Ultras nel cuore, presidente di professione: “Nella vita non si cambia, resto uno della curva”. Accento toscano, semplice, poco istituzionale. C’è una firma speciale sull’impresa del Grosseto neopromosso in Serie C, è quella di Simone Ceri: “Non chiamatemi presidente per questi colori ho rischiato quasi l’arresto. Il troppo amore, a volte, porta pesanti conseguenze”, rivela a gianlucadimarzio.com.
Dai gradoni dello ‘Zecchini’ alla guida del club. Oggi è il numero uno della società nata dalle ceneri dell’ultimo fallimento. “Mai avremmo pensato di ritrovarci nei professionisti in così poco tempo. Con la mia famiglia nel 2012 rilevammo una squadra di terza categoria, il Roselle, la portammo fino all’Eccellenza, poi decidemmo di spostare il titolo a Grosseto dove la vecchia proprietà aveva fatto terra bruciata…”.
52 punti al momento della cristallizzazione delle classifiche, due in più del Monterosi, sorpassato nello scontro diretto poco prima del lockdown, una vittoria sulla quale avrebbero scommesso in pochi: “L’obiettivo iniziale era la salvezza, siamo una società piccola e povera, ma nel calcio la fame conta più dei soldi”, prosegue Ceri, “Non ho mai pensato di poter vincere il campionato, neppure quando abbiamo raggiunto il primo posto. Continuavo a guardare la distanza dalla zona play-out”.
Un nuovo modello di club, aperto ai tifosi tutta la settimana: “Hanno uno spazio nel centro sportivo dal quale fanno una trasmissione radiofonica. Sono padroni quanto noi". Simone Ceri ha cambiato il ruolo ma non le abitudini: “Non ho mai visto una partita dalla tribuna, faccio le trasferte con i tifosi, in casa, invece, mi metto sulla pista di atletica con mio figlio, sotto la curva”. Inevitabili le dediche, da ultrà e da presidente: “A mio suocero Frank, scomparso nel primo anno di Eccellenza, al ‘Coscia’ e al ‘maialino’, il vecchio custode del campo di Roselle”.
“Yes, we cheer Grosseto”. Oltre i confini, la distanza, la categoria, con un cuore toscano che batte anche in Gran Bretagna. Ha fatto il giro del mondo la storia dei trenta ragazzi d’oltremanica divenuti tifosi del Grosseto. La bandiera sul Tower Bridge sventola più forte che mai: “Questa vittoria è anche la loro”, commenta il presidente: “E’ un onore avere sostenitori nelle nazioni che hanno inventato il calcio. Speriamo che l’emergenza Covid ci dia una tregua per organizzare una grande festa insieme”. Il Grosseto è in Serie C: “E’ un altro mondo, salvarsi sarebbe un miracolo. Confermeremo gran parte di questa squadra, niente grandi nomi ma faremo la guerra tutti”. In curva c’è un nuovo coro: “Simone Ceri uno di noi”, il presidente-ultrà che ha fatto rinascere il Grosseto.
di Fabrizio Caianiello
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