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Ciao Marek, slovacco napoletano

Alla fine Marek Hamsik ha lasciato. Per davvero. I tifosi napoletani per un momento avevano sperato in un ripensamento, nell’ennesimo atto di questa fantastica storia d’amore con il loro capitano. Il dietrofront annunciato dal Napoli, però, è stato solo momentaneo. Marek è andato via, proprio in quello che da tutti è riconosciuto come il giorno dell’amore. Ma che oggi, a Napoli, segna la fine di un’epoca. Hamsik è sempre stato un leader
silenzioso per il Napoli. Invece che le parole, lo slovacco ha sempre
preferito far parlare i fatti. All’apparenza timido e freddo, ma dal
cuore caldo. Probabilmente proprio per questo motivo ha lasciato Napoli così, all’improvviso. A mercato chiuso, senza quel via vai di
notizie che certamente avrebbe spaventato un’intera città. Ma che,
probabilmente, gli avrebbe regalato un finale migliore, con quel
saluto che avrebbe meritato e che invece non ha avuto.

Alla fine Hamsik se n’è uscito in sordina, così com’era entrato quasi 12 anni fa. Sbattendo la mano
forte sul cuore all’ultima al San Paolo con la Sampdoria ed alzandola al cielo, come a dire sarete sempre qui. Un saluto semplice, senza quei sentimentalismi eccessivi che
a lui non sono mai piaciuti. Da quel giorno il susseguirsi di notizie ha fatto il resto, con lo slovacco che ha atteso il momento dell’addio nel silenzio più
assoluto. Probabilmente questo avrà reso il tutto un po’ meno
difficile e certamente non avrà creato ancor di più quella
sensazione di vuoto nel cuore che si ha quando si lascia una casa,
una famiglia, una città. La sua città.

Già, perché Napoli era ormai
diventata la casa di Marek Hamsik. Chi
l’ha detto che bisogna essere nati e cresciuti a Napoli per
rispecchiare il vero spirito partenopeo? Negli ultimi dodici anni c’è
riuscito uno slovacco. Apparentemente freddo e timido, ma che l’arte
di arrangiarsi l’ha imparata già da bambino. Proprio come un vero
napoletano
.

Per iniziare la sua carriera e
trasferirsi allo Slovan Bratislava, il padre di Hamsik decise di
vendere l’auto di famiglia per racimolare i 3000 euro che avrebbero
permesso al piccolo Marek di coronare il suo sogno trasferendosi
nella squadra più importante della Slovacchia dal piccolo Jupie
Podlavice. Sei mesi dopo fu ceduto al Brescia, quando si dice un
investimento azzeccato… Ben 15 anni dopo, invece, Marek Hamsik
firma un contratto da 9 milioni a stagione con il Dalian, lasciando
il campionato di Serie A da bandiera di una delle squadre più
importanti per rendimento e costanza delle ultime stagioni in Italia.

E
lo fa, soprattutto, da recordman di presenze in tutte le
competizioni, avendo superato di 8 partite lo storico capitano
Bruscolotti. Da recordman di gol: 6 in più di Diego Armando
Maradona. Da calciatore che ha collezionato più partite in Serie A,
in tutti i campionati e in competizioni UEFA. Numeri che hanno
permesso a Marek Hamsik di scrivere il suo nome a caratteri cubitali
nella storia del Napoli.

L’INIZIO DI UNA FAVOLA

La vita e, soprattutto, la carriera di Hamsik la si può racchiudere in più date cruciali. La prima? 31 agosto 2004. Si può dire che da questo giorno sia iniziata la sua favola. Il piccolo Marek sbarca in Italia, al Brescia. ‘Ha grandi qualità tecniche e la maturità di un adulto, mi ricorda il Gatti di Perugia e un Nedved meno esplosivo’ disse di lui Serse Cosmi. Dalla Primavera alla prima squadra, il salto fu immediato. Come non essere impressionati dal suo talento? Una volta in ritiro sfidò Agliardi e Viviano sui calci di rigore: ne segnò 56 consecutivi. Categoria superiore! Il primo gol, infatti, lo segnò in Coppa Italia al Milan, non una squadra qualunque. Dall’altra parte c’erano Seedorf, Stam, Costacurta, Rui Costa, Inzaghi, Gattuso: primo messaggio tra i grandi, a quel calcio che gli apparteneva di diritto.

MAREK E IL NAPOLI NEL DESTINO


La seconda data che ha cambiato la storia è 11 febbraio 2006. A Brescia fa freddo, al Rigamonti arriva l’Albinoleffe e sugli spalti c’è Pierpaolo Marino, direttore generale del Napoli. Che però è lì a osservare Omar Milanetto, obiettivo di mercato degli azzurri. In quella partita Hamsik gioca poco, non fa neanche grandi cose. ‘Fui incuriosito dalla capigliatura e dal nome, ma ebbi come una scossa e pensai: questo diventa un campione’. Intuizione geniale, assecondata da De Laurentiis. Una stretta di mano con Corioni e… affare fatto: a Napoli per 5,5 milioni di euro. Destino! E se un giorno dovesse essere stilata una classifica sui grandi affari della storia del calcio, Hamsik avrebbe certamente un posto nelle prime posizioni. E pensare che quando arrivò il primo giorno a Napoli, lo slovacco fu accolto con freddezza. Ben altro trattamento i napoletani riservarono al ‘Pocho’ Lavezzi. Perchè Hamsik veniva visto sì come un giovane di prospettiva, ma non come quell’acquisto capace di accendere la fantasia dei tifosi azzurri che proprio in quell’anno riabbracciavano una Serie A che mancava da sette lunghissimi anni, vissuti tra fallimento, Serie C e tanta sofferenza. 28 giugno 2007, un’altra data: quella più importante, in cui inizia la storia d’amore tra Napoli e lo slovacco.

