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“Lu Quataru”, mare e i video di Kobe: l’origine dell’onda danese Hjulmand

“C’è del marcio in Danimarca!”. Nessun intrigo, tradimento, inganno o ambizione di potere, come in Shakespeare. Nemmeno re, regine o guardie al loro cospetto, nonostante siano due monarchie. Eppure ad agitare i sogni del popolo inglese è proprio un danese: Morten Hjulmand. Un gol bello e importante, quello dell’ex capitano del Lecce contro l’Inghilterra che regala il secondo posto momentaneo nel gruppo C alla propria nazionale.

Dal Salento alla Germania: Morten Hjulmand

Come il flusso delle onde del mare mosso. Si forma al largo, e negli ultimi metri prima della riva prende velocità, agita il fondale e scarica tutta la potenza sulla sponda della spiaggia. Una metafora per descrivere il gol di Morten Hjulmand contro l’Inghilterra. Un vero e proprio “monologo” scritto e recitato. A renderla attendibile non è solo quel “mi manca moltissimo” rivolto al mare di Lecce nel post gara dal centrocampista classe 1999.

Forse tra una passeggiata in solitaria e un piatto di “Lu Quataru” (zuppa di pesce), su una terrazza affacciata sullo Ionio a Santa Caterina, qualche pensierino l’avrà anche fatto. Sì, ma dalle sensazioni suscitate dal mare salentino alla responsabilità di rappresentare una nazione agli Europei il gap è evidente. Non per Morten, che quella gioia la scatena. 1.267,2 chilometri separano la Danimarca dalla Gran Bretagna. Sempre che non ci sia un pallone nel mezzo; in quel caso la distanza si riduce a soli 30 metri.

30 metri di Europa

No, non c’entrano le fantasie a bordo spiaggia di Hjulmand. È la realtà dei fatti. Morten riceve palla al centro del campo, si porta in avanti con “furiosa” eleganza e come un’onda – quasi anomala per la sua potenza – scaglia un destro secco verso la porta di Pickford. Palo interno e gol. 30.9 metri di distanza separano, al 34esimo del primo tempo, Inghilterra e Danimarca. A colmarli l’ex capitano del Lecce. Onde: una dopo l’altra. Quello di Hjulmand è il gol segnato da più lontano in una fase finale della competizione continentale. Il record precedente risale all’edizione 2021. Ma non sarà che…? Sì, anche a Euro2020 il gol dalla maggiore distanza lo realizzarono i danesi. Trenta metri anche in quell’occasione, per opera di un altro volto noto alla Serie A come Mikkel Damsgaard e, dulcis in fundo, sicuro e puntuale come lo scorrere delle acque: contro gli uomini di Southgate.

Vieira, Kobe e Corvino: il dolce mare di “compà” Morten

“Non segna”, lamentava qualcuno a Lecce. Nonostante il mediano prelevato dall’Admira Wacker in Austria iniziasse a entusiasmare lo stadio Via del Mare a forza di assist e giocate da regista puro. Lui che nasce mediano e potrebbe dedicarsi solo al recupero dei palloni. No, l’ammirazione per Patrick Viera e l’Arsenal insegna che si può andare ben oltre. Un po’ come nella ricerca del talento; si scrive “azzardo”, si legge Corvino. Tre stagioni in Salento per Hjulmand, nessun gol, vero, ma una maturazione professionale che lo porta sul podio “delle (mie) tre migliori scoperte degli ultimi dieci anni” – sentenzia il dirigente giallorosso. Quattro le reti realizzate alla corte di Amorim allo Sporting dove conosce l’Europa League.

Photo credits: Domenico Bari

La sua cessione si rivelerà molto remunerativa per il Lecce; squadra che saluta da capitano, anzi da “compà”, perché in famiglia funziona così. Con i suoi tiri verso la porta inglese gli scandinavi registrano il doppio delle conclusioni dei Lions nei primi 45 minuti. Piccole gocce nell’immenso e sempre più dolce mare che, tra una spadellata di orecchiette, come tradizione pugliese gli trasmette, e un video motivazionale di Kobe Bryant, trasporta Morten verso il sogno della Danimarca.To be or not to be…England?”. La ricerca della propria identità parte da lontano. Sì, 30.9 metri: l’origine dell’onda Hjulmand. 

Alvise Gualtieri

Nasco all’ombra delle Torri in un giorno che ricordo solo io e nell'anno del rigore di Pasadena. Baggio? Il calcio. Cresco nella “Terra Solatia” con la Laguna come sfondo. Mi svincolo tra codici giuridici e penna. Tra atti e storie so sempre cosa scegliere. La scrittura, forse, un dono del destino scoperto prima dagli altri grazie a un gol di tacco di Del Piero. Djokovic e VR46 le ragioni di una passione. B.B. King e David Gilmour: galeotta fu quella chitarra. Kurt Cobain il mito. La montagna nel cuore. Camminando, pensando e scrivendo. Ma non mi sento “Dante”. Basso profilo, costanza e affari miei. Filosofia vincente? Lo dirà il futuro.

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