Occhio al nome: “Luiz Felipe Marchi”. Con la
“zeta” finale di David Luiz. Anche se i suoi modelli sono altri:
“Maldini, Tiago Silva”. Precisazione doverosa sintetizzabile così, in
tre motivi. Vai coi primi due: sulla maglietta c’è scritto “Ramos” ed
è facile confonderlo, tant’è che la Uefa ha scritto
“Luis” sulla distinta, ufficializzandolo all’Europa (League) con una “S”
che non c’entra: “Luiz Felipe Marchi”. Col 27, grazie. E un appunto:
non si può sbagliare il nome del migliore in campo. Matita blu.
Perché Luiz Felipe, nell’1-0 contro il Nizza, è da 7 in pagella: “Lavoro
per arrivare in alto, devo tutto a Inzaghi e alla società”. Che ora vola in Europa a punteggio pieno (leggi qui).
Materia:
scouting. Tutti voti alti. E una programmazione appoggiata da Lotito: “E’
stato scoperto grazie alla struttura di Tare”. Acquisto mirato: Luiz
Felipe è stato pagato 500mila euro, ha un contratto fino al 2020 e guadagna
meno di tutti (200mila euro). Due anni fa giocava in Serie D e oggi ferma
Balotelli: “Non temo nessuno”. Due interventi da centrale navigato,
efficaci e puliti. Bene bene per uno “rapido, veloce e attento nell’uno contro uno”. Parole sue. Lezione imparata dalla gara d’andata, quando Mario lo prese
in controtempo diventando “Super” col suo Nizza. Misure prese, contro Balo chiude in scivolata e salva un gol, poi lo ferma col corpo. Sfida vinta. Inzaghi
se lo gode, l’ha valutato in entrambi i ritiri e oggi ha una risorsa in più:
“E’ da applausi, si sta allenando bene dall’inizio”. Auronzo, l’Austria, l’esordio in casa contro il Milan. Critiche spazzate via: “I miei
compagni mi dicono sempre di stare sereno”. Tranquillo, senza pressioni. Sta crescendo insieme alla Lazio.
Tutti gli vogliono bene, specie il gruppetto brasiliano con Mauricio e Felipe
Anderson. Tra loro anche Bastos, che parla portoghese. Sempre insieme: storie su Instagram, sushi-time da Sambamaki, passaggi
in macchina per andare a Formello, dove Luiz è sempre tra i primi ad arrivare. “Bravo
fratello”. E ancora: “Sei stato il migliore in campo”. Il suo
profilo è pieno di commenti, da Strakosha a Leiva. Più la
“profezia” di Wallace prima dei 10′ minuti dell’Olimpico: “Mi
diceva che sarebbe arrivata la mia opportunità”. Verissimo. Luis Alberto
lo chiama “hermano” e gli fa domande scomode sui social: “Chi
sei, Sergio Ramos o Maldini?”. E il ragazzo così: “No, sono solo Luiz
Felipe”. Uno che si è allenato in silenzio sfruttando l’occasione: 4 gare
da titolare in Europa League, altre 4 in Serie A. 458 minuti di affidabilità.
Arrivò in Italia l’anno scorso, dopo un’espulsione record con la maglia
dell’Ituano, cartellino rosso dopo 30 secondi. Tappa a Salerno, primo
gol tra i pro nella prima gara da titolare contro il Benevento: “Un’emozine
che resterà per tutta la vita”. Ha fatto il terzino, il centrale, è stato in Under 20 con la Selecao e ama
“impostare l’azione a testa alta”. Arrivò da sconosciuto, in Brasile giocava in D. Oggi ferma Balotelli e si è comprato anche la macchina. Un grazie a Inzaghi, alla Lazio e pure alla Uefa, che ora non sbaglierà più. Occhio al nome.
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