Sta trascinando il Messico al Mondiale Under 20 ma ha giocato (e vinto) con la nazionale maggiore. Già stella in patria, ora il mondo si prepara a conoscere Gilberto Mora
Gilberto Rafael Mora Zambrano, segnatevi questo nome. O più semplicemente Gilberto Mora. In Italia e in Europa ancora forse non dirà niente, ma in Messico è già la nuova stella del calcio nazionale.
Già da più di un anno sta stupendo tutti in patria tra Club Tijuana, squadra d’appartenenza nella quale è cresciuto, e nazionale, con cui ha giocato e vinto la Gold Cup in estate.
Piccolo particolare, è nato nel 2008 e compirà 17 anni il prossimo 14 ottobre. Dopo essersi fatto conoscere in America, però, ora sta bussando anche alle porte del calcio internazionale, trascinando i suoi compagni al Mondiale Under 20.
Alla fine della fase a gironi, ha già segnato tre gol, portando il Tricolor al passaggio del turno, accedendo agli ottavi di finale contro i padroni di casa del Cile. Trequartista ancora esile e di bassa statura, la sua qualità gli basta già per giocare a qualsiasi livello gli sia capitato finora. Un numero 10 puro che qualcuno ha già paragonato a Iniesta.
Nonostante sia il terzo giocatore più giovane a essere sceso in campo in questo Mondiale, per Gilberto Mora giocare con l’Under 20 è come scendere in campo con ragazzi più giovani. Infatti, già dal 19 agosto di un anno fa, quando aveva 15 anni, 10 mesi e 5 giorni, è abituato a giocare nella Liga messicana, facendo spesso la differenza. Non a caso, nel giorno del suo esordio in prima squadra si è presentato con un assist, mentre due settimane dopo ha anche segnato, diventando il più giovane marcatore della storia del campionato, dopo 3 sole partite giocate. Un’ascesa che gli è valsa anche l’esordio con la nazionale maggiore messicana a inizio 2025, senza risentire minimamente del fatto di essere sempre il più giovane in campo.
Anzi, nello scorso mese di luglio si è preso anche un posto fisso nel centrocampo del Messico, giocando da titolare quarti, semifinale e finale della Gold Cup. Anche qui non è passato inosservato, con un assist decisivo per Raul Jimenez che è valso l’accesso alla finale con gli Stati Uniti, dove si è preso un altro record. Dopo essere diventato il più giovane debuttante di sempre con la nazionale messicana, è diventato anche il giocatore più giovane a laurearsi campione in una finale internazionale tra squadre non di club. Dimostrazione definitiva del suo talento purissimo già pronto ai più grandi palcoscenici, che però aspettava una vetrina per mettersi in luce anche agli occhi del mondo. E quale occasione migliore del Mondiale Under 20 in Cile?
Ciò che sta dimostrando con la nazionale Under 20 è esattamente ciò che ci si aspettava da un talento così cristallino. Contro giocatori più grandi di lui sta facendo vedere di essere di un’altra categoria e l’impatto che ha avuto è rispecchiato anche da quanto si legge nei tabellini a fine partita. Un assist all’esordio col Brasile, prima di salire completamente in cattedra contro Spagna e Marocco. Una doppietta nel 2-2 con gli iberici e il gol vittoria da dischetto contro il Marocco sono valsi il passaggio del turno in quello che era probabilmente il girone di ferro della competizione.
Il Brasile, un po’a sorpresa, torna così a casa, mentre lui è determinato a inseguire un’altra prestigiosa vittoria per il suo Paese, che sarebbe uno splendido regalo per i suoi 17 anni. Poi, nel mirino ci saranno anche i Mondiali, quelli coi grandi, del 2026, dove il Messico è qualificato di diritto in quanto Paesi ospitante. Lì avrà ancora di più le luci dei riflettori puntate addosso e chissà che non sia l’occasione per il salto in Europa, suo grande obiettivo.
A capire per primo che in lui c’era qualcosa di diverso fu Juan Carlos Osorio, ex allenatore del Club Tijuana che senza far troppo caso alla giovanissima età lo fece esordire nel calcio dei grandi. L’allenatore, come da lui stesso raccontato, si accorse delle sue doti in occasioni di alcune amichevoli con le giovanili del club: “Era ancora un bambino, ma quando l’ho visto mi ha ricordato subito Iniesta“. E ci aveva visto lungo, perché in quel metro e 68 centimetri di giocatore c’era qualcosa di speciale.
“Noi abbiamo contribuito alla sua crescita, ma il suo è un talento naturale, che ha dimostrato di essere alla pari con i migliori giovani europei. La Liga gli si addice perfettamente, è più tecnica che fisica. In futuro, a prescindere dal suo sviluppo fisiologico, avrà le carte in regola per giocare nei massimi campionati europei“. Per credere, basta vedere cosa sta facendo e cosa ancora potrebbe fare al Mondiale Under 20, dove si candida a una fase finale da protagonista. Ma forse potrebbe non volerci così tanto per vederlo davvero in Europa.
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