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​I video, i consigli e le “10mila ore di allenamento”. Ecco Andreas Cornelius, punta danese a un passo dall’Atalanta

Quando si dice ‘metterci la testa’. Perché non basta il metro e 93 di altezza e quanti sono i gol arrivati così piuttosto che di mancino. Anche se sono tanti, sì. Frutto di ore e ore di pratica in allenamento. “Fino a 10mila”. Orologio in mano (?) e Andreas Cornelius lì, sui campetti, ad affinare quei colpi. “Ma quante finestre rotte giù in cortile…”. Storie di un ragazzino qualunque che per le vie di Copenaghen, insieme agli amici, appena trovava qualcosa di rotondo la prendeva a calci. Nato tutto per gioco, insomma. Fino a diventare la sua professione, perché aveva qualcosa in più degli altri e alla fine si ritrovava sempre a giocare con quelli più grandi della sua età.

Futuro in Serie A – Ventiquattro anni, un presente al Copenaghen e un futuro all’Atalanta. Nei giorni scorsi Cornelius è stato in Italia, ha incontrato il club personalmente, ma anche in passato è stato vicino alla Serie A, quando era il Milan che aveva provato a prenderlo in sinergia con il Pescara. Con l’Atalanta adesso mancano solo gli ultimi dettagli poi questa operazione (da circa 3,5 milioni) potrà chiudersi. E Cornelius cambierà squadra per la terza volta in carriera: cresciuto nel Copenaghen, si è trasferito al Cardiff nell’estate 2013 ma nel gennaio 2014 rieccolo in Danimarca. La parentesi in Galles infatti non è stata proprio da ricordare. Ma la ‘testa’ era sempre lì. E se non gli serviva per fare gol, l’ha usata per ritornare a casa sua quel ‘Leone’ che tutti aspettavano e che finora in stagione ha realizzato in tutto 16 reti e 9 assist.

Passato, segreti e quel pensiero di smettere… – Ma la via del gol non l’ha sempre trovata con questa facilità. “Ho anche avuto periodi in cui non ho avuto la fortuna di crearmi il giusto spazio. Ma quando la squadra gioca bene e crea tante occasioni è meglio, non c’è dubbio”. Come dargli torto. La sua ricetta prevede “ripetizioni, ripetizioni, ripetizioni”. Eccolo, il suo segreto. Provare e riprovare, finché non riesce. Come quando da piccolo guardava ore e ore di partite, solo per poter riproporre al campetto qualche giocata. E poi i consigli, tanti, di chi gli è stato sempre vicino. Dagli allenatori avuti che gli consigliavano di non fare tardi la sera, e che dopo il primo contratto firmato “mi hanno detto che passare dalla mia bici arrugginita al Mercedes era troppo… così ho comprato una macchina più piccola”. Fino alla famiglia. Quando Cornelius non era nemmeno 17enne aveva pensato di smettere: “Ho iniziato a crescere molto, questo mi ha causato qualche problema, lavoravo troppo e il mio corpo non reggeva tutto quel lavoro. Poi mi hanno detto ‘Non è possibile, non puoi smettere così’. Mi hanno ridato motivazioni, vedevano quanto mi rendeva felice giocare. Così ho ricominciato, con la voglia di essere migliore di prima”. Ammirato dagli addetti ai lavori e dalle ragazze, come quelle che in passato, dopo un autografo, gli hanno chiesto l’amicizia su Facebook. “Ma è meglio che la mia fidanzata non lo sappia…”, diceva.

Nazionale – Dall’Under 18 ha effettuato tutta la trafila delle giovanili fino all’esordio con la nazionale maggiore a 19 anni, nel 2012. Da allora ha collezionato 11 presenze e sette reti, compresa una tripletta contro il Canada. Nelle ultime uscite (Qualificazioni al prossimo Mondiale), si è visto in campo al fianco di Poulsen o qualche metro più avanti di Eriksen nel 5-3-2, oppure punta centrale nel 4-2-1-3 con ai lati sempre Poulsen e Jorgensen. Insomma, Cornelius si adatta anche in nazionale, nella Danimarca di Hareide che lo alterna a Dolberg. “Sono diventato un giocatore più completo”, ha dichiarato in un’intervista recente parlando di quello che chiede il ct Hareide che lo considera “un attaccante di livello internazionale che è abituato a vivere con la pressione”. Per questo la voglia di guadagnarsi la maglia da titolare è sempre tanta, anche a prescindere dalle assenze dei compagni. E mettendoci sempre ‘la testa’. In area e fuori dal campo.

Guendalina Galdi

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