardiola. Di certo, la forza dell’ex Leeds non è in discussione. Pagato oltre 50 milioni due estati fa, Phillips rappresenta una risorsa e un investimento per il club di Manchester. Con i Citizens, nelle ultime due stagioni, ha totalizzato 29 presenze, senza alcun gol o assist. Ad oggi, l’altra faccia della medaglia del calciatore che abbiamo potuto apprezzare dalle parti dello Yorkshire.

“The Yorkshire Pirlo”

Un calciatore dall’indole “box-to-box” come si sente spesso dire da quelle parti. Una fisicità importante alla quale si uniscono fiuto del gol e assist. Kalvin Phillips, soprannominato “The Yorkshire Pirlo” dai propri tifosi ai tempi del Leeds, ha stupito l’Europa intera sotto la guida del ‘Loco’ Bielsa. Ma facciamo un passo indietro. Madre irlandese e padre giamaicano, un particolare mix culturale che, per certi versi, rende unica la figura di un calciatore che ha saputo reinventarsi nel corso degli anni. Entrato nell’academy del Leeds nel 2010, fa il suo esordio a Elland Road il 6 aprile del 2015 dopo essere stato aggregato gradualmente in prima squadra. Dopo aver indossato la fascia da capitano in tutto il settore giovanile, Phillips esaudisce il suo sogno. Un momento desiderato a più riprese. Saranno 14 gol e 13 assist in oltre 230 presenze. Un palcoscenico vissuto a pieno, dal primo all’ultimo giorno in maglia whites. Un exploit notevole che non è passato inosservato, nemmeno agli occhi del ct della nazionale inglese Gareth Southgate: non accadeva da sedici anni che un calciatore del Leeds venisse convocato dai Tre Leoni.

“Granny Val”

Phillips è sempre stato legato alla propria infanzia, nel bene e nel male. Il padre Mark era solito uscire e entrare di prigione a causa di alcuni reati. La madre, per dare un futuro ai propri figli, ha dovuto svolgere più di qualche lavoro per la propria famiglia. Phillips, fin da piccolo, ha rappresentato la figura paterna in una casa in cui la mancanza si è fatta sentire, e non di poco. Un sussidio importante arrivava anche dalla nonna Val, la persona alla quale Phillips è rimasto molto affezionato. Un legame profondo il loro. Pochi mesi dopo la scomparsa, durante EURO2020, Kalvin si è fatto scrivere il nome della nonna sugli scarpini. Qualche giorno più tardi, in seguito alla vittoria in semifinale contro la Danimarca, il centrocampista inglese ha indossato una maglia con scritto “Granny Val” sulle spalle. Un gesto semplice ma con un grande significato.

 

Una carriera vissuta tra alti e bassi, una storia che merita di essere raccontata. All’età di 27 anni è tempo di prendere la decisione migliore possibile per continuare a dare seguito al proprio cammino nel calcio internazionale. Senza mai dimenticare le proprie origini. 

Lorenzo Bloise

Classe 2001, nato nel comasco, oggi pendolare a Milano. Amante dello sport in tutte le sue sfaccettature: giocatore di provincia di basket, con il calcio mi sono limitato alla PlayStation. Cresciuto tra un doppio passo di Cristiano Ronaldo e un fadeaway di Dirk Nowitzki. Davanti alla televisione, allo stadio o al palazzetto con la stessa curiosità di un bambino. Highlights, repliche, interviste e dirette notturne: ogni scusa è buona per non perdermi nulla. La letteratura mi ha aiutato a riscoprire la bellezza e l'efficacia delle parole: le stesse che mi permettono di raccontare ciò che gli altri si limitano a guardare. Storie, anedotti e culture che si intrecciano tra di loro: per me lo sport è questo e tanto altro.

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