Categories: Interviste e Storie

Un vichingo in laguna: la passionale freddezza di Gytkjaer

Nato per essere decisivo. Carattere e personalità, Christian Gytkjaer si racconta (anche) così. In una parola, freddezza. Quasi come se avesse interiorizzato quella variabile tipica dei paesi in cui si è formato e forgiato. Danimarca, dove è nato. Norvegia e Polonia, dove si è affermato. Una freddezza in campo che, però, non rispecchia la sua persona. Passionale e sorridente, amante delle piazze calde e delle realtà che vivono d’amore. D’altronde, lui ha sempre (ri)cercato il sole. Ma ci torneremo. Dopo stagioni importanti al Lech Poznan, l’arrivo in Italia. Un arrivo, o meglio, una intelligente intuizione che porta il nome di Filippo Antonelli. Due strade che si sono viste, incrociate, unite. Il ds lo porta a Monza nel 2020. Gytkjaer entrerà ben presto nella storia dei brianzoli.

Questa estate tornano insieme, di nuovo. Antonelli chiama, Christian risponde. Questa volta a Venezia. “Un ragazzo di spessore e un grande professionista che ho avuto modo di conoscere negli ultimi anni a Monza. Averlo portato qui è un punto di partenza per costruire una mentalità vincente. E nel cielo di Marassi il danese è tornato a staccare più in alto di tutti. Un colpo di testa per dare avvio alla rimonta. Un gol per essere grandi. Lui sa come si fa. Un vichingo è arrivato in laguna. E Venezia, con i suoi tifosi, ha iniziato a conoscerlo. 

     

Credit: Venezia F.C.

 

 

Un posto al sole

Mi piacerebbe giocare sotto al sole”. Un desiderio chiaro nella testa di un giovane Christian, mentre cercava di affermarsi tra i campi del Nord. Una volontà conquistata dopo anni con il suo arrivo nella penisola. Gytkjaer ha trovato l’Italia. Gytkjaer ha trovato il suo posto al sole. Nel 2020, dopo i 24 gol con il Lech Poznan, il ds Antonelli lo porta a Monza. La convinzione che quel ragazzo danese possa essere l’uomo giusto per le ambizioni brianzole. E tale si è rivelato. L’uomo giusto. Anzi, decisivo e determinante. Un giocatore capace di scrivere la storia. Prima con il gol promozione nella finale playoff contro il Pisa (dopo aver segnato anche all’andata). Poi con la rete che ha regalato la prima vittoria del ritorno in Serie A contro la Juventus. Nessuna riverenza, l’attaccante vive della sua fredda passione. Il sole fa bene.

Un sole ancora più bello se splende su Venezia, “la città più bella del mondo, c’è un’atmosfera unica”. Dopo tre stagioni, la necessità di nuovi stimoli. Decisiva la chiamata del ds Antonelli. L’obiettivo è ripetersi. Coltivare una mentalità vincente per dare forma alle ambizioni del Venezia. Una mentalità vincente da affermare nei momenti più delicati, come la notte di Marassi. 72, il minuto dell’entrata in campo. 76, quello del gol del pareggio. Una traversa e poi la vittoria firmata Tessmann. Una rete pesante. Una rete decisiva. Decisiva come Christian. 

   

Credit: Venezia FC.

 

 

Comuni ambizioni

Dal Nord Europa al Nord America, è lì che si disegna la vittoria del Venezia a Genova. Una rimonta completata grazie al gol di Tanner Tessmann, intelligente nel cogliere e approfittare dell’errato posizionamento di Stankovic. Punizione diretta, abbraccio dei compagni: il talento statunitense si conferma elemento fondamentale nella squadra di Vanoli. Anche se a Venezia, il classe 2001 poteva non esserci più. Dopo le prestazioni della scorsa stagione, diverse le richieste per lui. Alcune arrivate anche dalla Serie A. Offerte rifiutate, Tessmann rimane a Venezia. Comuni ambizioni legano il club e il ragazzo. La volontà di costruire qualcosa di importante, insieme. 7 punti in 3 partite, non male come inizio.

A cura di Nicolò Franceschin

 

Nicolò Franceschin

Nato nel 1997 tra Milano, Como e Lecco. Laureato in Giurisprudenza, ma ai codici ho preferito una penna. Cresciuto con Maradona (il calcio), ma anche Ronaldinho e Sneijder. Il fascino del numero 10. Credo nella forza delle parole. Verità e narrazione. In giro in macchina per stadi, campi e strade alla ricerca di nuovi colori da scrivere, perché ognuno ha una sua sfumatura. Le note del telefono che si riempiono di storie, alcune il cui finale è ancora tutto da scrivere. Una di queste è la mia. Raccontare emozioni e dare voce a chi non ce l’ha.

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