Jorge Carrascal, Flamengo (Imago)
L’esordio a 16 anni, poi gli infortuni, la gamba destra che rischia di essere amputata e la rinascita al Flamengo.
Quella di Jorge Andrés Carrascal Guardo è una storia che sembra scritta per un copione cinematografico, ma è solo la vita – dura e bellissima – di un ragazzo colombiano nato nel 1998 a Cartagena de Indias, città di mare, musica e sogni.
A soli 16 anni debutta con i Millonarios di Bogotà, dopo essere stato strappato da Chinquiquirá, quartiere poverissimo dove, come ha raccontato lui stesso, “Devi girare con un coltello in tasca, perché non sai mai chi ti salta addosso”.
Bastano tre partite con la squadra colombiana per far brillare il suo nome. Infatti, dall’altra parte dell’oceano se ne accorge il Siviglia Atlético, che lo porta in Spagna (battendo persino la concorrenza della Juventus). Ecco l’Europa, il calcio dei grandi.
Ma il sogno si spezza subito. Una sola partita con la seconda squadra del Siviglia e il ginocchio destro cede. I medici minimizzano, ma per Carrascal inizia un calvario senza fine: tre operazioni, una dopo l’altra, senza risultati. Finché un giorno arriva la verità. Un virus, nascosto nel ginocchio, lo sta divorando dall’interno.
Dopo la seconda operazione, Carrascal prova a rimettersi in pista, ma il dolore lo tormenta. In un allenamento, crolla e vomita per le fitte lancinanti: un campanello d’allarme che lo riporta dal medico. Lì, la verità nuda e cruda: un’infezione riecheggia nel ginocchio. “Sei stato fortunato”, gli dice il dottore, “Se avessimo aspettato un altro giorno, avremmo dovuto amputarti la gamba”. La terza operazione è un barlume di speranza: finalmente, il ginocchio migliora, e il calvario finisce.
Ma a Siviglia non c’è posto per lui. Così, nel 2017, riparte da Lviv, in Ucraina, con la maglia del Karpaty. Un anno di rinascita: gioca, segna e si diverte. Il club lo riscatta e il suo talento torna a splendere. Fino al 2019, quando arriva la chiamata più romantica, quella del River Plate. Indossa la numero 10, e vive tre stagioni tra bagliori e silenzi: 29 presenze e 5 gol, tanta classe, ma anche discontinuità. Questi numeri per i “Millonarios” non sono abbastanza e quindi si sposta in Russia: CSKA prima, Dinamo Mosca poi.
Tra il febbraio 2022 e l’agosto 2024 gioca 86 partite e segna 14 gol, un rendimento costante ma senza tante emozioni. Il richiamo del Sudamerica diventa troppo forte. Questa volta è il Flamengo a tendergli la mano: Filipe Luís, vede in lui il talento giusto per accendere la magia.
L’inizio è lento, appena 12 presenze, ma bastano due lampi per riaccendere tutto. Il secondo – che è il più importante – arriva nella semifinale di Copa Libertadores contro il Racing disputata la scorsa notte (giovedì 23 ottobre): un gol che scuote il Maracanã e ridà vita al sogno del Mengão. Ora la sfida si sposta al Cilindro di Avellaneda, ma con questo jolly colombiano in tasca, il Flamengo sa di poter sognare in grande.
Schierato trequartista sinistro, il colombiano era ovunque: un istante a dar man forte a Pulgar e Jorginho per tessere la tela, quello dopo a lanciarsi in attacco o a ripiegare in difesa. Un tuttofare indemoniato, con l’86% di passaggi riusciti – di cui il 90% nella metà campo avversaria – che ha fatto ballare la retroguardia de La Academia.
Poi, all’88’ il colpo che cambia la notte: ruba un pallone su Bruno Henrique, e con il destro, – lo stesso che stava per perdere – scarica un tiro che trafigge Cambeses. É 1-0, il Maracanã esulta e il Flamengo è avanti nella doppia sfida. Si deciderà tutto al ritorno, ma una cosa è certa: Carrascal si è ripreso il mondo. A colpi di destro.
A cura di Stefano Fantasia
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