LA CRESCITA, DI GOL IN GOL… A CRESTA ALTA

Hamsik ci mise davvero poco per far ricredere tutti i napoletani. Il primo gol contro il Cesena in Coppa Italia, poi una prodezza alla terza giornata in campionato: inserimento nella difesa della Sampdoria, sterzata e palla all’angolino. Un gol alla Hamsik! Di testa, di destro e di sinistro: 121 volte Marek. Palla in rete e… su la cresta. L’evoluzione c’è stata anche lì. Arrivò con una cresta che si intravedeva in una folta chioma, oggi è rasato sui lati e la sua cresta punta ben più in alto: sinonimo di sicurezza. Riduttivo definirlo centrocampista, calciatore a tutto campo capace di andare in gol con una facilità incredibile. Sempre in doppia cifra in azzurro, tranne che nei primi anni di Benitez e Sarri. Una certa intelligenza tattica, Hamsik, l’aveva sin dai primi giorni. Ma è incredibile il modo in cui questo ragazzo sia cresciuto negli anni. Nel primo anno con Reja correva praticamente a tutto campo, con Mazzarri svolgeva un ruolo fondamentale dal punto di vista tattico. Benitez lo utilizzava più avanti, da trequartista nel 4-2-3-1. Con Sarri, probabilmente, ha fatto il definitivo salto di qualità, diventando una perfetta mezzala moderna, capace di sfruttare gli spazi tra le linee come pochi. ‘E’ un fenomeno, per me è insostituibile’, parola dell’ex allenatore azzurro. Con Ancelotti, infine, c’è stata l’ennesima evoluzione, a 31 anni. Centrocampista centrale in un centrocampo a quattro, (quasi) regista con compiti di far girare alla squadra schierato al fianco di un mediano fisico come Allan. Un ruolo del tutto nuovo, per un calciatore che aveva sempre preferito giocare nella metà campo avversaria nel corso della sua carriera.

LE TENTAZIONI ED UN 17 CHE NON FA PIU’ PAURA

Più di 10 anni di Napoli, capitano e simbolo della squadra azzurra. Ma le tentazioni, per Marek Hamsik, non sono di certo mancate. Si è parlato di Milan, di Juventus e di altri grandi club europei. Offerte respinte, sempre: ‘No, grazie!’. Perchè c’è da scrivere la storia, del Napoli. Rinnovo a vita e fascia di capitano. Con quel 17 sulle spalle, un numero che a Napoli ha una storia da dividere tra l’avanti Marek e il dopo Marek. Prima era quello della sfortuna, negli anni è diventato quello dei gol e delle vittorie. Come quella, in Coppa Italia, contro la Juventus: segnò Cavani e segnò Hamsik. Che il suo nome lo ha impresso in tutte le grandi notti vissute in questi anni: dalla Champions League al campionato, quando le partite pesavano c’era lui.

LA FINE DI UN’EPOCA

Alle tentazioni italiane ed europee, nel corso degli anni, ha
resistito Marek Hamsik. Alla fine, però, lo slovacco ha deciso di
vivere un’altra esperienza, una delle ultime della sua carriera. In
estate il suo trasferimento in Cina fu evitato da quella chiamata di
Ancelotti, che gli propose un ruolo centrale nel suo Napoli. L’addio
e il viaggio in Asia, però, è stato rinviato soltanto di qualche
mese. Hamsik lascia un Napoli completamente diverso da quello che
aveva trovato 12 anni fa. Lo slovacco era arrivato all’indomani della
promozione degli azzurri in Serie A, oggi va via da una realtà che
si è consolidata ad alti livelli in Italia e in Europa. Si può dire
che Hamsik sia diventato grande con il Napoli e che il Napoli sia
diventato grande con Hamsik
. Anche perché nel corso di questi anni,
quella azzurra, è stata spesso la squadra associata a grandi
campioni. È stato il Napoli di Lavezzi, il Napoli di Cavani, il
Napoli di Higuain, il Napoli di Mertens ed Insigne. La grande verità,
però, è che per 12 anni è stato sempre e solo il Napoli di Marek
Hamsik! Fino al 2 febbraio, giorno dell’ultima partita. E fino al 14 febbraio, giorno dell’amore e del definitivo addio dello slovacco. Che certamente segnerà la fine di un’epoca e che,
probabilmente, farà sentire ogni napoletano un po’ più solo.

Mario Lubrano

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Mario Lubrano

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