Corso Di Porta Ticinese, Milano. Rosso, nero e azzurro si uniscono. Due volti si mischiano e si stagliano sulla facciata di un palazzo. L’autore di una dualità che diventa unità è Jorit Agoch, artista internazionale con una passione per il calcio: “Da piccolo giocavo in strada a Quarto, alle porte di Napoli. Ed ero malato di Fifa. Sono stato chiamato per il lancio di Fifa 21 e non ci ho pensato due volte, anche se spesso non accetto questi lavori. In tre giorni ho dipinto l’opera su un pannello che poi verrà rimosso. Lo scopo principale del mio lavoro è esaltare le differenze. I due volti sono diseguali, entrambi con le proprie peculiarità. Un ragazzo indossa la maglia del Milan, l’altra quella dell’Inter”, ci racconta in esclusiva. Anche così ci si avvicina al derby del 17 ottobre.
Graffiti e murales, la modalità di espressione preferita da Jorit. Come immagine profilo su Whatsapp ha un dipinto su Diego Armando Maradona. Uno dei suoi capolavori, che si trova nel quartiere periferico di Napoli San Giovanni a Teduccio. Inevitabile la domanda: “Quest’opera è stata finanziata dai gruppi del tifo organizzato del Napoli, di cui ho fatto parte. E l’ho sempre avuta in mente finché non l’ho realizzata”. El Pibe de Oro visto come “Dios Umano”: “Diego mi ha ringraziato pubblicamente per quell’omaggio. Fu uno dei giorni più felici che io ricordi”.
Si dice anche che Maradona sia andato a vedere l’opera di persona. In incognito ovviamente. E sia rimasto estasiato: un guerriero dallo sguardo profondo, segnato da due strisce rosse sul volto, simbolo inconfondibile della Human Tribe dell’artista.
Una tribù allargata e multiculturale di cui fanno parte altri calciatori come Immobile e Hamsik, ma anche Che Guevara, Muhammad Ali, Pino Daniele, Ilaria Cucchi. “Queste persone aiutano a veicolare il mio messaggio. Giustizia sociale, potere della diversità. Ma dipingo anche per sprigionare tutta la mia libertà espressiva. Un esempio? Il dipinto di San Gennaro a Forcella. La faccia l’ho presa in prestito da un mio amico che faceva il carrozziere”.
Artista dai mille volti, Jorit vede nel calcio l’occasione per unire una comunità. “Il senso di appartenenza è tutto. Non mi sento di dare giudizi su chi interpreta il calcio solo come un lavoro e una fonte di profitto. Ma di certo non è come lo intendo io. Stimo i calciatori che hanno dato l’anima per la maglia, come Marek Hamsik”. Un nome pronunciato con nostalgia.
Abbiamo cominciato l’intervista parlando dell’opera a Milano, ma il cuore di Jorit è dipinto solo di azzurro. Inutile chiedergli un pronostico sulla stagione di Mertens e compagni. “Non posso rispondere, sono troppo scaramantico”. Jorit ride e dribbla. Domanda di riserva. Prossimo lavoro? “Riguarda ancora una volta lo sport. Sono a Rende e sto dipingendo Tommie Smith e John Carlos nell’atto di alzare il pugno alle Olimpiadi del 1968”. Giustizia sociale, potere della diversità: il mondo di Jorit Agoch. Artista. Di strada, uomo.
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