“Sul mercato siamo bloccati dall’indice di liquidità, che non ho neanche capito che c***o sia”. Così parlò Maurizio Sarri il 9 gennaio 2022 al termine di Lazio-Inter. Una reazione condivisa dai meno avvezzi all’economia, anche loro ignari di cosa sia l’indice di liquidità, strumento che dalla stagione 2022/23 è un parametro preso in considerazione per la convalida delle iscrizioni delle società nei campionati di Serie A, B e C.
In questa sessione di mercato ci sta facendo i conti della Juventus, che con la cessione di Filippo Ranocchia al Palermo sistemerà i paletti per l’arrivo in bianconero di Tiago Djalò. Ma cosa è l’indice di liquidità? Cosa indica? Come si calcola?
“Si tratta di un indice che dimostra quanto un club sia in grado di poter rispettare i propri impegni finanziari”. Così il dottore commercialista e agente FIFA Valerio Giuffrida, intervistato da grandhotelcalciomercato.com (leggi qui l’interivsta integrale) ha definito l’indice di liquidità. Uno strumento che esprime la capacità dell’azienda di fare fronte agli impegni assunti, quindi utile a determinare l’eventuale carenza finanziaria. Questo indice è calcolato attraverso il rapporto tra le “Attività correnti” e le “Passività correnti”, all’interno di un periodo di 12 mesi. Semplificando, si tratta del rapporto tra la somma del denaro posseduto con quello dovuto dai propri creditori e i debiti e i pagamenti da estinguere.
L’indice di liquidità, criterio per l’ammissione nei campionati professionistici italiani, è presente nel nostro calcio dal 2015, quando la Federcalcio lo ha inserito come criterio all’interno del sistema di controllo economico-finanziario. Da quel momento, questo valore viene monitorato due volte all’interno di una stagione dalla Co.Vi.So.C (Commissione di Vigilanza sulle Società di Calcio Professionistiche) che, nel caso questo non rispetti i limiti stabiliti, può disporre il blocco di una finestra di mercato in entrata per una società.
Dalla prossima stagione cambia tutto. Chi non rispetterà i parametri stabiliti dall’indice di liquidità, invece di vedersi bloccato il mercato in entrata, non potrà iscriversi al campionato. Una stretta volta a un maggior impegno da parte di tutti i club di Serie A, B e C, i quali, se vogliono mantenere la propria categoria, dovranno rispettare il parametro. Per la Serie A, l’indice di liquidità stabilito dalla FIGC per la stagione 2023/24 equivale a 0,6. Per la Serie B e la Lega Pro il valore dell’indice richiesto è invece di 0.7.
Il controllo dell’indice di liquidità, comporta l’instaurarsi di vicende con ripercussioni sul calciomercato delle squadre. Infatti, oltre all’aumento di capitale, improbabile soprattutto nel periodo post-pandemico, il metodo più semplice per rientrare nei parametri dell’indice è quello di liberarsi dagli ingaggi, o cedere giocatori. Questa è la ragione che ha portato al ritornello che da anni accompagna le campagne di calciomercato di molte società: “Prima di acquistare dobbiamo vendere“, scatendando il dubbio di Sarri.
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